Il confronto tra il ministro Spadolini e i giovani dc che si è svolto ieri nell'ambito della sessione dal titolo provocatorio, "Dichiariamo pace alla guerra'', è stato vivace e ricco di contenuti, come hanno dimostrato i numerosi interventi dei ragazzi che si sono alternati al microfono per porre quesiti al responsabile della difesa.
Al centro dell'attenzione e del dibattito i temi dell'obiezione di coscienza e della riforma del servizio militare, introdotti da Stefano Sandroni e Gigi Nestola, dopo che il comandante dell'Achille Lauro De Rosa aveva indirizzato ai presenti un breve saluto d'augurio di buon lavoro.
Spadolini esordendo ha voluto premettere che "nell'analizzare i problemi della difesa occorre avere presente la complessità della storia repubblicana" dichiarando, onestamente, di sentirsi responsabile anche dell'opera dei governi e dei ministri che lo hanno preceduto. Le parole del ministro hanno suscitato consensi ma anche qualche curiosità rimasta insoddisfatta, come quando Spadolini, ricordando la crisi profonda del dicastero di cui è responsabile ha detto che "il ministero della difesa è stato al centro anche di grandi scandali da cui io l'ho tenuto al riparo e per la qual cosa oggi non chiedo nessun premio".
Non sono mancati gli spunti polemici che hanno riguardato in modo particolare la questione dell'ultima circolare emanata dal ministero che regola l'assegnazione degli obiettori di coscienza agli enti, in un modo che ai giovani dc intervenuti non è sembrato affatto adeguato. Alle critiche sullo sfruttamento degli obiettori impiegati illegalmente e contro quanto previsto dalla legge Marcora, in servizi che troppo spesso assumono le caratteristiche del lavoro nero, alle segnalazioni delle disfunzioni e delle carenze che affliggono le caserme italiane, alle richieste di spiegazioni sul problema del rinvio e delle licenze Spadolini ha risposto con coraggio e onestà. Ma occorre dirlo chiaramente, le risposte fornite, le spiegazioni date non sempre hanno convinto i tanti giovani che assiepavano attentissimi il salone dei meeting.
Così, quando si è invitato Spadolini a provvedere, prima di pensare alle grandi riforme, alla riforma piccola ma essenziale, di quello che è la vita quotidiana nelle caserme, la risposta del ministro sulla reale impossibilità di una completa democratizzazione dell'esercito "perché questo implicherebbe la completa uguaglianza tra chi riceve un ordine e chi lo dà", è suonata alle orecchie dei presenti come una sostanziale rinuncia all'idea di poter aspirare ad un vero esercito di popolo.
Spadolini ha parlato anche del servizio militare femminile, dicendosi favorevole al progetto di arruolamento volontario delle donne; un accenno anche al disegno di progressiva riduzione dei contingenti, al problema della ubicazione delle caserme e della socializzazione dei militari.
Tutto sommato non possiamo non ricordare e non sottoscrivere il giudizio che pochi giorni fa il deputato dc Gianfranco Astori, capogruppo nella Commissione difesa attribuì al discorso che Spadolini fece in commissione sui problemi della difesa: Astori assegnò al ministro, con molta severità ma non senza ragione, un bel quattro, accusandolo di essersi limitato soltanto ad un semplice elenco dei problemi senza aver proposto nulla di nuovo.
Per concludere, ci piace ricordare dell'incontro soltanto un episodio, una battuta che un ragazzo, Giovanni di Pisa, ha fatto al ministro: a Spadolini che si vantava di aver proposto anni fa il cambiamento del nome del ministero della difesa in "ministero della difesa della pace'', Giovanni ha risposto che "la vera pace, l'unica pace non è quella degli eserciti, ma quella testimoniata dagli esempi e dalla vita di uomini come Ghandi e Martin Luther King".
























