Un Po di pulizia
L'8 gennaio scorso è stata presentata al Parlamento un'importante Proposta di legge denominata: «Misure urgenti per il disinquinamento delle acque e per la tutela del bacino idrografico del fiume Po, anche ai fini del risanamento del mare Adriatico».
I dati statistici riportati da questa proposta di legge sono più che emblematici: 80.000 tonnellate di azoto inorganico e almeno più disastrosi trasportati dal fiume Po che dobbiamo mettere in relazione alla presenza, su tutta l'area interessata, di ben 18 milioni di abitanti, di un quarto delle terre coltivate, del 50 per cento delle industrie manifatturiere, di 272 centrali idroelettriche, 6 centrali termiche e 2 nucleari.
Ecco allora che il senso della proposta dei parlamentari democristiani che sembra partire da quelle che sono le «misure urgenti» da prendere, per approdare ad un progetto articolato e globale, mediante il coordinamento di interventi finora sottoposti a molteplici competenze (provinciali, regionali, ecc.).
Volendo soffermarci qui, per parlare del risanamento del fiume Po, sarà innanzitutto necessario constatare come il «senso dell'ecologia» si è andato sempre più evolvendo all'interno della mentalità politica.
Da imprenscindibili premesse di necessaria salvaguardia e di rispetto del patrimonio naturale, felice ridefinizione dell'unità uomo-ambiente, consentendo ad un rapporto più che travagliato, una rilettura più moderna.
È ormai chiaro che certi «meccanismi» del processo economico hanno prodotto squilibri di varia natura ed ordine, demandando necessariamente in sede politica, problemi che per vastità e complessità (nonché per varietà di interessi), troverebbero risposte inefficaci e parziali, se affrontate in sedi diverse da quelle politico-amministrative.
Ecco allora come il tema dell'ambiente sia destinato ad essere uno dei grandi luoghi di appuntamento e di verifica tra la gente, che attende con grande attenzione volontà ed atti politici, ed il mondo della politica e dell'oculata amministrazione.
La coscientivizzazione del disastro del- 1'ecosistema è qualcosa di più complesso della semplice constatazione della presenza e della subdola persistenza del fenomeno dell'inquinamento.
Né l'uomo della strada, né – meno che mai – il politico potrà permettersi di sottrarsi ai suoi doveri, nei confronti del popolo italiano che ne ha decretato la rappresentantività.
In questo senso sarà inutile, offensivo e demagogico limitarsi alla constatazione che – ormai – tante nostre
«bellezze paesaggistiche» sono divenute discariche a cielo aperto! La gente non intende più stare a guardare acriticamente, quasi fosse un'orda di turisti un po' menefreghisti per il destino di un Paese che non è il suo.
Il problema del degrado ha squarciato il velo delle nostre coscienze.
Si tratta di una preoccupazione consapevole per il nostro futuro e per la salute delle generazioni a noi successive e, soprattutto, si tratta di uno stato della coscienza presente nella nostra quotidianità.
A questo punto sarà facile rendersi conto che i livelli del problemaambiente sono molti e, che per ognuno di essi, si dovrà corrispondere con un preciso studio e con una precisa proposta.
Ma, appunto, di fronte ai problemi di inquinamento del fiume Po, lungo i suoi 652 chilometri e delle conseguenze sulla vita per l'immaginabile «bontà» delle acque immesse nell'Adriatico, risulta ovvio che, solo uno sforzo ben concertato tra tutti i soggetti interessati consentirà di ottenere risultati significativi.
Ben vengano, quindi, i tanti micro interventi, attuati da numerosi e solerti amministratori italiani (distribuzione di sacchi di plastica biodegradabile, raccolta differenziata dei rifiuti altamente inquinanti, ecc.), ma, soprattutto, ben vengano proposte di legge – appunto la n° 2133 – in grado di restituire globalità di vedute allo studio dei problemi ed, infine, capaci di restituire speranza alla gente che vive consapevolmente preoccupata.





































