L'associazionismo, nelle sue varie forme, assume da sempre un ruolo di primo piano nella creazione delle politiche giovanili. Abbiamo chiesto ad alcune associazioni di formulare brevi riflessioni sul tema del rapporto tra giovani e impegno politico. Queste riflessioni possono servire da arricchimento e da stimolo per il dibattito nel Movimento Giovanile Dc.
Domande:
- Cosa pensate del rapporto tra giovani e politica?
- Cosa pensate dei movimenti giovanili dei partiti? Che ruolo possono avere in futuro?
- Ritenete necessaria la creazione di occasioni di educazione all'impegno socio-politico per i giovani? Se sì, in quali forme?
Azione cattolica Italiana
1. Il rischio è di un mancato incontro tra giovani e politica. Non sembra però completamente corretto pensare ad un "ritiro", tutto sommato volontario, dei giovani dalla politica, ma occorre focalizzare l'attenzione sul fatto che la politica rappresenta una possibilità impedita. Se questo è vero, non si può parlare di un completo disinteresse per tutto ciò che è politico, per le dimensioni comuni dell'esistenza. L'unica forma di coinvolgimento possibile resta però per molti quella di cedere a proposte che parlano alle viscere della gente e non alla ragione. Così il rifiuto delle ragioni di quanti hanno contribuito al disastro della vita pubblica può trasformarsi in rifiuto della ragione tout court. La risposta non può avvenire semplicemente tentando di esorcizzare i fermenti di novità, ma cercando di interpretarli e creando le premesse per un sistema politico in cui le persone si possano accorgere di contare, in primo luogo attraverso l'espressione del voto.
2. Il ruolo dei movimenti giovanili dei partiti in genere appare alquanto ambiguo, in quanto ad osservarli dall'esterno si coglie più che altro la difficoltà di coniugare generosità d'impegno e possibilità offerte dal sistema politico. A volte non si capisce cosa abbiano ancora in comune con il partito di appartenenza certi gruppi giovanili, altre volte si assiste a giovani precocemente invecchiati e assolutamente indistinguibili dal partito. Il ruolo dei movimenti giovanili può essere giustificato se essi rappresentano in questa fase il bisogno di novità presente nel paese, un bisogno che ha l'esigenza di esprimersi e non di essere negato. Se i giovani riuscissero a far capire questo ai loro partiti, già sarebbe un buon successo. Bisognerebbe inoltre che essi si facessero promotori di una solidarietà ideale tra i giovani in Europa, con la speranza di riuscire ad offrire a tanti delle ragioni ideali, da far valere contro gli oscuri richiami ai miti della forza, della razza, della violenza, che ritornano nelle giovani generazioni europee.
3. La natura ecclesiale dell'Azione Cattolica la orienta verso la costituzione di scuole di formazione alla politica come sensibilità alla costruzione della casa comune, e non come serbatoio di futuri quadri di riferimento, nella convinzione che occorre una sensibilità diffusa alla politica.
Gioventù aclista
Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani
1. Proprio per capire che cosa si sta muovendo su questo fronte, Gioventù Aclista ha lanciato una campagna nazionale dal titolo "Partecipo... ergo sum". Ci sembra infatti che non manchino segnali di forte novità: il famoso allontanamento dei giovani dalla politica è fenomeno iniziato da tempo, ma non ancora compreso fino in fondo.
Oggi Gioventù Aclista preferisce parlare di allontanamento dalle forme tradizionali della politica. Non pensiamo ai giovani così come ce li descrive il Censis, cioè "orizzontali", appiattiti nel privato e nei propri piccoli o grandi egoismi.
Da qualche tempo, invece, da altre strade i giovani stanno tornando alla politica attraverso modalità e percorsi inediti.
Esiste una fioritura di tanti gruppi informali che, pur interrogandosi seriamente sul senso della politica oggi, non usano i linguaggi soliti, non si fanno organizzare o strumentalizzare, e quindi risultano "indigesti" o poco comprensibili. Forse il problema non sono i giovani, ma l'incapacità da parte delle "agenzie politiche" tradizionali a creare o almeno a decifrare nuove forme organizzative e nuova cultura politica.
2. Anche i movimenti giovanili di partito dovrebbero interrogarsi molto seriamente sulle radici profonde di questi nuovi segnali che giungono dal mondo giovanile. in parte hanno cominciato a farlo, ma la posizione dalla quale essi guardano alla realtà sociale e politica non è oggi delle migliori. Da tempo Gioventù Aclista si interroga sulla validità di un'esperienza associativa esclusivamente giovanile: crediamo che i problemi e le perplessità si possano legittimamente moltiplicare nel caso di esperienze giovanili di partito. Vediamo dunque con grande difficoltà il futuro di queste ultime proprio per l'incapacità congenita a coordinare ed interagire in modo fertile i tempi della politica e i tempi dell'educazione. Mai come oggi è vera l'affermazione sturziana che vuole che il politico nasca da ciò che politico non è. Il nuovo impegno civile che sta mettendo silenziosamente radici tra i ragazzi e le ragazze degli anni '90, crescerà in ambiti e attraverso esperienze che travolgeranno le vecchie strutture organizzative di partito. Per amore di verità bisogna però notare che analoghi problemi vivono già le esperienze associative più datate.
3. No solo di occasioni c'è bisogno, ma di itinerari fatti "sul campo", con esperienze concrete di impegno: non si educa alla politica stando in laboratori protetti o in accademie cenacolari. Ma tali itinerari devono avere alcune caratteristiche senza le quali rischia di mancare totalmente gli obiettivi. In primo luogo devono essere luoghi di ricerca e di ascolto, materie davvero scarse tra chi fa politica nel nostro paese. La seconda pista ci sembra quella della ricerca e della pratica di un nuovo impegno civile che scardini il falso confine tra impegno sociale e impegno politico: troppo spesso tale demarcazione ha lasciato la politica in mani poco affidabili, e altrettanto spesso ha chiuso esperienze di cambiamento reale in una minorità mortificante. Infine si devono creare esperienze di democrazia: oggi i giovani hanno a loro disposizione moltissimi ambiti di impegno, molti meno per praticare politica, ma – se ci pensiamo bene – quasi nessuno dove sperimentare democrazia.
Giovani CISL
Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori
1. È certamente una sfida tentare di definire il pianeta giovani. Coloro che sono abituati a schematizzare e a catalogare si possono trovare spiazzati di fronte a un mondo giovanile che non si lascia inquadrare in schemi precostituiti, anche per quello che riguarda il rapporto con la politica. Non è infatti semplice sciogliere la contraddizione, da una parte, tra una visione edonistica e consumistica degli atteggiamenti dei più giovani e la scoperta, dall'altra, di una generazione che non si occupa più soltanto di avere un buon rapporto con la realtà politica e sociale ma esplora la possibilità di essere protagonista direttamente di un proprio progetto di vita. Non sembra essere vero che i giovani privilegiano il privato, il proprio io, a discapito di un impegno politico e sociale per mànacanza di ideali, identità, spinta etica. Il fenomeno del volontariato sarebbe allora inspiegabile. Il problema vero è che forse mancano seri punti di riferimento, credibili modelli culturali e sociali in cui identificarsi.
2. I movimenti giovanili dei partiti hanno svolto nel passato, e in parte svolgono ancora oggi, un ruolo importantissimo in termini di confronto, formazione, crescita, promozione sociale delle nuove generazioni. Da sempre hanno costituito da una parte "palestra" politica per i giovani, dall'altra "laboratorio" per nuove idee e proposte. C'è obiettivamente però una crisi di consenso nei loro confronti, a nostro avviso giustificabile. In un momento difficile come questo, dove all'emergenza economica si sovrappongono quelle legate alla corruzione e alla criminalità, l'unica via possibile sembra quella di rimboccarsi le maniche e ricostruire tutto da capo. detto in altre parole bisogna ricominciare dalla gente, dai suoi problemi, dal suo giusto pretendere equità e solidarietà. Tutto questo è possibile solo se si dà un taglio netto, se si prendono le distanze da atteggiamenti sbagliati, dai troppi errori commessi dai partiti nel passato. I movimenti giovanili dei partiti avranno un ruolo nel futuro? Sì, ma solo se sapranno "rinascere", se andranno a cercare i giovani nel loro mondo e soprattutto se avranno il coraggio di essere protagonisti del cambiamento.
3. La formazione è sicuramente uno degli strumenti principali per ritessere le fila del rapporto tra giovani e politica, e più in generale tra giovani e impegno sociale. Anche la Cisl da anni sta sperimentando questo terreno offrendo ai giovani occasioni di formazione e approfondimento diversificate. È attraverso la formazione che si può combattere il clima generale di disfacimento dei valori solidaristici che interessa questa delicata fase della vita del nostro Paese. Ed ancora grazie alla formazione è possibile far conoscere le radici e i valori morali dell"'altra" faccia dell'impegno politico e sociale. Non quello animato da logiche di setta, di appartenenza, di corporativismo. Chiamateli Cobas, oppure Leghe: è la stessa cosa. Hanno di fondo tutte la stessa anima interessata al particolare, al proprio "orticello" e hanno perso completamente di vista il bene comune. Hanno completamente calpestato – complici i-mass media pronti a far da megafono – uno dei più importanti valori per una società: la solidarietà.
FUCI
Federazione Cattolica Universitaria Italiana
1. La politica come arte di saper adeguare alle nuove esigenze e nei diversi contesti la domanda insopprimibile di relazionalità presente in ogni persona, si caratterizza in modo peculiare per una dimensione progressiva e dinamica. I giovani, proprio in tale ottica, possono essere i migliori protagonisti per suggestionare con l'apertura al futuro l'impegno politico presente. Ai giovani spetta dunque il compito profetico di guardare avanti, senza esaurirsi nella visione dello strettamente contingente, di immaginare un mondo migliore ma, nello stesso, di assumere in modo responsabile l'onere di costruirlo. In tal modo, i giovani sono chiamati a superare le storture e le degenerazioni di oggi e ad investire forze oneste e sane per il futuro. In questo compito si dovrà avere il coraggio della denuncia, la serietà della proposta, la consapevolezza di una storia che ci ha preceduto. Risulta dunque fondamentale, in questa situazione di profonda crisi che sta vivendo il Paese, una crisi non solo di forme e di regole ma anche di principi e di valori, la presenza di giovani che guardando con occhi nuovi sappiano esprimere la voglia di cambiamento ormai diffusa nella società.
2. Si deve iniziare il discorso nella prospettiva più ampia dei partiti. E' inutile illustrare in questa sede il loro fondamentale contributo per la creazione e il rafforzamento della democrazia nel nostro paese. Svolgendo il preziosissimo ruolo di raccordo e di rappresentanza degli interessi nonché di strutture di formazione politica, i partiti hanno permesso una larga partecipazione dei cittadini alla dimensionne civile. Venutasi a creare una rottura di tale rapporto in seguito al processo degenerativo di autoreferenzialità che ha colpito i partiti, si pone urgente l'impegno per ridare nuovo significato e valore a questi strumenti di democrazia. I movimenti giovanili dei partiti hanno sicuramente svolto nel passato un duplice compito: strumento di espressione della dimensione giovanile e strumento di sensibilizzazione politica dei giovani.
Proprio per questo si evidenzia in maniera chiara il ruolo fondamentale che dovrebbero assumere tali soggetti politici giovanili: rigenerare la forma partitica alla luce delle nuove e non più procastinabili regole di concorrenza democratica, prima tra tutte quella elettorale. Purtroppo è invece evidente il fenomeno aberrante che ha riproposto, in maniera caricaturale, anche a livello giovanile, le dinamiche e le logiche che hanno determinato la crisi della forma partito.
3. La necessità e il desiderio di approfondire, da un punto di vista formativo, la dimensione politica è particolarmente presente nei giovani. Ne è conferma il loro alto numero fra i partecipanti alle scuole di formazione alla politica che sono nate nelle varie diocesi italiane su iniziativa dei Vescovi locali. Bisogna, dunque, rispondere a questa domanda in modo rigoroso ed intelligente, senza confondere il livello formativo con quello della concreta partecipazione.
In tal modo è necessario far riconoscere il profondissimo valore della dimensione della cittadinanza attiva e della chiamata a contribuire in maniera responsabile alle sorti del Paese. Risulta però fondamentale la coerenza, al fine di non cadere nella logica delle due verità per cui ciò che si afferma non deve corrispondere necessariamente a ciò che si concretizza nell'azione. Non tenere conto di questo significa, infatti, ipotecare in maniera grave l'attività di formazione, facendo perdere ogni valore ai concetti espressi.
Gioventù federalista europea
1. Nonostante il "riflusso" degli anni '80 siamo certi che la maggioranza dei giovani abbia ancora interessi di natura politica, desideri informarsi su ciò che accade in Italia e nel mondo, non sia indifferente all'evoluzione degli eventi che quotidianamente cambiano la nostra vita e la società in cui viviamo.
2. Altra cosa è la partecipazione in prima persona alla attività politica: solo una piccola minoranza di giovani milita in organizzazioni di natura politica, mentre una proporzione crescente si orienta per un impegno nel mondo del volontariato. Anche coloro che militano in organizzazioni politiche scelgono preferibilmente associazioni o movimenti piuttosto che seguire i tradizionali canali delle gioventù dei partiti. Questo è espressione di una serie di istanze di trasparenza, di pulizia, di democraticità, di serietà che il giovane non coglie nel mondo dei partiti. Occorre, oltre alle operazioni di estetica – quelle volte cioè a mutare l'immagine dei partiti e dei loro rappresentanti – che venga recuperata la dimensione sociale della politica. La politica deve tornare ad essere il luogo di discussione e lo strumento di soluzione dei problemi sollevati in una collettività dai bisogni dei singoli e delle varie collettività intese nel loro complesso. Ritengo che questo sia possibile solo attraverso una effettiva e reale democraticità nell'ingresso all'interno dei partiti politici e nella loro gestione, dal momento che essi sono – giustamente – deputati a gestire quella cosa così delicata e spesso deviante che chiamiamo "potere".
3. La creazione di una coscienza sociale e politica nei cittadini è fondamentale per la conservazione dei caratteri democratici di un paese. Non è però con la tradizionale immagine dei partiti politici visti operare in questi primi 50 anni di vita della Repubblica che una tale coscienza può formarsi. L'appiattimento della progettualità politica in forme di autoconservazione del potere ha – con le implicite degenerazioni – minato alle fondamenta la credibilità dei partiti. Il momento della formazione può essere un'occasione di crescita sia per i giovani che per coloro che, già inseriti nei meccanismi dei partiti, devono con questo confronto affrontare in modo nuovo il loro rapporto con la politica. Formare e diffondere le responsabilità della realizzazione di piccoli progetti da parte dei giovani può essere un modo per aiutare a sviluppare una coscienza politica oltre che la capacità di gestire la cosa pubblica.
Movimento giovanile coltivatori diretti
1. Sono essenzialmente due gli atteggiamenti dei giovani del mondo rurale verso la politica: possono coincidere, coesistere, oppure divergere a causa della situazione socio-economica, politica e del clima culturale. Da una parte la "politica" è "quello spazio di impegno" in cui partendo dalla propria condizione esistenziale i giovani partecipano alla vita democratica del Paese e alla determinazione del "bene comune", come cultura dell'"essere insieme comunità" prima ancora che come attività che ordina fatti economici e sociali. Dall'altra parte la politica è la risorsa (non l'unica, ma sicuramente fondamentale) che il sistema democratico offre ai giovani per controbilanciare la tendenziale perdita di ruolo del mondo rurale conseguente alle trasformazioni economiche e culturali, nonché per partecipare (anche tra difficoltà e conflittualità) alla trasformazione lottando per avere la possibilità di esserci e di governare il rinnovamento. All'interno di quel patrimonio ideale e culturale che ci ha visto nella storia strettamente collegati alla Dc, i giovani si sono sempre battuti per un rapporto chiaro, basato sulle proposte, richiedendo a più riprese la distinzione dei ruoli politici e sindacali. Una sovrapposizione di tali ruoli toglie autonomia al sindacato, fa pesare interessi di conservazione della "rete" così creata (correntizi, occupazione dei posti) che non sempre coincidono con quelle di rappresentanza del mondo rurale; infine, col tempo sclerotizzano sia il sindacato che il partito rispetto ai ruoli e ai compiti che essi hanno di fronte a tutta la società. In questo momento i giovani che lavorano nell'impresa familiare o in qualche modo sono coinvolti nella sua attività, hanno un'immediata percezione dell'importanza della politica perché tutti sanno, più o meno razionalmente, che la "questione agricola" (e quella economica più in generale) è una questione "politica", tra l'altro non solo nazionale.
2. Innanzitutto i movimenti giovanili devono cercare di essere sempre meno area di parcheggio dei giovani che vengono "allevati" secondo il miraggio della promozione tramite cooptazione.
Nonostante questo, proprio per il valore del progetto di impegno nella società, i movimenti giovanili sono un'importante risorsa su cui occorre investire. Occorre investire in essi senza porre vincoli che non siano quelli del rispetto e della conoscenza del patrimonio culturale, morale e ideale, citato sopra, attenti al fatto che i giovani entrino in un rapporto formativo-educativo con il meglio di ciò che i partiti sanno esprimere in quanto a laica (libera e verificabile) ricerca delle ragioni di un impegno delle proposte concrete e degli esempi di vita forniti dai dirigenti "senior". Oggi per rinnovare il "popolarismo" si impone la necessità di educarli alla ricerca, personale e come cultura politica della mediazione culturale "forte" tra valori di solidarietà, legalità e valore delle regole, con le esigenze di funzionalità e managerialità. Solo un partito e un sindacato che ricercano condizioni di salute morale buona, possono permettersi questo rapporto in termini positivi. Da una parte i movimenti giovanili devono superare il "giovanilismo" che è residuo di rapporti troppo paternalistici, dall'altra parte, partendo dai problemi dei giovani devono saper avvicinare le cime della riflessione più disinteressata poiché questa è la grande ricchezza del "tempo dei giovani". E' un cammino che i giovani devono fare prestando sempre attenzione alla qualità della loro interazione; del rapporto iogruppo, io-società. Siccome andiamo verso una situazione di maggiore evidenza e responsabilità dei leaders e dei progetti che essi sanno esprimere, occorre una maggiore capacità di confronto, sia sul piano culturale che su quello psicologico, occorre saper vivere in termini positivi il clima di una maggiore competitività sulle proposte superando la microconflittualità delle situazioni di non governo.
3. Rispetto alla politica possiamo rinvenire i seguenti atteggiamenti:
a) coloro che si sentono "in gioco" anche se con grosse difficoltà oggettive da affrontare (problemi economici del mondo rurale) e canali di rappresentanza degli interessi da ripensare e chiarire nel contesto della trasformazione rinnovamento del ruolo dei partiti, delle istituzioni, infine nostro. Questi giovani sono attivi, consapevoli del patrimonio ideale e storico che ereditano, anche se la complessità della situazione non li risparmia da errori e contraddizioni.
b) coloro che vivono una sorta di "risentimento" perché si sentono abbandonati a se stessi. Un tempo questo atteggiamento generava riflusso nel privato o uno stile "protestatario" che era una sacca di malcontento incapace di esprimersi politicamente, recuperabile con un richiamo un po' paternalistico e rassicurante (specialmente se i fatti economici lasciavano intendere motivi di conforto). Attualmente al Nord ciò può costituire motivo di una fuga verso la Lega Nord.
c) coloro che temporeggiano aspettando che passino i momenti peggiori cambiando il meno possibile. Spesso sono parte dei giovani già inseriti nei ruoli dirigenziali che adeguano (più o meno implicitamente) le loro aspettative e il modo di ragionare alle logiche di continuità di quelli che possono promuoverle o bocciarle. Tra loro ci sono anche quei giovani che – avvertendo la difficoltà del momento – faticano, non senza ragione, ad orientarsi e ad intraprendere un ruolo "promotore". I più intelligenti si incontrano e cercano il dialogo soprattutto con quelli del punto "a"; preoccupano invece coloro che sentendosi scavalcati si adattano a forme di opportunismo a tutto campo.
AGESCI
Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani
1. I giovani, con la loro potenziale carica di idealità, di voglia di fare e di rischiare, possono dare molto alla politica intesa come partecipazione del cittadino alla costruzione del bene comune. Gli spazi attraverso i quali oggi si può esercitare un'attività politica sono molti; associazioni, movimenti, centri di cultura sono solo alcune delle occasioni in cui si può sperimentare il gioco complesso ed affascinante della democrazia. Questi spazi permettono ai giovani di fare quel minimo di esperienza necessaria per iniziare ad affrontare l'impegno politico nelle istituzioni. Riteniamo importante l'esistenza di un percorso che veda passare i giovani attraverso esperienze di impegno personale, poiché è in questo cammino che si impara a impegnarsi secondo un ideale e a dare un senso alla propria azione in favore degli altri.
2. I movimenti giovanili dei partiti sono importanti perché possono contribuire a fornire occasioni ai giovani per avvicinarsi in maniera concreta alla politica attiva. Sarebbe auspicabile che questi divenissero momenti di crescita culturale e non luoghi di indottrinamento verso individui che stanno ancora formando la propria personalità e quindi facilmente condizionabili. Occorre un grande senso di responsabilità nel gestire tali movimenti, affinché divengano una reale occasione di crescita per coloro che transitano in questo tipo di esperienza. In un momento in cui è fortemente sentita una crisi di valori fondamentali di riferimento e grande è la richiesta di onestà, concretezza, idealità, il ruolo che queste realtà possono assumere per il futuro non può che essere finalizzato a consolidare tali aspettative nel quadro di proposte politiche che mirino a realizzare gli ideali delle singole organizzazioni.
3. Riteniamo necessaria e indispensabile la creazione per i giovani di occasioni di educazioni di educazione all'impegno socio-politico: le forme possono essere diverse; quello che ci sembra importante è che le varie agenzie educative, sia quelle istituzionali (scuola, famiglia) che le altre (associazioni, movimenti, ecc.), propongano una linea educativa complementare che abbia come obiettivo primario, l'educazione del giovane alla responsabilità personale. Determinati valori, quali la libertà, la pace, l'onestà, il rispetto dell'altro, il servizio gratuito per il bene dell'altro, dovrebbero essere proposti da tutte le agenzie soprannominate.






















































