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Sesta sessione

La pace tra realismo ed utopia: i limiti del pacifismo

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I giovani della Democrazia Cristiana da sempre sono impegnati in prima linea nella lotta per la pace. Lo stanno a testimoniare tutti i documenti di questi anni, a favore della lotta per i diritti civili e di quei popoli che lottano per la libertà contro ogni dittatura, di qualunque colore sia. Lo testimoniano soprattutto i fatti: le tante vittime anche tra i giovani dc in America Latina, tra gli studenti argentini e cileni, o la denuncia coraggiosa sul «vietnam russo», l'Afghanistan, fatta nel Festival Internazionale dei giovani di Mosca, dell'agosto scorso.

Da sempre i giovani dc, con la loro scelta per l'obiezione di coscienza ed una difesa popolare del Paese dimostrano l'intenzione di costruire la pace, senza pregiudizi di parte, senza posizioni pregiudiziali di partenza. E tuttavia, insieme alle altre associazioni cattoliche il movimento giovanile dc da sempre mette in guardia contro un modo di essere per la pace, unilaterale, rozzo, incapace di vera lettura politica, incapace di una lettura seria della situazione politica internazionale.

Per questo è il caso di riflettere sulla pace, su un sentimento comune a tutti, ma da tutti sentito un po', talvolta come un desiderio individuale, quasi che essere magari gli unici superstiti, per paradosso, di una guerra nucleare, possa far stare tranquilli.

No, la pace non è semplice sopravvivenza personale, né tantomeno nazionale, ma è la costruzione di una società giusta là dove si vive e si opera, la costruzione di rapporti veri, franchi, tra singoli, tra istituzioni nazionali e tra Stati. 

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