Mille giovani in viaggio per parlare di pace
Un porto, una nave, mille giovani. Aria di festa. Ci sono tutti gli ingredienti per quella che si presenta come una possibile, straoridnaria, grande avventura. Il Giò 2 comincia così come una scommessa che facciamo con noi stessi. Nessun cedimento alla tentazione della politica spettacolo, quindi, nessuna conversione al gusto dell'effimero, magari un po' snob. La nostra avventura, invece, la scelta stessa del tema della pace, hanno un significato ben preciso: la nave vuol rappresentare, infatti, il simolbo del viaggio dei giovani attraverso i mari e le tempeste della storia dell'uomo.
E noi di questa nave siamo l'equipaggio una generazione che si interroga sul perché e sui come possibili dell'evoluzione umana, sulla genesi e sull'essenza della violenza, sulle possibilità di costruire una cultura della pace.
Il Giò 2, insomma, non vuole essere la solita festa di partito, dove far sfilare in diligente ordine uan schiera di nomi importanti, di volti conosciuti, di amici fedeli. Vogliamo invece incontrarci per conoscerci meglio, parlare, discutere e riflettere insieme. Per questo abbiamo scelto un tema importante ed impegnativo come quello della pace, per questo abbiamo invitato a parlare con noi scienziati, filosofi, artisti e poeti.
«Se vuoi la pace costruisci la pace»: uno slogan che ci siamo ripetuti spesso in questi anni e che sintetizza bene quello che intendiamo con questo apputnamento. Pace
per noi significa certo rifiuto della guerra e di ogni tipo di violenza, ma pace è anche sviluppo, pace è solidarietà tra popoli, terre, culture e generazioni diverse.
Non è possibile parlare della pace se non si parte dall'uomo se non si prende coscienza che al centro della storia c'è l'uomo con i suoi problemi e la sua grandezza se non si è convinti che sviluppo e progresso sono tali solo se al servizio dell'uomo.
Eppure ma come nella nostra epoca i confini tra guerra e pace sono stati fragili, inconsistenti, precari; mai come in questi anni concetti così diversi come quelli di scienza e terrore, tecniologia e distruzione hanno rischiato di confondersi e di coincidere.
Ci si ferma solo un attimo ad ascoltare le parole di chi parla di pace, di violenza, di civiltà dell'amore. Poi si passa avanti, si continua a rincorrere egoismi, potenza e sogni di gloria, finché si arriverà, un giorno, non so quanto lontano, all'annientamento. Sta a noi oggi scegliere un'altra strada.
Zaccagnini una volta parlando consigliò ai giovani di attaccare il carro della politica ad una stella, la più alta nel cielo, per spostare anche di un solo passo in avanti verso l'utopia il confine del possibile e del realizzabile.
Crediamo che nel mare, dalla nave di Giò 2 quella stella potrà essere più visibile e forse un po' più vicina.


















































