I nostri errori, i loro drammi
Stiamo assistendo in questi tempi ad una ripresa del dibattito sui temi dello sviluppo dei paesi del terzo mondo e della lotta alla fame.
Nostro modesto compito è di inserirsi nel dibattito sulle nuove politiche da seguire nei confronti dei paesi in via di sviluppo.
È utile. anche schematicamente, cercare di analizzare le cause storiche, ed economiche della dipendenza dei PVS nei confronti dei paesi industrializzati.
Quando ci riferiamo al Terzo Mondo intendiamo un gruppo di nazioni, che non fanno parte dei paesi industrializzati (il cosiddetto «Primo Mondo»), che possiamo localizzare essenzialmente in Africa. America Latina e Asia.
Il denominatore comune di questi paesi è la provenienza coloniale: per le ex colonie il sottosviluppo è la risultante di un lungo processo storico nel quale la denominazione ha giocato, e continua a giocare. un ruolo preponderante comportandone lo sfruttamento sia a livello della produzione che degli scambi, frenandone lo sviluppo ed assoggettandone le economie alle esigenze dei paesi capitalisti.
Diversi sono stati nella storia gli strumenti di dominio. Ad esempio in America Latina si è passati dalla schiavitù alla «encomienda» (con cui si affidavano gli indigeni agli spagnoli, che non divenivano proprietari delle loro persone ma erano autorizzati ad esigere da loro tributi in servizi, ecc.); e da quest'ultima al «repartimento» fino ai primi decenni del secolo XVII e all'«Hacienda».
Con il sistema della piantagione, poi, si giunge ad una più agguerrita espansione coloniale. Infatti si combinarono per lo sfruttamento delle terre del ‘nuovo Mondo’ tre elementi distinti: il lavoro salariato o dello schiavo, il capitale del commerciante europeo, e l'attività direttiva del piantatore.
Con lo sviluppo del commercio le piantagioni si procurano i canali per lo smercio dei prodotti, ma anche per i crediti per ottenere i salariati, gli schiavi ecc. Poi vennero il dominio della grande oligarchia latifondista fino all'imperialismo delle multinazionali. Si possono portare mille esempi di come il dominio economico di quest'anno si tramuti poi, per logica, in dominio politico. Tra i tanti si possono citare, pur con diversa intensità, i casi del Brasile, del Cile e del Guatemala (in cui opera la potente multinazionale agricola statunitense United Fruits Company. La Compagnia è ostile alla riforma agraria che la vedrebbe privata di vaste estensioni di terreno.
In Asia il sottosviluppo ha addirittura cause epocali (in prevalenza culturali). Mentre durante il Medioevo l'Europa assisteva ad un risveglio culturale, il continente asiatico subiva invece fenomeni che lo convinsero a chiudersi in se stesso: le grandi religioni del continente, decisamente statiche, imponevano caste chiuse e rigide gerarchie sociali e familiari.
Analizzato così, per sommi capi, il quadro storico fa emergere una prima considerazione (abbastanza ovvia del resto): fino a che i paesi del terzo mondo non romperanno la gabbia della dipendenza economica, l'indipendenza politica altro non produrrà che frustrazione, risentimenti e tensioni etniche.
Può servire ora cercare di analizzare, senza pretese di completezza, le disuguaglianze del sistema economico internazionale.
L'economista Siro Lombardini, in un articolo ancora attuale apparso sulla rivista «Concilium» n. 10/1980 dal titolo «Le disuguaglianze del sistema economico internazionale», individua cinque meccanismi che originano sfruttamento.
Una prima forma specifica di sfruttamento si verifica in conseguenza dello stabilirsi di situazioni monopolistiche nei paesi industrializzati che sono quindi in grado di offrire alcuni loro prodotti sul mercato mondiale a prezzi superiori ai costi, in cambio di prodotti che i paesi del terzo mondo debbano offrire in mercati concorrenziali e che quindi sono venduti a prezzi uguali ai costi.
Una seconda forma di sfruttamento si verifica in conseguenza dei bassi livelli salariali che si registrano nei paesi del terzo mondo.
Quindi il primo meccanismo riguarda la formazione dei prezzi e dei salari. Il secondo momento di sfruttamento si ha nei meccanismi che regolano la destinazione degli investimenti. Il terzo meccanismo av iene attraverso i flussi finanziari: «I paesi del terzo mondo non sono in grado di raggiungere l'equilibrio-della bilancia commerciale: quello della bilancia dei pagamenti avviene grazie ai prestiti concessi nelle varie forme dai paesi industrializzati». Ciò significa che il terzo mondo dovrà produrre beni destinati all'esportazione per pagare gli interessi sui prestiti contratti, aumentando così la dipendenza con i paesi industrializzati. (gli altri meccanismi si attuano attraverso: l'esportazione di imprese e l'attivazione di industrializzazione locale, subordinati alle strategie delle multinazionali e infine, l'esportazione delle tecnologie e dei modelli culturali elaborati dall'occidente.
Da parte nostra aggiungiamo un sesto fattore di sfruttamento: le armi. I paesi del terzo mondo assorbono infatti il 75% degli acquisti mondiali delle armi.
In un quadro come quello delineato, occorre fare un radicale cambiamento di strategia sullo sviluppo e la cooperazione. La CEE qualcosa ha fatto sulla strada giusta ma occorre proporre dei valori culturali e politici, nuovi, che possono essere riassunti in un concetto: «contratto di solidarietà». Cosa significa? È A. Tèvoèdjrè (nel suo libro «La povertà ricchezza dei poveri») che lo spiega; Quale solidarietà? (...) la solidarietà organica, basata sulla differenza, risposte alle aspirazioni creative di ciascuno ed ai veri bisogni di tutti (...) potrà essere un contratto di solidarietà solo se risponde alle esigenze;
- della solidarietà dei bisogni di base delle popolazioni interessate all'accordo;
- dall'adozione del principio del negoziato e del mutuo accordo, fuori da ogni forma di dipendenza commerciale e finanziaria. Solidarietà fra partner riconosciuti nella propria personalità e sicuri delle contraddizioni economiche, politiche e culturali in cui dovrà operare la loro personalità responsabile».



















































