GIO'1
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Quinta sessione

Cosa faremo da grandi? Professioni e mestieri di domani

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Nuova Politica - Cosa faremo da grandi? Professioni e mestieri di domani

Professioni e mestieri di domani, un tema che chiama in causa altri grandi problemi: il futuro, l'occupazione, il peso della ricerca nel nostro paese.

Un noto giornalista televisivo Piero Angela, ha di recente affermato che «il futuro non è qualcosa che esiste per conto suo, è qualcosa che si modifica continuamente agendo sul presente. È come una partita a scacchi, di cui nessuno può prevedere l'esito: perché dipende appunto dalle mosse che si compiono». Ma chi le compie oggi queste mosse nel nostro Paese? E quanto possono influire i giovani nella costruzione del proprio futuro ed in quello del Paese?

La tecnologia a detta di tutti ci dona grandi leve di trasformazione della società, ma pone

anche il. problema di un suo uso che incrementi produttività e lavoro per tutti.

Inoltre il governo di un'era tecnologica imporrà capacità e conoscenze diverse da quelle attuali fornendo una prima selezione, e rimandando ad una successiva nel campo del lavoro. In breve, il futuro, ci riserva sorprese circa l'evoluzione dei mestieri: alcuni cresceranno altri si svaluteranno fino a scomparire o a trasformarsi irrimediabilmente.

Ciò impone un rapido cambiamento del sistema culturale, in primo luogo in quello educativo. A cominciare dalle scuole primarie per arrivare alle istituzioni universitarie ed alla ricerca, pubblica e privata.

Se arriveranno mai le riforme scolastiche che si attendono da decenni, dovranno tener conto di mutate esigenze educative: il mercato del lavoro e le nuove tecnologie impongono non tanto una conoscenza specialistica, quanto una conoscenza «diffusa», per area culturale. Ciò è dovuto anche al notevole cambiamento del mercato del lavoro, che impone la fine dell'idea di «posto fisso» per passare ad una idea di «mobilità» all'interno di una data area di conoscenza e professionalità.

Dunque, se i giovani vogliono essere protagonisti del loro futuro debbono imporsi una veloce e radicale lotta per una scuola ed una università maggiormente legata ai cambiamenti della società, con un sistema educativo che valorizzi l'unica vera merce di scambio di una futura società della informazione: i cervelli, il pensiero, la crescita culturale.

Nello stesso tempo si devono rafforzare nella società i canali informativi ed orientativi alle professioni, tenendo conto anche delle nuove professioni, e del bagaglio che comportano in termini di cultura e di preparazione tecnica. Risolvere l'annoso dilemma del rapporto scuola – lavoro, del rapporto ricerca scientifica – mondo del lavoro, vuol dire ipotizzare una armonia nello sviluppo di un Paese in transizione gradualmente ma irreversibilmente verso il futuro.

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