Anno internazionale della gioventù e ventennale del Concilio: due appuntamenti uno stesso cammino
Questo numero speciale, dicevo, si apre con un'intitolazione provocatoria: «Gioventù senza futuro?», proprio a sottolineare come il problema del futuro del nostro pianeta sia non dissociabile da quello del ruolo delle giovani generazioni, e viceversa.
Il fascicolo può essere uno strumento utile per chi come noi sta conducendo una riflessione sulla questione-condizione giovanile, soprattutto perché gli scritti sono tutti di autori stranieri, che parlano soprattutto di casi stranieri. Si divide in cinque sezioni: «Gioventù senza futuro?» (con un confronto tra i movimenti giovanili d'Italia e America),'«La dimensione economica» (con particolare riguardo alla disoccupazione, vista nei casi cana9ese, olandese, cileno), «La dimensione del senso» (e cioè la religiosità e il livello esistenziale, studiata in Gran Bretagna e Ungheria), «La dimensione apocalittica» (pace e minaccia nucleare), «Risposte alternative ad un futuro di speranza», in cui si parla dei giovani come «nuovo paradigma profetico», e del loro rapporto con il Consiglio Mondiale delle Chiese.
Una sola notazione, rapidissima, riguardo all'editoriale che apre questo numero: i due autori, un canadese e un americano, ricordano la statura di Fonsk nella piazza della città belga di Lavanio. Fonsk, diminutivo di «Faons sapientiae», è un giovane sereno e gioioso, il quale sta a dire che è importante la giovinezza del cuore e la fiducia nella vita e nel mondo per godere dell'intimità di Dio. Partendo da questo binomio fede e giovinezza, e considerando che questo è l'Anno Internazionale dei giovani, ma anche quello del ventennale del Concilio e del Sinodo straordinario dei Vescovi, Coleman e Baum si chiedono, in riferimento a quest'ultimo appuntamento, se «non sarebbe appropriato per i vescovi, all'atto di riflettere conseguenze del Concilio, assumere come orizzonte ermeneutico per il loro giudizio l'impatto del Concilio sulla gioventù del mondo».
La risposta è una proposta: chiamare al Sinodo giovani cattolici di tutto il mondo, come «osservatori» con diritto di parola, e chiamarli per dimostrare che la Chiesa è per sua natura giovane, e che le sue strade sono le strade dei giovani.



















































