I dodici nell'agricoltura
Gli estensori dei Trattati comunitari che miravano a creare con essi i presupposti di una inevitabile unione politica degli Stati membri, sarebbero sorpresi se potessero vedere quale rilievo ha via via assunto, sul piano dell'integrazione, la politica agricola comune. I regolamenti comunitari, che sono le leggi delle Comunità e che si applicano immediatamente senza necessari interventi statali a tutti i cittadini e all'intero territorio comunitario, ammontano a più di 4.000 all'anno, di cui la gran parte, di tipo esecutivo, è emanata per fissare prelievi (dazi mobili) o restituzioni (aiuti) all'esportazione di prodotti agricoli. Ma anche fra gli atti comunitari maggiormente significativi, i regolamenti agricoli rappresentano, sia per quantità che per incidenza nel settore, l'aspetto più importante dell'attività legislativa comunitaria.
Il Trattato Cee regola in modo eccezionale l'agricoltura ed il mercato dei prodotti agricoli, riconoscendo la grande frammentazione del sistema di imprese agricole, la rilevanza della famiglia coltivatrice e la necessità di tutelare i produttori con un sistema di prezzi minimi garantiti, più elevati di quelli praticati in molti altri Stati del mondo, che impediscono fenomeni di grave speculazione sulla pelle degli agricoltori.
I prezzi remunerativi garantiti hanno dato origine a sovrapproduzioni, che non si sono certo realizzate in Italia, paese povero di terre fertili ed assolato, ma piuttosto nel nord Europa, ove le abbondanti pioggia, che un tempo provocavano danni irrimediabili ai cereali causando l'insorgere di funghi micidiali, oggi sono invece solo benefiche – in generale – poiché i presidi chimici moderni permettono di bloccare l'infestazione micotica; da ciò molte delle eccedenze.
Un delicato equilibrio
Sarebbe probabilmente facile eliminare i surplus, e le conseguenti enormi spese sostenute per esportarli con aiuti (restituzioni) forniti dalle casse comunitarie, per mettere gli operatori in condizione di competere con i bassi prezzi del mercato mondiale (per altro del tutto artificiale, poiché anche gli altri grandi esportatori di derrate agricole sowenzionano con aiuti le esportazioni; da questo fatto l'inevitabile litigio CeeUsa, ove i secondi, che finanziano a piene mani il loro export, accusano la Cee di farlo ancora di più, dando l'impressione di comportarsi come il lupo con l'agnello nella celebre favola). Occorrebbe orientare le produzioni – fornendo adeguati sostegni – verso il legno e i semi oleosi, di cui l'Europa comunitaria è fortissimamente deficitaria, pèr riequilibrare il mercato, ridurre sensibilmente le esportazioni sowenzionate e le importazioni dei prodotti di cui necessitiamo, ottenendo inoltre un habitat migliore quale le foreste garantiscono.
Se ciò non si fa è perché le Comunità sono una Federazione incompiuta, ancora bloccata dagli egoismi e dalle miopie nazionali; non si è dunque, nonostante il sorprendente affermarsi di un formidabile fenomeno unificante quale è quello dato dal diritto comunitario, arrivati a realizzare ciò che speravano Spaak, Adenauer, Schuman e De Gasperi, e cioè l'unità politica europea, e ciò malgrado l'elezione del Parlamento europeo a suffragio diretto e le proposte federalistiche o quasi di quest'ultimo, sfociate nel ben più modesto Atto unico europeo, trattato che ha certo allargato la competenza delle Comunità – soprattutto, tra l'altro, per quanto riguarda l'agricoltura, in materia ambientale, le cui regole devono essere applicate nel realizzare la politica agricola comune – ma che di fatto ha allontanato ancora il momento sperato dell'unità.
Le Comunità, e la Cee in particolare, sono oggi in una fase nella quale o si procede oltre verso traguardi ben più ambiziosi del Mercato unico – che tra l'altro per l'agricoltura esiste già da tempo – o si rischia di veder dequalificare il sistema a mera zona di integrazione economica a libero scambio, sempre soggetta ad improvvise crisi determinate da difficoltà monetarie e più generalmente economiche di uno o più Statimembri.
Agricoltori in prepensionamento
La Cee è, nel settore agricolo, oltre che l'istituzione che sorregge i mercati, l'erogatrice di aiuti strutturali – diretti cioè a favorire i produttori – che oggi sono orientati ad agevolare il prepensionamento degli agricoltori e loro coadiuvanti (reg. 1096/88), l'esecuzione dei piani aziendali di miglioramento materiale, la riduzione delle superfici coltivate, la forestazione, l'estensivizzazione delle produzioni, l'orientamento verso le coltivazioni biologiche e la creazione di servizi sostitutivi per le aziende (reg. 797/85 modificato dal reg. 1760/87 e, da ultimo, dal reg. 1094/88). Non v'è chi non comprenda che molte di queste azioni – nelle quali l'intervento finanziario comunitario dev'essere accompagnato da quello nazionale owero è assente, essendo tutto a carico degli Stati – sono di scarso interesse per l'Italia, forte importatrice di derrate agricole e quindi poco propensa a spendere per favorire, ad esempio, l'abbandono delle coltivazioni.
Più interessante può apparire il complesso di disposizioni che agevolano la formazione di Associazioni di produttori agricoli (reg. 1360/78 modificato dal reg. 1760/87), attraverso le quali la Cee mira – relativamente all'Italia – a favorire il rafforzamento del potere contrattuale degli agricoltori nella vendita dei loro prodotti attraverso loro unioni ed il conferimento ad esse di poteri assai rilevanti per controllare l'offerta; tali poteri, per altro, risultano assai poco usati, così come le Associazioni appaiono sovente molto deboli, anche per una loro eccessiva politicizzazione, a detrimento dell'efficienza.
Nelle mani dei giovani
È dunque opportuno che i giovani – e non solo loro – agiscano per riaffermare l'idea europea dei grandi politici del primo dopoguerra, per far sì che gli Stati membri – che dei sei originari sono diventati dodici – procedano con più lungimiranza e coraggio, anche a costo di ridursi (provvisoriamente, io credo) di numero, verso il loro annullamento nella preminente realtà degli Stati uniti d'Europa, che avrebbero una potenzialità intellettuale ed economica tale da riportare in primo piano, nella politica mondiale, il vecchio continente, reso, si spera, più saggio ed equilibrato dalla storia delle due divisioni e più pacifico dal ricordo delle guerre che per secoli lo hanno percorso.




















































