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Futuro come pessimismo o futuro come ottimismo?

Nuova Politica - Futuro come pessimismo o futuro come ottimismo? pagina 24
Nuova Politica - Futuro come pessimismo o futuro come ottimismo?
La terra degli uomini dimostra forse, alle soglie del duemila, sintomi di deterioramento e di impoverimento, o possiede ancora numerose e insospettate chances? È già sulla china di un graduale ma inesorabile invecchiamento, o sta preparandosi a una nuova, gagliarda «giovinezza»? E noi uomini saremo in grado di salvare la terra. il che significa salvarci con essa? In altre parole: abbiamo o no un futuro e, se sì, di che tipo?

Queste sono senza dubbio alcune tra le più avvincenti domande sospese sul capo dell'uomo moderno e ad esse si danno risposte contrastanti. È molto diffusa, direi anche di moda una tendenza pessimista (a partire da «I limiti dello sviluppo», il rapporto del Club di Roma '72) ma sembra sia diventato di moda anche l'opinione ottimista, almeno stando a quel che pensa il più famoso futurologo moderno, Herman Kahn. li titolo della sua ultima opera (è morto nel 1983) «The Resourceful Earth» («Il pianeta dell'abbondanza»), è già tutto un programma, come è tutto un programma il sottotitolo. «A response to global 2.000»: quest'ultimo rapporto, redatto nel 1980, fu commissionato dal presidente Carter ad un gruppo di studiosi. per ottenere un quadro previsionale sulla situazione di popolazione, risorse. ambiente una volta oltrepassato il crinale del fatidico anno 2000. Le conclusioni del rapporto furono estremamente negative: «se le tendenze attuali continuano – affermano le prime parole di Global 2000 – nel 2000 il pianeta sarà più affollato, più inquinato, ecologicamente più instabile e più vulnerabile al crollo o alla decadenza», e «gli abitanti della terra saranno sotto molti aspetti più poveri di quanto non siano oggi».

Sul n° 1/85 di «Mondo Economico» è riportata l'introduzione de «The Resoncefrol Earth» e la replica di Kahn è altrettanto lapidaria viene attaccato violentemente il metodo e la credibilità del programma governativo, e si rovescia tout court l'asse della conclusione. Sulla base di tutta una serie di studi che costituiscono i vari capitoli del volume, si afferma che il pianeta sarà meno affollato, meno inquinato, ecologicamente più stabile e meno vulnerabile al crollo alla decadenza», e che «gli abitanti della terra saranno meno poveri di quanto non lo siano oggi».

Molte le critiche e le perplessità sollevate: alcuni esperti interpellati da «Mondo Economico» sottolineano come l'analisi di Kahn pecchi di 'america-centrismo' (gli, indicatori economici presi in esame sono tutti riferiti alla fiorente economia americana, e non a caso nella foto troviamo una foresta canadese, i grattacieli di Chicago, una cultura agricola del Wiscansin e un fiume della Pennsylvania), si basi su affermazioni spesso più che opinabili (chi l'ha detto che la crescita del prodotto lordo mondiale si converta in un aumento del reddito pro-capite, tanto più per i Paesi del Terzo mondo?) e pana da un presupposto che appare viziato in radice: infatti come è possibile escludere l'influenza delle variabili dell'intervento politico e statuale, immaginando un binario della storia asettico e trasparente, non facendo i conti con ipotesi, quali una guerra nucleare o una catastrofe ecologica, che sono più che eventuali?

In conclusione, emergono due visioni antitetiche, dense e gravide di valenze politiche, se è vero che il «Global 2000» fu commissionato da Carter, e che alla tesi di Kahn è naturale associare il «luminoso futuro» che Reagan propone agli americani. Ma la riflessione, tra il pessimismo carteriano degli anni '70 e l'ottimismo reaganiano degli anni '80, deve essere più che mai cauta. Si potrebbe forse dire. con Antonio Gramsci, che occorrono tanto «il pessimismo della ragione» quanto «l'ottimismo della volontà», o proporsi «il dovere di essere pessimisti» di Norberto Bobbio. In ogni caso però con la coscienza, da credenti, che i due binari, il pessimismo e l'ottimismo, il 'fare i conti' con una ruvida realtà é ‘l'aprire il tetto del mondo’ alla presenza di Dio, sono le inscindibili componenti della storia degli uomini.

Togliatti e l'organicismo socialista
Federico Mioni
«Difendo Don Milani e la scuola di Barbiana» - G. Cardarelli, ed. Lo faro, Roma 1983, pp. 127, L. 7.000.
Francesco Massi

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