Un concerto in Piazza San Pietro?
.. È vero, non finisce mai di sorprendere! Quando si parla di un personaggio come Antonello Venditti non si ha bisogno di andare alla scoperta di chissà quale aggettivo per presentarlo. La serietà dei suoi testi di autore corrisponde alla semplicità del suo essere uomo. "È un'esperienza indimenticabile questa anche perché questa è la prima volta che mi aproa nuovi contatti che non siano quelli della sinistra pura".
È quello che Venditti ci ha dichiarato al termine del dibattito sul tema "Musica linguaggio di pace" al quale ha partecipato nella Tenda 010'2. "Sono arrivato a questa esperienza non certo casualmente ma per una mia precisa esigenza di animo e di cuore che mi porta a concepire la politica non più come uno strumento per difendere posizioni di parte, ma un atteggiamento libero verso la gente. La politica è un incontro con la gente e, quindi, non possiamo restare chiusi in stupidi preconcetti".
Nel corso dell'incontro in tenda, Venditti ha lanciato un importante appello: "sarebbe bene'', ha detto, "organizzare un grande concerto per la pace in Piazza S. Pietro".
A tal proposito gli abbiamo chiesto quali possibilità ci sono che questo si realizzi. "L'unico vero potere storico e culturale capace di gestire in termini positivi ogni tipo di atteggiamento che si richiami ai valori della libertà e della pace, propri dell'Italia e dell'Europa, è la Chiesa. È chiaro che quando parlo della Chiesa mi riferisco al suo nuovo ecumenismo. Il mio ultimo LP vuole essere proprio un ponte filosofico che leghi tutti gli uomini, le loro anime, in un altro mondo.
A Venditti abbiamo chiesto poi, alla luce di queste sue nuove confessioni, quale posto occupa nella sua vita l'immagine di Dio. "Sono stato educato molto severamente tanto che, in un primo momento, sono andato verso il fanatismo religioso, al limite della vocazione. Poi sono passato dalla parte opposta. Oggi, che sono padre, ho riscoperto il mio vero volto, ho riscoperto Dio".
Abbiamo poi chiesto se la pace può essere considerata uno strumento per l'affermazione dell'amore o un fine da raggiungere. Venditti, con la stessa pacatezza con cui ha condotto il tono della intera intervista, ci ha risposto: "È fine e strumento allo stesso tempo. Senza amore però non c'è pace ma senza pace sociale non vi può essere amore''. "A Rocky e Rambo, come personaggi ispirati ed ispiratori della violenza, credo che non si possa porre nessuna alternativa perché si è voluto rendere mito qualcosa che, invece, non può e non deve esistere nelle coscienze degli uomini. Dobbiamo convincerci che è certamente meglio scoprire bene il sesso applicato all'amore anziché assistere ad un film che semina solo odio, perché la violenza, anche quella in risposta ad altra violenza, è comunque da eliminare''.
"Ritengo che il successo autentico", ci ha detto ancora Venditti, "è quello che ciascuno ha dentro di sè e che ti consente di essere sempre responsabile e savio. Il mio più grande successo, da questo punto di vista, è Sora Rosa, nato proprio dall'approccio che i nostri padri avevano con la religione''.
Per finire, ci siamo richiamati all'ultimo successo di Venditti dedicato al figlio; una dolce poesia che s'intitola appunto "Caro Peppino". Gli abbiamo chiesto cosa vorrebbe che il suo Peppino non conoscesse della vita e cosa vorrebbe, invece, che egli amasse più di tutte. "Peppino deve conoscere anzitutto la vita. Questa canzone è un inno alla nascita ea questa avventura meravigliosa. Ma se non riesci a viverla con autentici valori, non c'è dubbio che la vita è un suicidio".



















































