Obiezione di coscienza

Obiezione di coscienza e servizio civile: una legge da riformare

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Circa 1000 giovani in rappresentanza di un centinaio fra le più importanti associazioni giovanili italiane hanno portato la loro testimonianza da ogni parte d'Italia

Erano quasi un migliaio in sala ma rappresentavano certamente un numero maggiore di coetanei, gli intervenuti al convegno nazionale su «obiezione di coscienza e servizio civile», che si è svolto a Bologna nel mese di settembre.

Il convegno, che voleva ricercare strade di riforma per la legge attuale, è stato organizzato in primo luogo dal CESC (coordinamento enti di servizio civile) e dalla Loc (Lega obiettori di coscienza), ma ha visto l'appassionata partecipazione di tutti i movimenti giovanili di partito, e di associazioni quali la Focsiv (Federazione volontari cristiani nel terzo mondo), Pax Christi, Mani Tese, Arci, Acli e Gioc, Comunità di Capodarco, Gavci e Cenasca-Cisl.

L'intenziona era , naturalmente, quella di andare al di là della semplice lamentela, soprattutto dopo le recenti novità del richiamo del Presidente della Repubblca Francesco COssiga al Ministro della Difesa e della sentenza della Corte Costituzionale dello scorso maggio.

Il convegno, che era unitario, dopo parecchi anni di relativa calma ha cercato 

infatti di imboccare la strada della costruttività. abbandonando l'utopia ad ogni costo, quasi «automartirizzante» di alcuni gruppi, a farne invece di una scelta ideale, senza alcuna dimissione del messaggio, ma realistica e costruttiva.

Non c'è dubbio infatti che intorno all'obiezione di coscienza. ed anche questo convegno lo conferma, c'è troppa confusione, e qualche volta la colpa è anche di chi fa questa scelta. Non è certo un caso che tutti gli invitati. dall'On. Brocca a al Sen. Gozzini della Sinistra Indipendente. dalla on. Codrignani (sinistra indip.)al demoproletario Ronchi. hanno espresso pessimismo e preoccupazione, non solo per il futuro possibile iter·delle proposte di riforma della legge attuale, ma anche per la possibilità di un intervento peggiorativo. Tutti i parlamentari hanno infatti concordato nel ritenere che in questi anni si è un po' troppo taciuto. quasi che l'attuale legge fosse la migliore possibile. ed in un clima rinascente di «neomilitarismo post-Beirut», che si è accompagnato ad un incolto pacifismo per slogans ed a senso unico, non è improbabile un tentativo di ritorno «all'antico».

Che ciò derivi anche dalle interpretazioni fuorvianti di alcune associazioni che propugnano l'obiezione di coscienza come un gesto «anti-Stato», è indubbio; e molti degli intervenuti, specie quelli di area cattolica, hanno tenuto a specificare che il problema dell'obiezione di coscienza presuppone invece un «modus vivendi» ben preciso, una coscienza di pace che si manifèsta ogni giorno in ogni azione.

Il rischio altrimenti è quello di perpetuare una immagine dell'obiettore di coscienza come «lavativo». «scansafatiche», e se qualcuno proponesse un referendum sulla abrogazione della attuale legge. ha giustamente fatto notare qualcuno, non è detto che a vincerlo potrebbero essere i NO!

Perciò bisogna ripartire dalla giurisprudenza, dalla importantissima sentenza della Corte Costituzionale. che rappresenta il dato di fatto.

È fondamentale infatti fare informazione, convincere sulla base di dati di fatto alla portata di tutti; perciò è tanto importante la sentenza che dà innanzi tutto crisma di costituzionalità alla legge, inoltre introduce il concetto di inderogabilità dal servizio di difesa dello Stato. ma chiarendo che non è inderogabile che avvenga ciò in forma di servizio di leva!

È fondamentale che la gente conosca questo punto che dice finalmente una sacrosanta verità: colui che fa il vigile del fuoco, colui che fa il soccoritore nella protezione civile. chi aiuta l'handicappato come obiettore di coscienza difende la Patria. e quindi ama la propria Patria quanto un soldato!

Bologna rappresenta in questo un «momento forte». poiché questa nuova posizione traccia indubbiamente un solco tra chi come la maggior pane delle associazioni cattoliche. per esempio, vede l'obiezione di coscienza come una «scelta per questo Stato», e chi invcce vede l'obiezione di coscienza come un atto «contro questo Stato»).

È inutile chiudersi gli occhi di fronte a ciò ed allora è tanto più importante che siano emerse posiLioni comuni nel documento finale che ha toccato un po' tutti i temi dell'obiezione.

Si chiede infatti che la nuova legge chiarisca definitivamente che l'obiezione di coscienza non sia più considerato un beneficio ma un vero e proprio diritto soggettivo: che la pari dignità attestata produca effetti conseguenti quali l'uguaglianza nei termini di durata, mentre invece si potrebbe procedere alla smilitarizzazione del servizio ponendo fine alla attuale incongruenza per cui chi rifiuta il servizio militare però è sottoposto alla legge militare.

Il documento approvato da tutti i gruppi che hanno panecipato al convegno conviene sul controllo effettivo della idoneità al servizio civile. discriminando con fooa chi ha avuto condanne per uso di armi o chi possiede licenze d'arma anche solo per sport, ma nello stesso tempo chiede che venga abolita l'attuale commissione che valuta le domande, esprimendo un parere favorevole o meno su motivazioni che. essendo relative alla singola coscienza, appaiono realmente insindacabili: la smilitarizzazione ovviamente non presuppone anarchia. tutt'altro: chi fa servizio civile viene assegnato o agli enti convenzionati e a tale proposito si chiede un serio censimento per qualificare tali enti. oppure viene assegnato alla protezione Civile che li organizza e li inquadra per attività specifiche.

Un'ultima pane del documento riguarda le pene per chi. come i testimoni di Geova, rifiutano anche il servizio civile attuale perché ricade. come detto prima, sotto la giurisdizione militare: si chiede la riduzione di pena comunque che i loro casi ricadano sotto la giurisdizione della magistratura ordinaria; mentre sarebbe opportuna la depenalizzazione per i reati di autodistaccamento, autotrasferimento e autocongedo, derivanti da forme di protesta civile contro i ritardi burocratici.

In definitiva questo documento mostra certamente un intento costruttivo, ed è significativo che l'approva1ione unitaria sia stata caldeggiata anche da un deputato di DP come Ronchi. che senza dimenticare l'ideale ha comunque messo in guardia dall'idea che basterebbe accettare «un esercito di volontari» perché il problema dell'obiezione di coscienza sia risolto.

È chiaro invece che ciò risolverebbe i problemi solo di quegli obiettori che fanno della loro scelta un fatto personale senza ricercare una mtle incidenza della loro lotta per la pace nella società.

Non è cosi per il mondo cattolico, ed in particolare per quello dellà Chiesa italiana, che con forta a Loreto ha posto il problema della costruzione della pace anche attraverso il rifiuto del servizio militare, in particolare. per essere precisi, nella relazione fondamentale di Don Bruno Forte. nel discorso del papa, nelle relazioni di sintesi dei vari ambiti, nella Commissione 26 («Cooperazione mternationale e pace»).

Bisogna sapere andare al di là della «sindacalizzazione», della risoluzione dei problemi del singolo obiettore. per far maturare un movimento di pace e di servizio al Paese. per chiedere maggiore democrazia per chi sceglie le caserme, e per far crescere il concetto di difesa popolare non violenta.. un concetto, come quello della pace. che non è utopia, se la politica saprà trovare i giusti strumenti di lavoro.

Sull'obiezione fiscale

A Bologna, al primo conregno nazionale unitario sull'obiezione di coscienza, faceva bella mostra di sé un volumeuo giunto alla quarta edizione dal titolo «obiezione fiscale alle spese militari». Il volumetto, promosso da Mir (movimento internazionale riconciliazione), MN (movimento non violento), Loc (Lega obiettori di coscienza), Mcp (Movimento cristiano per la pace) è andato a ruba perché contenera una vera e propria casistica dei casi di obiezione fìscale. Ci ha incuriositi e così ce lo siamo letto in men che non si dica per esprimere cronachisticamente una delle tante facce della obiezione di coscienza. L'opuscolo inizia ton alcuni riferimenti ad appoggi pubblici, tra cui la Caritas italiana che dichiara: «piena adesione alla proposta della Presidenza (era l'assemblea delle caritas diocesane... ) di sfidare il potere a non costruire più armi con i soldi del contribuente e promuovere serie iniziative di studi, dibattiti e proposte atte ad approfondire e diffondere la scelta dell'obiezione fìscale». Ma come il volumetto consiglia materialmeme di fare per manifestare il proprio dissenso civile alla costruzione di armi con le tasse? Nel primo capitolo si precisa «che questa forma di resistenza, di disobbedienza civile, non ha nulla a che spartire con la disobbedienza incivile della volgare e più diffusa evasione fìscale. Infatti memre l'evasore tenta di sottrarsi al pagamento delle tasse falsificando la propria denuncia, l'obiettore fiscale fa una denuncia veritiera ed informa lo Stato che non gli verserà il 5,5% del dovuto, perché non condivide l'uso che ne farà».

Le conseguenze per chi la pratica sul piano penale non esistono: «l'obiettore precisa ancora il volumetto più avanti – può redersi invitato dal Ministero delle Finanze a pagare la somma detratta, ricorrendo al pignoramento (che non supera mai valori di 500.000 lire per uno stipendio da professionista)». Pare invece che possano esserci problemi per chi fa propaganda all''obiezione fìscale, secondo l'opuscolo infatti «la propaganda è considerata una forma di istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico reato previsto dall'art. 415 del codice penale e punibile con la reclusiorze da sei mesi a cinque anni. Ma nei due processi finora svolti gli imputati sono stati prosciolti con formula piena perché «il fatto non costituisce reato».

Un'interpellanza sull'applicazione della legge
On. Brocca: Per servire meglio
Luca Macario

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