Comett, Erasmus, «YES per l'Europa»: tre parole ancora piuttosto misteriose per quanti non sono direttamente interessati dalla politica europea in materia di istruzione e di giovani. Si tratta infatti di tre nuovi programmi che, nella loro prima fase, coprono all'incirca il quadriennio 1987-1990. Durante questo periodo, decine di migliaia di studenti e di giovani saranno al centro di queste azioni.
La Comunità europea ha fissato oggi nuovi obiettivi. Figurano in primo piano la completa realizzazione di un grande mercato interno senza frontiere entro la fine del 1992. In questa prospettiva, è più che mai indispensabile valorizzare le risorse umane. L'istruzione e la formazione dei giovani, che vivranno e faranno vivere l'Europa di domani, devono costituire quindi una delle opzioni fondamentali nell'ambito della cooperazione comunitaria. Grazie ai programmi Comett, Erasmus e «YES per l'Europa» – che devono contribuire all'incremento della crescita, quindi dell'occupazione – e alla costruzione di un'Europa dei cittadini, si sta entrando in una nuova tappa.
Dei 320 milioni di abitanti della Comunità, 70 milioni sono scolari e studenti di grado superiore e 5 milioni circa appartengono al corpo insegnanti. Aggiungendo i genitori, si può calcolare che un europeo su due è interessato ai problemi dell'istruzione. Nonostante quest'importanza numerica, la politica dell'istruzione è una delle più recenti create dalla Comunità europea. Inesistente nei primi anni del «mercato comune» (1958-1972), ha conosciuto un certo sviluppo solamente dal 1973. Con il 1985, tuttavia, conosce un nuovo slancio, nell'ambito di una Comunità tesa maggiormente a realizzare l'Europa dei cittadini.
| Le tappe principali | |
| 1973 | in seno ai servizi della Commissione europea viene creata una direzione per l'istruzione |
| 1976 | il Consiglio dei ministri adotta un primo programma d'azione |
| 1980 | Eurydice, la rete di informazioni sulle diverse politiche dell'istruzione nei paese della Comunità, diventa operativa |
| 1985 | la Commissione europea presenta le prime proposte per i programmi Comett e Erasmus, seguite nel 1986 da una proposta relativa a «YES per l'Europa» |
Attuare una politica europea dell'istruzione si è rivelato un compito estremamente complesso. Ogni Stato membro è infatti caratterizzato da sistemi, strutture e metodi particolari. Nel rispetto della ricchezza rappresentata da tali diversità, la Comunità si sforza di trovare punti di convergenza. È evidente che la stessa pedagogia non può venir proposta a un piccolo scozzese e a un piccolo siciliano, ma entrambi devono terminare il loro ciclo di studi con un bagaglio di pari qualità, nella prospettiva della realizzazione del mercato unico per il 1992.
La Comunità europea si è quindi sforzata di orientare la propria azione nei seguenti settori:
- Corrispondenza fra i sistemi educativi: rete Eurydice, borse per visite di studio, formazione degli insegnanti.
- Insegnamento delle lingue straniere.
- Pari opportunità per ragazzi, per i figli dei lavoratori migranti, per i minorati, nonché lotta contro l'analfabetismo e gli insuccessi scolastici.
- Introduzione delle nuove tecnologie dell'informazione (Nti) nei sistemi scolastici.
- Cooperazione fra università e imprese per quanto riguarda la formazione alle nuove tecnologie (programma Comett).
- Mobilità degli studenti: programma Erasmus, cooperazione interuniversitaria e riconoscimento dei diplomi.
- Scambi fra giovani: programma di scambi fra giovani lavoratori e programma «YES per l'Europa». Per ognuno dei tre programmi presentati in questo opuscolo, verranno precisati le esperienze sulle quali si basa, gli obiettivi e le principali linee di azione.
Programma Comett
«Comett» non è il nome di un programma spaziale! Si tratta semplicemente delle iniziali di «Programma of the Community in Education and Training tor Technologies». Questo programma comunitario di istruzione e formazione in materia di tecnologia deve incoraggiare su scala europea la cooperazione fra università e imprese.
Comett è il risultato di una presa di coscienza: la Comunità europea ha compreso l'urgenza e l'importanza di migliorare la propria tecnologia per ritrovare una nuova forza concorrenziale. L'Europa è impegnata con determinazione sulla strada della ricerca scientifica e tecnica, ma questo non basta. Questo importante sforzo deve essere affiancato da una vigorosa politica di investimenti nello sviluppo delle risorse umane della Comunità. La rapida espansione delle nuove tecnologie richiede giovani e adulti con una miglior formazione e preparati ad affron
tare i mutamenti che incontreranno nel corso della loro carriera. Il know-how, una certa versatilità e lo spirito imprenditoriale sono qualità sempre più ricercate, senza le quali sarà impossibile per l'Europa rimanere competitiva, stimolare la crescita e creare nuove possibilità in materia di occupazione. Le università, purtroppo, non forniscono sufficientemente – in quantità e in qualità – le risorse umane di alto livello (ingegneri, tecnici specializzati, ecc.) richieste dalle nuove tecnologie e dalle aziende che le utilizzano. Questa carenza colpisce in modo particolare quando si confronta la situazione della Comunità con quella dei suoi più seri concorrenti, gli Stati Uniti e il Giappone. Inchieste recenti rivelano che, in vari settori, l'insufficienza di personale altamente qualificato appare oggi un problema ancora più grave della mancanza di crediti necessari al finanziamento di costi di sviluppo o di produzione.
Numerosi Stati membri in questi ultimi anni hanno attuato misure per abbinare un insegnamento interdisciplinare ad un'esperienza professionale. Sono state create varie forme di cooperazione.
«technological parks», società di mediazione università-industria, ecc. La maggior parte di tali esperienze, tuttavia, riguarda essenzialmente l'innovazione, la ricerca e lo sviluppo, le cui ripercussioni sulla formazione e la riqualificazione professionale sono soltanto indirette. D'altronde, il programma comunitario di ricerca Esprit sulle tecnologie dell'informazione ha aperto la strada ad una cooperazione tecnologica europea fra imprese e università. Si trattava di attuare un programma analogo nel settore della formazione avanzata. Il programma Comett risponde a questo bisogno.
Il programma Comett è stato approvato dal Consiglio dei ministri della Comunità il 24 luglio 1986. Varato nel gennaio 1987 dopo un anno di preparativi, la sua prima fase operativa si estende su un periodo di tre anni, dal 1987 al 1989, ed è dotata di un bilancio fissato inizialmente a 45 milioni di Ecu, di cui si prevede una rivalutazione per la fine del 1988. Questa prima fase riguarda cinque settori di azione, che richiedono l'attuazione di progetti diversi:
- Creazione di una rete di consorzi di formazione tra università e imprese (Cfui).
- Finanziamento di tirocini, che permettono agli studenti di lavorare in imprese di altri paese membri, e di borse che favoriscono gli scambi transnazionali di personale fra università e imprese.
- Realizzazione di progetti transnazionali di formazione continua, condotti congiuntamente da università e imprese.
- Messa a punto di sistemi di formazione sui vari mezzi di comunicazione, con particolare riferimento alla formazione degli istruttori e alle piccole e medie imprese.
- Scambi di informazioni e di esperienze e diffusione delle metodologie più avanzate.
I suoi obiettivi sono i seguenti:
- Favorire una sinergia fra il mondo accademico e il mondo imprenditoriale.
- Promuovere un'identità europea grazie a tirocini in aziende di altri paesi membri.
- Incoraggiare le economie di scala tramite l'organizzazione congiunta di nuovi programmi di formazione.
- Migliorare la formazione iniziale degli studenti e la formazione continua del personale qualificato e del quadro dirigenziale.
- Sviluppare il livello di formazione in relazione ai cambi amenti tecnologici e sociali.
- Intensificare e diversificare l'offerta di formazione a livello locale, regionale e nazionale.
- Utilizzare le possibilità offerte dalle nuove tecnologie di informazione e di comunicazione.
Nel 1987, anno del suo lancio, il programma Comett ha consentito alla Comunità di finanziarie 108 consorzi di formazione tra università e imprese, 1.067 tirocini transnazionali di studenti nelle aziende, 73 borse transnazionali di formazione per i dirigenti industriali e universitari, 136 progetti transnazionali di formazione continua e 62 iniziative multilaterali volte a sviluppare sistemi di formazione sui diversi mezzi di comunicazione. Gestito dalla Commissione europea, assistito da un comitato specializzato composto di rappresentanti degli Stati membri, il programma Comett si integra alle altre azioni avviate dalla Comunità nei settori dell'istruzione e della formazione, della ricerca e dello sviluppo, della cooperazione tecnologica: si tratta in particolare dei programmi Esprit, Brite, Race e Sprint e del piano di incentivazione delle cooperazioni e degli scambi scientifici. Il programma di ricerca-sviluppo Delta, riservato all'utilizzazione delle nuove tecnologie nell'insegnamento, assicurerà una stretta cooperazione.
Si prevede una seconda fase del programma per gli anni 1990-1992. Questa nuova tappa dovrà consolidare, intensificare e adattare le azioni già avviate, tenendo conto dell'esperienza acquisita.
Il rafforzamento della cooperazione università-imprese ridurrà gli ostacoli cui si trovano confrontate l'innovazione e l'applicazione delle nuove teconologie. La dimensione europea, invece, fornisce alla formazione l'elemento indispensabile per favorire lo sviluppo industriale e tecnologico di un'Europa solidale. Il programma Comett partecipa dunque direttamente alla realizzazione del grande mercato interno previsto per il 1992.
Programma Erasmus
Con l'adozione di Erasmus, programma destinato a favorire la mobilità degli studenti, la Comunità europea ha posto una pietra angolare nella costruzione dell'Europa dei cittadini. Erasmus (European Community Action Scheme for the Mobility of University Studentes) interessa 3.600 istituti di insegnamento superiore e circa 6 milioni di studenti; esso offre la possibilità ad alcuni di loro di effettuare parte degli studi in una università di un altro paese membro. In seno a una Comunità sempre più interdipendente, diventa sempre più necessario formare dei cittadini non soltanto competenti in una lingua diversa dalla propria, ma in grado altresì di comunicare e di cooperare con partner di altri paesi grazie a una migliore conoscenza delle strutture socioeconomiche dei loro vicini. Inoltre, in un mondo sempre più competitivo, è d'importanza vitale rendersi conto della necessità di una maggiore cooperazione con partner europei. Incoraggiare un tale spirito tra gli studenti è uno dei mezzi migliori per far sì che le future generazioni di dirigenti considerino la collaborazione con imprese di altri paesi della Comunità una linea di azione naturale e positiva, anziché una fonte potenziale di rischi e pericoli. Paradossalmente, oggi gli studenti europei sono relativamente meno mobili di cinque secoli fa, all'epoca di Erasmo. Attualmente, la percentuale di studenti iscritti in una università di un altro paese membro è ben lontana dall'1%! Era quindi urgente riallacciarsi ad un'antica tradizione incoraggiando gli scambi fra studenti e la cooperazione fra le università europee.
Il programma Erasmus si ripropone quindi di:
- Aumentare considerevolmente il numero di studenti che effettuano un periodo integrato di studi in un altro paese della Comunità, affinché l'Europa possa disporre di dirigenti con un'esperienza diretta della vita socioeconomica di altri paesi membri.
- Incoraggiare una vasta e approfondita cooperazione fra le università dei paesi membri della Comunità.
- Valorizzare il potenziale intellettuale delle università grazie alla maggior mobilità degli studenti e del corpo insegnanti.
- Intensificare le relazioni fra i cittadini dei vari paesi membri al fine di consolidare l'idea di un'Europa dei cittadini.
Erasmus subentra alle numerose esperienze condotte durante la fase pilota di cooperazione universitaria, iniziata nel 1976. Di questo periodo ricorderemo in particolare i «programmi comuni di studi», che hanno ottenuto notevoli risultati, ma il cui impatto quantitativo è stato molto limitato dalla ristrettezza dei mezzi di bilancio.
Adottato il 15 giugno 1987 dopo un negoziato lungo e difficile, il programma Erasmus ha ricevuto una modesta dotazione di 85 milioni di Ecu per il primo triennio (luglio 1987-giugno 1990), suddiviso nel modo seguente: 1O milioni di nel primo anno, 30 milioni nel secondo e 45 milioni nel terzo. Durante il terzo anno, la quota destinata alle borse per la mobilità degli studenti rappresenterà il doppio di quella riservata alle altre azioni. Il bilancio globale è indubbiamente modesto in rapporto alla proposta iniziale della Commissione (175 milioni di Ecu), ma si tratta di un programma permanente e la ripartizione della dotazione è in fase ascendente, il che è di buon auspicio per il dopo 1990.
L'attuazione del programma è affidata alla Commissione europea, la quale è assistita da un comitato composto di due rappresentanti per Stato membro, di cui almeno uno proveniente dall'ambiente universitario. Le borse di mobilità sono gestite dagli stati stessi, per una maggior decentralizzazione e semplificazione della realizzazione del programma.
Per incoraggiare la mobilità studentesca, sono state tracciate quattro linee di azione:
- Attuazione di una rete europea di cooperazione universitari: le università partecipanti concludono accordi per scambi di studenti e docenti e stabiliscono assieme programmi didattici comuni. La Comunità europea accorda ad ogni istituto partecipante un aiuto annuo dell'importo medio di 10.000 Ecu (che può raggiungere al massimo i 25.000 Ecu).
- Borse concesse a studenti che seguono un periodo di studi per almeno un trimestre in un altro paese membro. Per avervi diritto, è necessario che il periodo di studi trascorso all'estero si svolga dopo il primo anno d'insegnamento superiore e sia riconosciuto dall'università di origine. L'importo medio annuale della borsa è di 2.000 Ecu (con un massimo di 5.000 Ecu) e copre e spese derivanti dallo spo- stamento (spese di viaggio, diverso costo della vita, preparazione linguistica, ecc.).
- Misure complementari: sostegno alle associazioni universitari; organizzazione di corsi intensivi; finanziamento di pubblicazioni (Guida dello studente, ecc.); attribuzione annuale di un premio Erasmus ha permesso il finanziamento di 398 programmi di cooperazione interuniversitaria che hanno interessato oltre 850 istituti d'insegnamento superiore, di 1.138 visite di studio per docenti e di 3.000 borse di mobilità a favore di studenti che partecipavano ai programmi. Dal 1987 al 1990, almeno 25.000 studenti europei beneficeranno del programma Erasmus.
Nel 1987, primo anno della sua esistenza, il programma Erasmus e circa 1.700 istituti di insegnamento superiore (ossia circa uno su due!) riceveranno un aiuto finanziario che consentirà loro di elaborare programmi di scambio. Il programma Erasmus si rivolge dunque direttamente al cittadino europeo.
Il borsista Erasmus gode inoltre dei vantaggi seguenti:
- L'università di accoglienza non impone tasse di iscrizione in quanto il borsista continua a corrispondere eventualmente questa tassa all'università del paese di origine.
- Il borsista Erasmus già titolare di una borsa completa nel suo paese di origine continua a beneficiare durante il periodo di studi nell'università ospite.
- La promozione del riconoscimento accademico dei diplomi e dei periodi di studio trascorsi all'estero. Ricordiamo, fra le altre misure previste:
- Lo sviluppo di un sistema europeo di unità capitalizzabili: un gruppo di università è chiamato a partecipare a un progetto pilota volto a creare un sistema di crediti accademici trasferibili in tutta la Comunità (ECTS).
- L'ulteriore sviluppo della rete comunitaria dei centri nazionali di informazione sul riconoscimento accademico dei diplomi e dei periodi di studio (NARIC).
YES per l'Europa
Dopo Comett e Erasmus, che interessano gli studenti dell'insegnamento di grado superiore, ecco un programma aperto, invece, a tutti i giovani europei.
Si chiama «YES (Youth Exchange Scheme) per l'Europa» per quanto alcuni propongano «Gioventù per l'Europa».
Questo progetto molto ambizioso, che i ministri stanno tuttora discutendo, deve incoraggiare l'aumento degli scambi di giovani in tutta la Comunità europea.
I giovani di oggi saranno e faranno l'Europa di domani. Tenuto conto di questa evidenza, la Comunità non deve esitare ad investire nei suoi giovani, in particolare dando loro l'occasione di incontrarsi. Gli scambi di giovani, infatti, svolgono un ruolo determinante nell'ambito degli sforzi attuali per sensibilizzare la coscienza e la solidarietà europee e per creare un'Europa dei cittadini. Tali scambi, d'altronde, sono in rapporto diretto con gli obiettivi economici, sociali e culturali della Comunità, che si tratti di abolire gli ostacoli alla libera circolazione delle persone o di preparare i giovani alla vita attiva. Questi scambi in seno alla Comunità europea permettono ai giovani di:
- Familiarizzarsi con la vita socioeconomica e culturale di altri paesi membri.
- Imparare a comunicare con persone di culture diverse.
- Prendere coscienza degli interessi che condividono con i giovani di altri paesi.
- Avvertire più profondamente, rafforzandola, l'identità europea.
Fin dai primi anni di esistenza della Comunità, i responsabili europei si erano resi conto dell'importanza degli scambi fra giovani per il futuro dell'Europa. Dal 1963, il programma si è sviluppato: attualmente 3.000 giovani lavoratori fra i 18 e i 28 anni possono, ogni anno, ottenere delle borse per seguire un tirocinio professionale in un altro paese della Comunità. Questo programma, abbinato in origine al principio della libera circolazione dei lavoratori, inizialmente mirava a vincere la naturale reticenza dei giovani ad allontanarsi dal proprio ambiente. In seguito, altri obiettivi si sono rivelati prioritari: miglioramento della formazione professionale, sviluppo della personalità dei partecipanti, stimolazione dei contatti personali oltre le frontiere, formazione alle realtà europee, ecc.
Questo programma di scambi fra giovani lavoratori si inserisce fra le numerose iniziative comunitarie a favore dei giovani:
- Progetti pilota per facilitare la transizione fra la scolarità e la vita attiva.
- Azioni per migliorare e rendere più moderna la formazione professionale.
- Interventi del Fondo sociale europeo, che consacra i tre quarti del suo bilancio alla formazione professionale e ad aiuti per l'inserimento professionale di giovani al di sotto dei 25 anni.
Sul piano degli scambi, restava da fare un grande passo affinché i giovani di tutti i paesi membri e di tutte le regioni potessero incontrare altri giovani nella Comunità, ospitandoli oppure rendendo loro visita. «YES per l'Europa» ha il compito di realizzare questa nuova tappa. Programma, la cui durata iniziale prevista è di tre anni (1988-1990), che dovrebbe essere dotato di un bilancio di 30 milioni di Ecu e dovrebbe consentire a 80.000 giovani fra i 15 e i 25 anni di soggiornare per almeno una settimana in un altro paese membro, in modo da potersi immergere nelle realtà economiche, sociali e culturali del paese visitato.
Si prevede che 1'80% della dotazione del programma verrà riservato al finanziamento diretto degli scambi fra giovani. Gestiti da organi competenti designati da ogni Stato membro, gli scambi, che godranno di un sussidio prioritario, devono:
- Riunire giovani di vari ambienti sociali, economici e culturali.
- Interessare regioni della Comunità fra le quali gli scambi fra giovani sono poco sviluppati.
- Sensibilizzare i giovani alla dimensione europea.
- Per gli scambi più lunghi, sono prioritari i contatti multilaterali per la preparazione o la realizzazione di un progetto d'interesse comunitario. Gli Stati membri devono garantire che i giovani che partecipano a tali scambi non perdano i loro diritti sociali.
Il programma «YES per l'Europa» deve quindi fornire il quadro richiesto per imprimere un nuovo slancio agli scambi fra i giovani attraverso l'insieme della Comunità Europea. Deve apportare una nuova linfa a tutte le azioni comunitarie a favore dei giovani e completare le misure già attuate nei settori dell'istruzione, della formazione professionale e dell'occupazione.
In un periodo di massiccia disoccupazione giovanile, la credibilità della Comunità presso molti giovani dipenderà non solo dal modo in cui essa cercherà di risolvere i loro problemi economici e sociali immediati, ma altresì dall'impegno che così facendo dimostrerà di prendere a favore dei giovani in quanto cittadini d'Europa.
Gli obiettivi di YES
Gli obiettivi del programma sono molteplici:
- Aumentare sensibilmente il numero di scambi di giovani in tutta la Comunità.
- Riequilibrare gli scambi a vantaggio delle regioni sfavorite.
- Migliorare la qualità degli scambi tramite una migliore preparazione.
- Limitare gli ostacoli finanziari e sopprimere gli ostacoli giuridici e amministrativi che spesso impediscono l'organizzazione degli scambi.
- Strutturare legami associativi permanenti fra giovani, o gruppi di giovani, di vari paesi membri.
Il programma prevede inoltre:
- Il finanziamento di scambi di giovani preparati da organizzazioni non governative europee o nel quadro di programmi di formazione professionale.
- Un sostegno alle attività promozionali delle agenzie nazionali per il coordinamento degli scambi.
- Una serie di misure complementari, quali lo sviluppo dello cooperazione fra le agenzie di coordinamento, l'organizzazione di scambi di informazioni e di esperienze, la creazione di una documentazione europea, l'eliminazione degli ostacoli giuridici e amministrativi alla mobilità.

























































