I lavori delle commissioni di studio
Le istituzioni europee
Dal lavoro della commissione è emerso che l'Atto Unico se nella forma non risponde pienamente alle esigenze ed alle proposte dei giovani democristiani tuttavia nel contenuto non è completamente discordante dagli obiettivi che quest'ultimo si è posto. Si è affermata quindi la necessità di sfruttare sia pur a breve tempo tutte le possibilità offerte dall'Atto Unico.
Per quanto riguarda la riforma del Parlamento europeo il dibattito ha fornito diversi spunti: il modello federalista con una camera che rap-. presenti i popoli e con una che rappresenti i governi con la necessità di incontro delle volontà per poter legiferare sul modello statunitense oppure un'Assemblea con poteri legislativi affiancata da un organo di controllo a nomina statale.
Sulla base di quanto emerso dal dibattito verrà elaborato un documento conclusivo.
Le problematiche sociali
Il processo che porta le istituzioni europee verso il 1992 e l'integrazione di mercati deve anche essere una occasione di speranza, un passo nella costruzione di società equilibrata dove lo sviluppo sociale ed economico vanno di pari passo.
Il superamento delle barriere non può essere solo uno strumento per l'Europa dell'economia e della finanza, per «l'Europa dei ricchi», deve anche essere un momento di ripresa forte della solidarietà, della lunga battaglia per una società di uguali.
Le istituzioni italiane ed europee devono recuperare le loro guide nei confronti della società e affrontare temi quali l'istruzione e la formazione professionale (porta di accesso allo sviluppo) il mercato del lavoro, afflitto dai più di 1O milioni di disoccupati europei, la qualità della vita, soprattutto nei grandi agglomerati urbani dove
maggiore è l'emarginazione. Solo così, noi crediamo, avrà senso parlare di Europa dei popoli e la costruzione dell'unione perderà l'immagine, persistente agli occhi di molti, di fatto puramente economico.
Grande attenzione deve perciò essere posta alla politica nei confronti della famiglia, con agevolazioni ed aiuti per coloro che hanno un componente sfortunato (vecchi, handicappati, disoccupati ecc.).
La politica estera Cee
Nel dibattito tenutosi in seno alla Commissione di studio per la Politica Estera presieduta da Sergio Zanchi sul progetto di documento presentato da Lapo Pistelli sono emerse una serie di considerazioni sui cambiamenti che stanno interessando gli equilibri politici internazionali e sul ruolo che riveste l'Europa in questo quadro. Riconosciuta la necessità per quest'ultima di porsi come terzo polo emergente di fronte alla ormai sorpassata realtà bipolare, si sottolinea la necessità di innovare gli strumenti di intervento in campo internazionale dato il mutamento che sta interessando attualmente gli antichi schemi della politica estera. Crollate le distinzioni tradizionali tra destra e sinistra e tra falchi e colombe anche negli atteggiamenti esterni, si è creduto di identificare l'awenimento caratterizzante la nostra epoca in due grandi sfide che interessano attualmente entrambe le Superpotenze:
- la frammentazione che minaccia i due Imperi sia per cause etniche che demografiche;
- le conseguenze dirette dell'ingresso dei «giganti» asiatici sulla scena mondiale.
Considerata ormai superata la dimensione statuale, gli Stati europei sono costretti a dar vita ad una politica estera comune che permetta loro di porsi come soggetto unico di fronte alla contrattazione dei Grandi in una redistribuzione delle responsabilità in Europa. Sono emerse nel corso del dibattito serie preoccupazioni sui problemi che si pongono a livello europeo nel campo della criminalità organizzata, della immigrazione proveniente dal Terzo Mondo, degli scambi culturali da intraprendersi con i diversi nuclei di Paesi. A tal proposito si è sollecitato, pur non inserendolo nel documento, la proroga della legge 943 che permetta agli stranieri presenti in Italia di regolare la loro posizione. Si è sollevato il problema di una legislazione comune nel settore della tutela ambientale e del rispetto e della tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, specialmente per quanto concerne le gravi violazioni che continuano a vedere come protagonisti i paesi membri della Cee. Si è riflettuto sui problemi che si verranno a creare con l'abbattimento delle frontiere che vedranno un'Europa divisa tra chi ha saputo organizzarsi a livello economico ed industriale e chi invece non è riuscito per vari motivi in questo intento e si è parlato pertanto di istituzionalizzare i meccanismi di redistribuzione delle risorse. Serie preoccupazioni sono sorte sulla questione del commercio delle armi e su una possibile riconversione, da una parte, e un meccanismo di controlli che contribuisca a renderlo più trasparente, dall'altra. Si è voluto sottolineare inoltre il fatto che è necessario, dar vita ad una classe dirigente europea che sia realmente impegnata e sensibile nei confronti dei problemi che si pongono. Relativamente poi alla questione dei rapporti con il blocco europeo orientale, si è sollecitata una presa di posizione più precisa sulla questione delle due Germanie e sul superamento di una realtà ormai espressione di una logica di guerra fredda in fase di superamento, adesso che l'unificazione politica europea può rendere realmente definitivo uno stato di cose fondato su una innaturale divisione dell'Europa. Ci sono state nel corso della discussione espressioni di timore nei confronti del nuovo corso che sta interessando l'Urss di Gorbaciov, anche se controbattute da uno spirito di fiducia e di sollecitazione nei confronti di mutamenti dai quali non possiamo che tram vantaggi sia a livello economico che politicostrategico.
Telecomunicazioni e futuro
La nostra commissione di stu- di, pur affrontando i problemi delle telecomunicazioni in generale (trasmissione dati in tempo reale, telematica, radiantismo ed altro), ha preferito incentrare la sua attenzione solamente su un aspetto delle comunicazioni: la comunicazione di massa, con particolare riferimento al mezzo televisivo. Questa scelta è stata motivata dalla crescente importanza della televisione e del suo messaggio nella società, messaggio sì informativo ma soprattutto culturale. Il 1992 sarà un'occasione unica per superare la concorrenza tra Nazioni Europee e per unificare gli sforzi al fine di creare, o meglio ricreare e compattare, una cultura europea e restituire all'Europa quella posizione etica e culturale primaria che è stata culla del mondo intero.
Non sarà possibile creare un'Europa unita se agli sforzi degli uomini politici e dei tecnici di vertice non si aggiungono salde convinzioni diffuse tra larghi strati della base popolare.
Ma chi può oggi agire sulla base se non i mass-media ed i mezzi di comunicazione televisiva che, informando, illuminano, spiegano, chiariscono e convincono? Da qui nasce l'esigenza di tutelare l'utente per permettergli di ricevere informazioni e tutto ciò che un servizio televisivo può erogare, in maniera corretta e trasparente.
A questo proposito va riproposto con forza l'obiettivo di eliminare le pubblicità, gli spettacoli ed a volte persino le informazioni violente e dannose indirizzate non solo ad un pubblico adulto ma soprattutto a quello infantile.
La televisione, oltre al sempre più concentrato potere di pressione politica riconosciuto ai mezzi di comunicazione, propone senza alcun controllo e sempre più spesso, con l'unico obiettivo di perseguire fini economici, produzioni di dubbio valore culturale e sociale. È appunto per tentare di frenare questa incontrollata corsa che noi chiediamo un codice di regolamentazione per quanto riguarda il servizio televisivo, regolamentazione a livello di Comunità europea e non solo di singoli Stati. È inutile infatti limitare un certo tipo di produzione alla emittente nazionale quando, grazie allo sviluppo tecnologico delle telecomunicazioni, possiamo essere raggiunti da segnali televisivi provenienti da altre nazioni, i cui contenuti sono proprio quelli vietati da un eventuale nostro codice di regolamentazione: è utile invece fissare dei «principi guida» che favoriscano la crescita culturale e la pace sociale.
Riassumendo quanto sopra esposto, si possono definire i seguenti punti:
- costituzione di un polo europeo di produzione con struttura pubblica e gestita con fini privatistici, per restituire concorrenzialità ed una produzione unificata con conseguente abbattimento dei costi.
- creazione di un codice di regolamentazione europeo
- per l'utilizzo dell'etere
- per la tutela dell'utente, con il chiaro intento di evitare la degenerazione sociale dovuta alle rincorse quantitative: occorre elevare la qualità dei servizi radiotelevisivi in modo da tutelare e così elevare la qualità dell'utenza, per costruire una società europea fondata su valori concreti.
- costituzione di un centro permanente europeo di studi sulle comunicazioni di massa.
Vorremmo affidare questo nostro documento ad una Commissione di studi del Parlamento europeo, perché si faccia promotrice di un progetto sulle telecomunicazioni, il cui fulcro nasca dalla organizzazione comune che auspichiamo porti alla massimizzazione dello sviluppo economico e sociale europeo.






















































