Secondo i dati diffusi da qualche mese dal Ministero della Difesa i giovani morti durante il servizio di leva, nel 1985, sono stati più di 400.
Basterebbe moltiplicare questo dato per gli anni di esistenza della nostra Repubblica per avere un dato impressionante. E dire che abbiamo vissuto 40anni di pace! Non è nostra intenzione fare del moralismo anzi, ribadiamo il nostro impegno, come cattolici democratici per una via istituzionale di difesa della Patria che d'altra parte, la sentenza della Corte Costituzionale del 24 maggio 1985 sta a confermarlo, si può difendere anche contribuendo con il servizio civile o con la partecipazione ad altri corpi dello stato, da quello dei vigili del fuoco a quello della forestale, per passare magari in quei nuclei, benemeriti davvero, che recuperano in ogni parte del mondo le opere d'arte che ogni anno ci vengono sottratte!
Non si tratta dunque di moralismo ma di un ragionamento che vogliamo fare oggi, a più di tre anni dall'insediamento del prof. Giovanni Spadolini al Ministero della Difesa. A lui riconosciamo, oltre la sicura fede democratica (ci riferiamo alla lotta contro la P2 fatta da Presidente del Consiglio) grandi capacità di storico e pensatore, ma proprio per questo vorremmo prima o poi capire come, un allievo di Gobetti, un insigne studioso del pensiero risorgimentale e laico possa pretendere di convincerci che, in questi tre anni e più di ministero qualcosa sia cambiato. Non c'è stata una riforma del servizio di leva ma solo grandi e fatue minacce cartacee contro il nonnismo, le caserme vecchie e il rancio non soddisfacente; non c'è una riforma dei quadri ufficiali e sottufficiali; non c'è stata una legge che chiarisca il senso della Costituzione sul comando supremo delle forze armate, come ha giustamente notato il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga; non c'è stata nei confronti delle richieste che da più parti arrivavano per una riforma della legge che regola il segreto di Stato sul commercio di armi all'estero, per cui l'Italia è al quarto posto al mondo seconda solo a Usa, Urss e Francia, il quadro fallimentare è completo e non bastano le mille apparizioni televisive a migliorarlo.
Se queste riforme non ci sono oggi e chissà ancora per quanto, e se ancora oggi (è notizia di solo un mese fa) alti gradi delle nostre forze armate addette all'approvvigionamento di armi e mezzi, appena in pensione passano al servizio (o vi ritornano in modo esplicito?) di industrie belliche come l'Ansaldo o l'OTO Melara, che producono indifferentemente per Iran e Iraq, che esportano anche sotto società di comodo francesi a paesi coperti dall'embargo Onu, come il Sudafrica, allora il problema va al di là di Spadolini e la Democrazia Cristiana deve avere il coraggio di aprire una riflessione politica seria su questo tema su cui il Congresso nazionale si è già pronunciato approvando la mozione del movimento giovanile dc.
Il nodo vero è quello compreso nelle norme della nostra Costituzione per cui è chiaro che il potere popolare esercitato dal Parlamento deve sempre venire prima delle spinte dell'apparato "militar-burocratico". Nonostante questo grande darsi da fare del Ministero pare invece che le industrie belliche e di "fagiani dorati", talvolta anche corrotti, contino ancora più della direzione politica liberamente eletta dal popolo italiano.
Non è un caso infatti che in questi giorni l'Ansaldo abbia annunciato la firma dell'accordo economico, con gli USA per la partecipazione italiana al progetto dell'SDI (le guerre stellari), prima ancora di una decisione per il sì o per il no del Governo e del Parlamento Italiano!
Dunque, caro ministro, chi comanda in Italia per quanto riguarda i problemi della Difesa della Patria?
Nell'attesa di conoscere finalmente una risposta, ci consenta, in onore anche a questi tanti giovani che sono morti per noia, negligenza umana, stupido militarismo, di dire con Don Mazzolari; "Primo: Tu non uccidere".













