Fare politica sotto "la cupola rossa"
Il congresso provinciale del Mgdc di Bologna non si è fermato ad un semplice rinnovo cariche.
Tema del congresso è stato «Rilanciare l'idea cattolicodemocratica per servire la crescita solidale della nostra società». In questa sede si è cercato, attraverso un vivace e costruttivo dibattito, di approfondire i temi che più da vicino investono il mondo giovanile.
Da ormai molti anni esiste uno sfaldamento fra il mondo della pqlitica e le nuove generazioni. E uno sfaldamento, che in particolare negli anni '70, ha allontanato l'universo giovanile cattolico dalla Dc e che, soprattutto a Bologna, ha provocato quasi una prevenzione giovanile a votare Dc. E a Bologna, purtroppo, questo sfaldamento è tutt'ora presente: a livello elettorale (a Bologna solo il 12% dei giovani nel 1987 ha votato Dc) ma soprattutto a livello di impegno politico.
Nuovi schemi per i giovani
Ci troviamo di fronte ad una fase di transizione fra i modi di concepire l'impegno politico del passato e le grosse sfide che ci vengono da una società sempre più dinamica e complessa e per questo sempre meno governabile. Se oggi si vogliono attivare nuovi meccanismi di partecipazione dei giovani non s•i possono riproporre i vecchi schemi: i giovani sono ormai disillusi da forme di attivismo politico rivelatesi in gran parte prive di reale incidenza sui processi decisionali e che ripropongono continuamente antichi dogmi e storici personaggi.
Anche a Bologna l'ideologia in profonda crisi è quella marxista. All'assolutizzazione della politica, come unica forma possibile di impegno in una società capitalistica da sconfiggere, si è sostituito un disinteresse di tutto quello che è politico. A Bologna il modello di città che emerge dalle elaborazioni programmatiche del partito comunista, e ancor più dalle istanze dei suoi militanti, assomiglia in modo sorprendente allo Stato liberale. E come nello Stato liberale non è la partecipazione politica il valore dominante, a Bologna la politica viene utilizzata come strumento di controllo del cittadino elettore. All'amministrazione comunista (e socialista) interessa solo che il giovane, in un modo o nell'altro, voti per il governo della città. Meno si parla di cultura politica, meno si discute dei problemi della città e meglio è.
Ma è proprio questo che i giovani non accettano.
Più che un rifiuto della politica, sembra emergere dalla coscienza giovanile l'esigenza di un nuovo modo di fare politica.
Contro una politica che tutto pretende di controllare, guidare, predeterminare, i giovani chiedono una politica che pur non rinunciando alla sua funzione di garante del bene comune assolva questo compito non mortificando la società civile né svuotandola sistematicamente, ma lasciando ampio spazio alle energie vive che da essa si sprigionano.
Una città senza cupole
Per noi giovani dc la politica deve essere e deve rimanere uno strumento, un mezzo, mai il nostro obiettivo. I giovani bolognesi e la città intera ci chiedono di «smitizzare» la politica: Bologna è stufa della «cupola rossa» (come l'ha definita il prof. Ardigò) ma non ha bisogno di cupole di altri colori. Bologna ha bisogno di giovani che si interessino della città e che propongano qualcosa di nuovo. Il Movimento giovanile non può e non deve estraniarsi dai problemi della città. Il nostro compito è quello di far capire ai giovani che per la Dc la politica è qualcosa di moderno e di realmente riformatorio. Non abbiamo ricette per forza migliori ma siamo consapevoli che il mondo giovanile non è quello della pubblicità o quello dei giornali, ma qualcosa di molto complesso con enormi potenzialità che pochi hanno intuito.
I prossimi anni saranno quindi il nostro banco di prova: il lavoro è enorme ma la nostra spinta ideale, la nostra speranza per il futuro è e deve rimanere la più sicura garanzia di successo.













































