I giovani dc al Congresso
Se vuoi la pace costruisci la pace
I tragici fatti internazionali di queste ultime settimane hanno riproposto, se mai ce ne fosse stato bisogno, la vera dimensione di ogni politica per la pace e lo sviluppo: la dimensione internazionale strettamente correlata ad un impegno interno di costruzione della pace costante, coerente, continuo.
Per questo da anni le organizzazioni cattolico-democratiche insistono sul tema «Se vuoi la pace, costruisci la pace», intendendo dire con ciò che la costruzione di spazi di pace e di sviluppo in Italia come in Europa e nel resto del Mondo, dipende da un clima politico e sociale che si deve instaurare nel quotidiano, dal piccolo rapporto interpersonale al grande rapporto internazionale. Anche la Democrazia Cristiana è chiamata a costruire la pace, tenendo conto che se permangono sacche di «pacifismo unilaterale», è anche vero che in questi anni le strumentalizzazioni sono calate e il sentimento della fraternità e della condivisione del dolore e delle angoscie degli altri sta dando frutti insperati ad una politica di pace equilibrata e fondata su dati certi.
Lotta contro la fame nel mondo
La legge Piccoli, che ha dato luogo alla presenza di un nuovo sottosegretario degli Esteri con speciali poteri, dovrà essere rivista alla luce dell'esperienza del primo mandato. Nella revisione si dovrà tenere conto della necessità di svincolare le scelte e le localizzazioni per gli aiuti da scelte politiche e favoreggiamenti che hanno invece avuto la meglio in questi primi mesi di intervento, a scapito delle ragioni che portarono alla approvazione della legge.
Limitazione della vendita delle armi
Ma il nostro aiuto economico ed alimentare ai paesi in via di sviluppo sarà vanificato se continueremo a permettere la vendita di armi italiane nel mondo e in particolare proprio a quei paesi in via di sviluppo che tante volte ci sforziamo di aiutare con finanziamenti ed alimenti.
Vi è infatti un legame profondo tra sottosviluppo fame e questa «mercanzia»: le armi servono a perpetuare al potere lobbies e ceti elevati che senza alcuna attenzione per il loro popolo sottraggono ricchezze alla nazione (magari proprio gli aiuti finanziari concessi dai Paesi europei) per comprare armi talvolta anche di «seconda mano» e perpetuano, sotto vesti ideologiche tra le più varie, la logica della sopraffazione, la legge del più forte. L'Italia deve interrompere questo «mercato della morte» di cui, tra l'altro, solo metà del fatturato è legale mentre l'altra metà arriva, per vie troppo spesso conosciute e non denunciate, anche a Paesi a regime dittatoriale, come il Sudafrica, la Libia, l'Iran e l'Iraq (quest'ultime nazioni da anni si combattono mettendo in campo armi italiane).
La Democrazia Cristiana deve impegnarsi a far approvare entro l'anno una legge che riformi il commercio delle armi, elimini il segreto sulla vendita all'estero, elimini benefici e crediti agevolati per le industrie che le producono, proponga itineràri di riconversione per le industrie belliche, elimini le partecipazioni azionarie statali ad industrie belliche.
Obiezione di coscienza
Far crescere una cultura di pace nel Paese significa testimoniare questa cultura con gesti concreti, seri, anche difficili che diano il segno di una comunità impegnata realmente per la pace, disposta anche a pagare un prezzo collettivo e personale per questo ideale.
L'obiezione di coscienza al servizio militare è un momento privilegiato, come il Convegno di Loreto ci ha ricordato per dare questa testimonianza.
L'obiezione di coscienza, aumentata nel numero in questi ultimi anni (sono oltre lO mila gli obiettori nel 1986), è lo specchio di upa generazione di giovani che, nel rispetto della legge, ed anzi lottando per leggi più giuste, intendono pagare di persona esponendosi ad un servizio civile più lungo di ben otto mesi di quello militare, esponendosi ad una attesa che, per i ritardi talvolta voluti del Ministero della Difesa, arrivano anche a 1O mesi per la prima approvazione delle motivazioni e toccano anche i 12 mesi per la precettazione.
Da qualche tempo poi il Ministero della Difesa, specie dopo la polemica tra il Ministro Spadolini e la comunità cristiana del Veneto, invia il 50 per cento delle precettazioni degli obiettori di coscienza senza tenere conto delle richieste formulate in base alle attitudini dei ragazzi ed alle richieste degli enti convenzionati, provocando confusione e gravi problemi ad enti seri quali la Caritas.
Molto spesso tali obiettori, già in servizio volontario presso mense sociali, ambulatori, servizi per handicappati, vengono precettati presso comuni, piccoli o grandi che siano, e impiegati in servizi che dovrebbero essere affidati a lavoratori (e quindi il Ministero contravviene alla legge) o magari per nulla impiegati (e quindi gli obiettori, protestano perché non si vuole passare venti mesi con le mani in mano).
Si impone perciò un'azione della Democrazia Cristiana per una approvazione in tempi brevi di una legge di riforma della normativa sulla obiezione di coscienza. Una azione che, in coerenza con l'impegno preso dalla Segreteria Nazionale nel convegno nazionale
M.G. DC di Reggio Emilia, proponga l'obiezione di coscienza come un diritto soggettivo e non come una concessione, in conformità con la sentenza della Corte Costituzionale (24 maggio 1985) per cui il sacro dovere di difesa della Patria è espletato in più forme, tra cui anche il servizio civile. Per tutti questi motivi, sinteticamente presentati qui sopra, il Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana invita il XVII Congresso Nazionale ad approvare la seguente
MOZIONE
LA DEMOCRAZIA CRISTIANA
ritiene che il problema della Pace e della solidarietà tra i popoli sia, alle soglie del terzo millennio, parte fondamentale di un programma politico su cui costruire la proposta di un partito laico di ispirazione cristiana che vuole concorrere a guidare il processo di cambiamento del nostro Paese.
Pertanto la Democrazia Cristiana, nel pieno rispetto dei suoi principi e della sua ispirazione cristiana si impegna a proporre l'approvazione, entro il 1986,
- di una legge di riforma della legge Piccoli contro la fame nel mondo;
- di una legge che limiti la vendita delle armi italiane nel mondo, che elimini il segreto di Stato su tale vendita, e che avvii la riconversione delle industrie belliche;
- di una riforma della legge Marcora per l'obiezione di coscienza, che riconosca il carattere di diritto soggettivo e non di "concessione".
Nel solco della tradizione cattolico-democratica questo sarà il contributo della Democrazia Cristiana al motto
«SE VUOI LA PACE COSTRUISCI LA PACE».
Riforma del servizio di leva
Il Movimento Giovanile DC conferma il proprio giudizio critico circa il progetto di legge presentato dagli onn. Perrone, Caccia e Stegagnini, non riuscendo a rintracciare in esso la consapevolezza della necessità di un cambiamento radicale della vigente legislazione, nel senso di un suo adeguamento al mutato sentire sociale ed ai mutamenti culturali intervenuti in quarant'anni di democrazia. Né si potrebbe opporre a questi argomenti un richiamo superficiale alla lettera della Costituzione, laddove essa proclama l'obbligatorietà del servizio militare di leva, in funzione della «difesa della patria». È infatti unanimamente riconosciuta non solo la legittimità, ma anche l'utilità di una interpretazione delle «norme fondamentali» dello Stato, attenta all'evolversi della coscienza collettiva ed orientata dalle tendenze prevalenti da quest'ultima espresse.
Nel nostro caso, se deve tenersi ferma fino a sovvertimenti costituzionali non auspicabili, la obbligatorietà e generalità del servizio di leva, non può non ridimensionarsi, nel senso di renderla non esclusiva, la finalità di difesa dei confini della patria.
Ecco, dunque, che l'obbligo di leva diviene un obbligo di servizio alla comunità (con modalità varie a seconda delle vocazioni personali) per un determinato periodo di tempo ed un'occasione educativa preziosa perché tale servizio diventi, seppure in forme diverse, permanente.
Così si potrebbe trovare soluzione positiva alla questione, fortemente dibattuta, dell'estensione dell'obbligo di leva alle donne. Svincolato il servizio di leva da una prospettiva esclusivamente militare, non si vede perché non potrebbero e dovrebbero anche le donne adempiere ad un obbligo e, correlativamente, usufruire di una opportunità, di cui tutti sarebbero destinatari, alla luce dell'affermazione, anch'essa costituzionale, della parità di diritti e di doveri tra i due sessi.
Pertanto il Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana invita il XVII Congresso Nazionale ad approvare la seguente
MOZIONE
LA DEMOCRAZIA CRISTIANA
si impegna ad approvare in tempi brevi una riforma del servizio militare di leva che, rispettosa della Costituzione, delle sentenze della Corte Costituzionale, delle dichiarazioni internazionali sui diritti dell'uomo, risolva in termini non conflittuali con il servizio civile alternativo, i nodi presenti nelle attuali proposte di legge di riforma, in termini di maggior cultura civica, affinchè le forze armate siano sempre più un esercizio di popolo.
Il dramma della droga
Nonostante non accenni a diminuire la diffusione della droga, l'attenzione dei mass-media e la tens10ne della società sembrano rientrate.
Il fenomeno riguarda il destino di una generazione, ma le forze politiche se ne sono interessate in modo intermittente e talvolta solo propagandistico.
In realtà è sembrato che in un certo periodo anche i partiti più «liberali» si fossero convinti a posizioni rigorose sul
«non diritto» a drogarsi e sulla necessità di obbligare il giovane ad uscire dal suo stato. Senza trionfalismi, perché non può costituire materia di divisione ideologica, la DC si è mantenuta coerente con l'impostazione culturale di fondo e in questo momento, nella sede parlamentare si trova ancora ad essere minoritaria nei «nodi» sostanziali. Nodi riguardanti soprattutto la illeceità del possesso della «modica quantità» anche per il tossicodipendente. Lo Stato, nelle sue articolazioni istituzionali, non può sottrarsi al dovere di istituire i servizi e preparare gli operatori, noncp.é di attuare una globale opera di prevenzione.
Il volontariato in questo settore ha dimostrato maggiore vitalità e flessibilità nelle risposte divenendo l'autentica espressione di quel «privato sociale» che svolge compiti di rilevanza pubblica. Ma, purtroppo, anche il tema del volontariato e la sua definizione legislativa subiscono alterne vicende.
Nonostante le affermazioni di principio e la istituzione di un ufficio nazionale sul problema del volontariato, anche il nostro partito non ha risposto in modo adeguato.
Sono temi, questi, sui quali si gioca la credibilità della DC nella sua impostazione ideale sulla natura delle istituzioni come strumenti di promozione della persona.
Per questo chiediamo che dall'assise congressuale il Partito esca con una linea di maggiore attenzione e di più ferma presenza su questi temi che sono fondamentali sul piano etico prima ancora che politico.
Per questo il Movimento Giovanile DC invita il XVII Congresso Nazionale ad approvare la seguente
MOZIONE
LA DEMOCRAZIA CRISTIANA
- si impegna ad individuare concrete soluzioni legislative che rompano la connivenza tra drogato, spacciatore e mondo dello spaccio. Bisogna pertanto chiarire l'astratto concetto di «modica quantità» e soprattutto è necessario affermare il principio che il tossicodipendente non deve essere «penalizzato» per la sua condizione, ma aiutato a superare il suo dato di emarginazione;
- si renda obbligatoria la cura. La società deve assumersi l'obbligo di recuperare a sé l'immenso patrimonio di energia a cui lo stato di tossicodipendenza condanna inevitabilmente. Ma questo potrà essere possibile solo partendo dal rifiuto del concetto del «diritto alla droga» alla stessa maniera con cui si rifiuta il «diritto» a qualsiasi atto lesivo della persona;
- al tossicodipendente la sicurezza del mantenimento del posto di lavoro, al fine di incentivarne l'uscita dalla droga;
- maggiore impulso alla prevenzione rispetto alla quale la famiglia non può rimanere assente o inascoltata, proprio per la sua peculiare funzione educativa e di trasmissione di valori;
- infine, si impegna a richiedere per il volontariato un chiaro impegno legislativo che lo liberi dalle innumerevoli difficoltà in cui oggi è costretto a muoversi.
L'ambiente, la scelta del nucleare
La politica per l'ambiente nel nostro paese sta giungendo, fortunatamente, dalla prima fase, quella e a protezione in senso stretto, alla fase della gestione del patrimonio ambientale vista come gestione di una risorsa essenziale.
L'ambiente è ormai investito da una fitta serie di «fatti socio-economici», che rendono quindi necessario rivisitare alcuni concetti culturali, politici ed economici che fino ad ora apparivano scontati.
È da notare con soddisfazione, in definitiva, un importante passaggio culturale, al quale del resto la DC sta lavorando da tempo: l'ecologia non è più una proprietà di pochi tecnici, non è più l'oggetto di catastrofismi misantropici, non è più un'ecologia emotiva e priva di contenuti. La politica ambientale non può più essere ridotta ad un approccio pieno di vincoli, perché è maturata ormai la consapevolezza che solo una gestione dinamica, interdipendente riesce ad esprimere un'effettiva valorizzazione del patrimonio ambientale.
L'ambiente entra nei processi decisionali politici e li condiziona. L'ambiente diviene cioè un elemento delle scelte politiche, o, meglio un vincolo delle scelte politiche.
In questo contesto va inquadrata la sciagura avvenuta nella centrale nucleare di Chernobyl che ha provocato gravissime lesioni sugli uomini e sull'ambiente.
Non possiamo, certo, tacere lo sdegno, la più ferma e assoluta condanna verso l'atteggiamento irresponsabile e colpevole del governo sovietico che ha sottratto, attraverso un artato silenzio, le informazioni sulla reale portata della sciagura, impedendo l'adozione di misure preventive. Proprio da ciò nasce l'esigenza di alcune importanti considerazioni.
- Il dopo Chernobyl pone più grandi e gravi problemi rispetto alla fase dell'emergenza: fino ad oggi abbiamo discusso di pur rilevanti dissesti ambientali come se questi fossero prioritari, ora ci rendiamo conto che il no del nucleare è il primo, ineludibile problema da sciogliere;
- sono da evitare però gli impulsi emotivi che senza alcuna riflessione giungono a conclusioni drastiche e non realizzabili nell'immediato;
- sono allo stesso modo da evitare ciniche esortazioni a sostenere che non è successo nulla e che le cose debbono andare avanti come prima;
- occorre poi rilevare che il conto delle vittime di una simile tragedia andrà fatto tra qualche decennio, e sarà molto pesante;
- si rende inoltre necessario avvertire, come spesso ci ammonisce la Chiesa. che non tutto ciò che è tecnologicamente fattibile è anche eticamente accettabile;
- ma si rende infine necessario prendere atto che una pur auspicabile scelta non-nucleare del nostro paese troverebbe comuAque un perimetro di centinaia di centrali subito oltre i confini nazionali, e che, ad esempio, in URSS le centrali «tipo Chernobyl» continuano a funzionare a pieno regime.
Pertanto il Movimento Giovanile DC invita il XVII Congresso nazionale, ad approvare la seguente
MOZIONE
LA DEMOCRAZIA CRISTIANA
- invita il governo a stanziare adeguate risorse finanziarie per la ricerca scientifica al fine di individuare energie alternative;
- chiede che comunque vengano riconsiderate le norme di sicurezza per le centrali nucleari in funzione nel nostro paese;
- chiede che siano disattivate tutte le centrali nucleari che non garantiscono misure adeguate di protezione;
- Chiede che vengano chiariti i modi e i luoghi di stoccaggio delle scorie radioattive per non lasciare, alle generazioni future, pericolose eredità;
- chiede che nell'attuazione del Piano Energetico Nazionale si introducano momenti di riflessione per favorire ulteriori garanzie di sicurezza nella costruzione e nel successivo utilizzo delle centrali;
- chiede che la ricerca scientifica, attraverso l'utilizzo di tutte le competenze e della collaborazione internazionale, sia finalizzata alla totale sicurezza del nucleare;
- chiede che sia promossa la collaborazione scientifica, economica, giuridica internazionale al fine di coinvolgere tutte le risorse disponibili per lo sfruttamento pacifico dell'energia nucleare;
- propone l'istituzione di una agenzia internazionale di controllo con poteri ispettivi e concreti, come primo improrogabile passo.
Referendum per la riforma organizzativa
Il movimento Giovanile constata la forte crisi di presenza organizzativa del partito i_n periferia, causata da una sclerotica staticità delle strutture di base sezionali, comunali, zonali, provinciali, regionali ecc. si fa promotore di una richiesta politica di riforma organizzativa istituzionale di tutte le strutture della Democrazia Cristiana.
Se pensiamo che ancora oggi siamo ancorati ad un livello organizzativo nato negli anni '50, quando la società italiana era lontanissima da forme di partecipazione politica come quelle odierne, ci dobbiamo rendere conto di quanto le nostre strutture siano superate.
Con questa proposta, prima nella storia dei partiti democratici italiani, vogliamo sancire il principio della democrazia diretta facendo partecipare l'iscritto della DC ad una delle scelte più importanti del suo partito.
Pertanto il Movimento Giovanile DC invita il XVII Congresso nazionale ad approvare la seguente
MOZIONE
LA DEMOCRAZIA CRISTIANA
si impegna a fissare i tempi e le modalità di attuazione del primo referendum congressuale da ffettuarsi nei 12 mesi successivi all'elezione del Consiglio Nazionale.
Referendum che dovrà chiamare al voto ogni iscritto della DC facendogli esprimere un favorevole consenso in riferimento alle proposte di riforma organizzativa istituzionale riguardante le strutture del nostro partito; proposte elaborate in un numero non inferiore a 3 dal Consiglio Nazionale o presentate con sottoscrizione da un numero di soci pari a diecimila.
Occupazione giovanile
Tra i problemi del paese emerge sempre più con forza il dramma della disoccupazione che investe larghe fasce del mondo giovanile. Il 36% dei giovani sono oggi in cerca di occupazione, sono esclusi dai processi produttivi, non contribuiscono alla crescita del paese, ma non si può parlare di questa emergenza solo in un'ottica economica. Se essere disoccupati oggi in Italia non vuole più dire in molti casi, come nei primi anni del dopoguerra, «avere fame», significa però essere ai margini della società, vivere venendo gradatamente espulsi dal ruolo di cittadini, portatori a pieno titolo di diritti. Le nuove generazioni hanno pagato in prima persona il caro prezzo dovuto alla crisi economica degli anni '70 e alla ristrutturazione industriale, non godendo di protezioni e ammortizzatori. Oggi si mostrano i segni della ripresa ed essi chiedono di poter trovare un ruolo nell'italia che cambia, chiedono di poter entrare nella costruzione del domani.
Il consolidamento dei segnali d'uscita dal periodo buio della crisi a livello nazionale, la graduale discesa dell'inflazione e la stabilità monetaria, in un panorama internazionale mutato, sono risultati importanti. Noi giovani DC crediamo che, al di là delle dichiarazioni di principio, nei fatti della vita politica, il problema della disoccupazione giovanile debba divenire prioritario per il paese, per istituzioni, partiti, parti sociali ed economiche.
Crediamo debba essere fatto proprio da tutti, al di sopra degli argomenti che dividono l'azione politica dei partiti e dei ruoli che essi ricoprono e affrontato con decisione in una visione economica ma anche etica e sociale. Il lavoro deve essere per tutti la misura sociale dello sviluppo, e se creare occupazion è un obiettivo condiviso, allora bisogna saper indirizzare le risorse disponibili verso questo obiettivo che deve essere il criterio decisivo per giudicare la bontà degli investimenti e della politica economica. Pertanto il Mov. Giov. DC invita il XVII Congresso Nazionale ad approvare la seguente
MOZIONE
LA DEMOCRAZIA CRISTIANA
si impegna a favorire un intervento organico e tempestivo da parte dello Stato per superare la frammentazione di competenze e poteri esistenti a livello governativo. È opportuna la creazione di un alto commissario per le politiche e l'occupazione che possa coordinare, con compiti ben definiti e a tempo determinato, l'azione dei vari livelli decisionali.
Si deve rendere efficiente il lavoro dell'Alto Commissario e il Parlamento dovrebbe contestualmente prevedere una «corsia preferenziale» ai progetti fondamentali tendenti a favorire l'occupazione.
- La filosofia di fondo e i criteri d'intervento del provvedimento di sostegno all'imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno sono il segno positivo di un superamento dell'assistenzialismo e dei finanziamenti a pioggia e rappresentano una linea da continuare non solo nelle regioni meridionali ma in tutto il paese.
Bisogna offrire ai giovani la possibilità di sostituire alla «cultura del posto» quella del lavoro; si dovrebbe predisporre anche nelle regioni escluse dalla legge De Vito una rete di valutazione d! progetti (valida l'opera delle Camere d1 Commercio) con cui offrire supporti tecnici e formativi per la nascita di nuove imprese.
- Esiste un problema particolare che non"può trovare soluzione nelle logiche di mercato: sono i giovani che ormai da più di tre anni sono iscritti nelle liste di collocamento e che sono destinati a rimanere esclusi nella quasi totalità dal mercato del lavoro. Lo Stato pertanto deve farsi carico della loro riqualificazione offrendo una possibilità all'interno di progetti speciali per i beni culturali, per la tutela del suolo e dell'ambiente, per il tempo libero.
La loro utilizzazione, anche a tempo determinato, dovrebbe favorire attraverso una nuova professionalità il loro inserimento nei processi produttivi.
- In Italia esiste una profonda spaccatura tra le regole legislative sul collocamento e la realtà dei fatti. Oggi solo il 6% dei lavoratori dipendenti trova lavoro attraverso la chiamata numerica. La DC promuova il superamento dei contrasti politici e riformi il sistema garantendo da un lato le categorie più svantaggiate (donne, lavoratori a bassa qualifica e portatori di handicap) e permettendo dall'altro la chiamata nominale anche se controllata da organismi pubblici. Nella riforma dei punti d'incontro tra domanda e offerta di lavato considerate le diversità di problemi esistenti a livello locale, devono essere coinvolti gli enti locali e in particolare le regioni.
- Per sfruttare possibilità di lavoro attualmente inespresse a causa delle rigidità contrattuali è necessario, a fianco dell'importante strumento dei contratti di formazione e lavoro, potenziare il ricorso, soprattutto in alcuni settori, al part-time, verificando con le parti sociali anche la possibilità di introduzione graduale di contratti a tempo determinato.
La gran parte dei giovani disoccupati è concentrata nelle regioni meridionali. Dopo il primo passo rappresentato dalla legge De Vito per l'imprenditorialità giovanile è necessario proseguire sulla stessa linea di intervento.
La rete di piccole imprese e cooperative che sta nascendo non deve vivere solo in tre anni assistita dalla legge ma essere la base su cui costruire i passi successivi dello sviluppo economico del mezzogiorno.
Si dovranno perciò continuare gli interventi di supporto tecnico e commerciale all'interno della politica generale dello Stato a favore delle aree meridionali.
Per saperne di più
Nuova Politica, nei suoi due anni di vita, ha più volte trattato i temi delle mozioni presentate al XVII Congresso DC.
Eccone un indice analitico:
Ambiente
- L'emergenza ecologica non finisce il 12 maggio, di Maurizio Sebastiani (4/1985)
Droga
- Droga che fare? Intervista a Piero Badaloni, di Alessandro Forlani (0/1984)
- Il rapporto Censis sulla droga per conoscere e capire, di Giuseppe Laurelli (1-2/1984, 5/1984)
Fame nel mondo
- I nostri errori, il loro domani, di Pierluigi Mela (0/1984)
- Volontariato nei paesi in via di sviluppo: ecco come funziona (0/1984)
- Intervista ad Helder Camara. La voce del mondo senza voce, di Silvia Giannini (5/1984)
Occupazione-giovanile
- C'era una volta... il posto di lavoro, di Giovanni Bambagioni (1-2/1984)
- E di nuovo mezzogiorno in Italia, di Antonello Colosimo (10/1985)
- Decreto De Vito: primo passo verso il piano triennale (10/1985)
- Dare fiducia ai giovani per salvare il mezzogiorno, di Gigi Bobba (10/1985)
- Alle radici della disoccupazione, di Nino Galloni (2/1986)
Pace
- Commercio di armi: l'ipocrisia di un segreto, di Enrico Farinone (0/1984)
- L'arma della pace è la politica, di Giorgio Merlo (3/1984)
- 1985: la primavera inizia il 12 marzo? di Giuseppe Lugato (2/1985)
- La pace necessaria (da «Per l'azione»), di p. Ernesto Balducci (8/1985)
- Quante armi made in Italy? Ancora top-secret, di Fabrizio Summonte (9/1985)
- Ginevra Uno: profumo di pace, di Giuseppe Lupto (10/1985)
- INSERTO: Da Hiroshima a Ginevra, di Lapo Pistelli (10/1985 – 1/1986)
Obiezione di coscienza e servizio militare
- Un'altra riforma da riformare?, di Francesco Renzetti (5/1984)
- Per non tornare indietro, di Renzo Lusetti (8/1985)
- Obiezione di coscienza: si volta pagina, di Enrico Farinone (8/1985)
- Testo della legge (8/1985)
- Una legge da riformare, di Roberto Di Giovan Paolo (8/1985)
- Intervista all'on. Brocca: per servire meglio, di Luca Macario (8/1985)
- Dalla proposta di legge (8/1985)
- Ci interessa l'uomo anche in divisa, di Mauro Fabris (1/1986)
- Obbligo di leva al servizio della comunità, di Francesco Renzetti (1/1986)
- Per una legge migliore, di Francesco Saverio Garofani (1/1986)
- I «Numeri» delle Forze Armate, di Roberto Di Giovan Paolo (1/1986)

























































