Rispondendo molto volentieri al desiderio che ci è stato manifestato in vostro nome, siamo lieti di accogliervi qui oggi, diletti Figli, venuti per partecipare alla riunione del «Comitato d'Intesa delle Organizzazioni sindacali e professionali dei giovani agricoltori dei Paesi della Comunità economica europea».
Nel corso delle giornate di studio romane, voi avete udito dotte relazioni su «il lavoro dell'agricoltore in Europa oggi e domani», su «l'armonizzazione dei regimi sociali in agricoltura», su «i giovani agricoltori e la fame nel mondo». Quest'ultimo punto del vostro programma ha attirato particolarmente la nostra attenzione, perché anche noi abbiamo appena attentamente studiato i problemi dei Paesi in via di sviluppo e pubblicato in proposito una enciclica, la cui eco è senz'alcun dubbio pervenuta anche a voi. Può darsi anche che vi siate stupiti che una società di carattere spirituale, come la Chiesa, porti tanto interessamento a questioni temporali come la fame nel mondo. Ma voi ben sapete che spirituale e temporale sono intimamente legati e che la Chiesa ha coscienza del suo «dovere di mettersi al servizio degli uomini», per «aiutarli a raggiungere la loro piana fioritura» individuale e comunitaria.
«In questa svolta della storia dell'umanità», essa ha creduto di dover esortare non soltanto i suoi figli, ma tutti i credenti e tutti gli uomini di 'buona volontà a prendere coscienza della condizione dolorosa e drammatica di tanti popoli sofferenti. Essa indirizza il suo incalzante messaggio ai più favoriti e domanda loro «molta generosità, numerosi sacrifici e uno sforzo incessante», per far regnare la giustizia e la carità non più solamente tra le famiglie e le classi sociali, ma fra tutti i popoli.
Vedendovi dinanzi a noi, voi che rappresentate una parte qualificata dei giovani agricoltori europei, non possiamo fare a meno di pensare a quanto le vostre magnifiche energie possono, e dunque si faranno un dovere di apportare al successo di tale grande impresa, da cui dipendono in così larga misura la prosperità a la pace del mondo.
Il dramma dei popoli meno favoriti si pone infatti principalmente nel vostro specifico campo: il campo agricolo. Si fornisca loro l'attrezzatura di base necessaria, si insegnino loro le moderne tecniche del settore, li si metta in grado di provvedere da sé soli a mettere in valore terre e colture: e si dischiude per essi l'aurora di una vita migliore, la certezza di un possibile progresso, l'accesso allo sviluppo, a una vita non più misera e incerta, ma umana e degna di essere vissuta. Poiché senza un minimo materiale assicurato, quale speranza si aprirebbe mai per essi verso i beni dello spirito e verso l'accesso al patrimonio culturale dell'umanità?
Questo ci ha spinto, diletti Figli, a lanciare l'appello a tutti i responsabili, come all'opinione pubblica del mondo intero, e a rivolgerci più particolarmente ai giovani. Pertanto di tutto cuore noi lo indirizziamo ancora a voi, dato che la Provvidenza ce ne offre l'occasione. Possiate fargli buona accoglienza e trovare nella vostra buona volontà e nella vostra ingegnosità i mezzi di tradurlo nei fatti. Voi avrete così contribuito al successo di tale «azione concertata» urgente e necessaria in favore dei vostri fratelli e della pace del mondo. Colui che scruta i cuori e conosce tutti e singoli i nostri pensieri vi ricompenserà. Invocando la sua protezione onnipotente su di voi, sulle vostre famiglie e sulle vostre patrie – senza dimenticare i benemeriti organizzatori delle vostre giornate di studio romane presso la FAO –, accordiamo a voi tutti di gran cuore la nostra apostolica benedizione.



















































