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L'aborto a sette anni dall'entrata in vigore della 194: stato di attuazione e proposte

Nuova Politica - L'aborto a sette anni dall'entrata in vigore della 194: stato di attuazione e proposte pagina 20

Sul problema dell'aborto in Italia è sceso davvero, dopo i fuochi del referendum, un colpevole silenzio.

Senza nessuno spirito di polemica e di divisione, crediamo importante risollevare un dibattito, per far riflettere tutta la comunità nazionale su tanti drammi che si consumano nell'indifferenza.

Ora che si è assestata per quanto inaccettabile, la disciplina legislativa, la maggior parte degli sforzi deve essere dedicata, oltre che all'educazione-prevenzione, a intervenire sullo stato di attuazione della legge. In questa prospettiva si colloca lo studio che padre Giacomo Perico ha condotto sulle relazioni dei Ministri della Sanità dall'80 all'.84 (v. «Civiltà cattolica» n. XX). In una «rilettura» introduttiva di alcuni punti della 194, l'autore ricorda, citando la stessa legge, che l'interruzione volontaria della gravidanza «non è mezzo di controllo delle nascite», anzi che gli enti pubblici debbono intervenire perché così non venga concepita, che i consultori familiaridevonocontribuire a «far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza», che è previsto un colloquio obbligatorio con un «consulente» per verificare la sussistenza delle condizioni previste dalla legge ecc...

Un insieme di norme, insomma, da cui emerge il carattere d'inevitabilità dell'intervento. Ma quello che invece emerge da un'esperienza settennale è proprio il carattere di strumento di controllo delle nascite che ha assunto l'intervento abortivo: questo risulta (ed è «ammesso») anche dalle relazioni dei ministri della Sanità, ma in questi stessi documenti manca un interrogarsi conseguentee coerente sullacause di questo diverso esito. E allora, tra i suggerimenti di padre Perico per rovesciare la logica attuale, vi è soprattutto la proposta di «una più ampia ammissione – oggi limitata soload alcune regioni – ai consultori pubblici anchedegliobiettivi di coscienza»: questo perché una tale presenza andrebbe senza dubbio nel senso di una prevenzione vera del fenomeno. Da segnalare, anche, l'importanza del «recupero di chiarezza scientifica sulla qualità di "essere umano" del concepito», e l'esigenza di intervenire nel dibattitogiuridico e costituzionale.

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