Dibattito

Una rinnovata capacità di rischiare

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Nuova Politica - Una rinnovata capacità di rischiare
Nuova Politica - Una rinnovata capacità di rischiare
Si può applicare anche in politica la rivoluzione dell'amore di Cristo.

Discutere sul ruolo di un partito come la Democrazia cristiana all'interno della crisi di un sistema e comunque in generale, equivale a parlare del senso della politica nel suo significato più profondo, e quindi anche dei politici e dei loro comportamenti culturali e fattuali. L'approdo iniziale e finale di tutto questo parlare dovrebbe essere, perché non sempre lo è, la gente, la comunità civile in tutte le sue formazioni ed espressioni e verso cui si indirizza l'azione politica messa in atto dai politici.

Non è tanto un gioco di parole quanto detto, ma piuttosto lo specchio di una situazione che vede insieme politica, politici e comunità civile senza che si possa considerarli separatamente, anche se non sono sempre legati dal rapporto necessariamente finalizzato al raggiungimento del bene comune secondo programmi seri e controllo continuo di questi e di chi li propone.

L'accresciuta importanza della politica, a cui però non corrisponde una affezione maggiore dei cittadini ad essa, deriva dalla nascita e dallo sviluppo di quello che si può definire un mondo nuovo: le innovazioni e le trasformazioni hanno creato e continuamente creano condizioni nuove per il ragazzo, per il giovane, per l'uomo e per la donna, per gli anziani, un modo nuovo di vivere, di morire, di lavorare, di amare, di esercitare il potere. Tale analisi sommaria la possiamo giudicare scontata, ma meno scontato è il fatto che queste continue mutazioni nei processi culturali e sociali, provocano in alcuni la speranza ed in altri suscitano inquietudini. Infatti alcune società come la nostra diventano più ricche, ma la massa degli schiacciati, degli esclusi, di coloro che subiscono in qualunque modo si voglia, diminuiscono di poco. Anzi i tempi cambiano, ma le ingiustizie e le violenze assumono un volto nuovo. L'azione politica di un partito popolare, democratico e nazionale di ispirazione cristiana, non può non cominciare qualsiasi riflessione o discorso partendo da questo stato di cose che è dovuto ad una mancanza di ideali umani e di progettualità coraggiosa che determina un lasciarsi trasformare dagli eventi e dai processi di cambiamento, piuttosto che guidarli con cuore ed intelligenza.

Fare politica, richiede oggi serietà più che mai. Perché oggi la politica impegna il futuro. Noi costruiamo città, modelliamo la natura, condizioniamo la salute degli uomini del duemila. Occorre che un partito come il nostro, nel riappropriarsi degli spazi e dei compiti che gH sono propri e ritirandosi da quelli che ad esso non competono, sappia scoprire i punti nevralgici del futuro, per prevederli, usando sempre come chiave di lettura e criterio decisionale la centralità dell'uomo e della sua dignità che non tollera compromessi e svendite di alcun genere.

Tante sono le vie che occorre percorrere perché la Dc raggiunga questo obiettivo secondo le giuste metodologie. Alcune vengono in mente con la forza dell'urgenza, senza ipocrisie. Occorre rinnovare le coscienze e formarle permanentemente. Tanta strada è stata fatta in questi anni, ma ancora il più è da farsi, ed-è troppo poco sapere che sono stati raggiunti dei punti di non ritorno perché questo non può bastare. Chi si dedica alla politica nel nostro partito deve capire che questo eminente servizio sociale richiede speciali capacità e doti, o meglio una vera vocazione, ed esige che le necessità della comunità siano anteposte a considerazioni di altro genere e dobbono superare totalmente la ricerca di interessi personali e di gruppo.

Occorre rinnovare gli strumenti di partecipazione e di stimolo dell'impegno di tutfi i militanti per evitare un'aberrante burocratizzazione ed oligarchie onnipotenti, e rinnovare gli strumenti di indagine dei fenomeni sociali per non essere al traino degli avvenimenti e per fare insieme entusiasmanti progetti e quindi rischiosi.

Dove non c'è rischio vuol dire che lì è stata uccisa la speranza di cambiare. Può sembrare, questo concetto, il rifiuto della cultura della mediazione, e lo è, ma non di quella migliore, ma di quella che tutto vuol comporre perché nessuno rischi e perché tutto rimanga «in equilibrio».

Occorre rinnovare i metodi di reclutamento, perché è difficile che oggi possa trovare spazio e sostegno chi non ha alcuno alle proprie spalle, ma soltanto tanta voglia di fare qualcosa di importante per se stesso e per gli altri attraverso la politica. Si parla troppo del partito e nel partito, e troppo poco della società e nella società. È giunto, quindi, il momento di fissare una realtà fondamentale, un'idea-forza senza la quale distorsioni e degenerazioni del sistema sono inevitabili: il partito non è un valore assoluto, così come non è un valore assoluto la sua unitarietà, quando non sono chiari i motivi dell'unità invocata determinandosi un vero appiattimento di tutto. Il partito è uno strumento di servizio e come ogni strumento deve essere utile, deve servire a qualcosa, deve essere continuamente impregnato di significato. Nessuna costituzione formale o affermazione di principio sulla sua necessarietà, può conferire ad un partito quel significato che solo la coerenza con i propri ideali ed il bene comune come obiettivo possono dargli. Ora un partito non ha più molto significato per la gente, se è rannicchiato in se stesso con la smania delle percentuali, e il suo linguaggio e la sua attività non sono comprensibili. Non serve più a nulla quando parla per sillogismi precostituiti, per sottintesi polivalenti, per messaggi a distanza sibillini, e quando le tendenze non sono il frutto di una elaborazione culturale e politica, ma solo il prodotto degli interessi di singoli e di schieramenti. In questo modo viene ucciso l'umanesimo cristiano che ci è proprio, viene mortificata la popolarità del partito e ne viene svuotata di sostanza la sua democraticità. La teoria della non appartenenza allora, se riflettuta con onestà intellettuale, non è tanto un'astrazione cervellotica, ma è l'espressione di un'esigenza diffusa negli animi di quanti vogliono una politica più comprensibile, più concreta, più democratica e, quindi,più a misura d'uomo. Ma è anche lo stile nuovo di chi vuole fare politica in modo diverso, libero, legato solo allo sviluppo di ideali ed alla concretizzazione di valori. È insomma la novità per chi intende la politica come servizio ad una comunità e non ad una organizzazione economica o ad un partito, peggio ancora ad una corrente o peggio peggio ançora ad un capo corrente.

E un messaggio politico che ha diviso e divide ancora, mentre è ciò che dovrebbe maggiormente unirci nel ribaltamento della mentalità finora imperante e che tanti guasti ha provocato. L'ispirazione cristiana che ci anima dovrebbe fare della Democrazia Cristiana, che da qualche tempo ha riscoperto il gusto di una ritrovata parte di credibilità, più che la nuova sinistra del paese, tesi suggestiva e vera, una forza addirittura rivoluzionaria. Rivoluzionaria contro ogni grigiore, contro ogni stagnazione, contro ogni caduta di tensione morale sia nei fini che nei mezzi del far politica. Dobbiamo recuperare ancora di più, la coscienza di una identità matura e completa per essere convinti interlocutori di chiunque senza subordinazione alcuna e privi della paura di tutto ciò che è vivo e che si muove nella società. Soprattutto non subordinati a chi intende e pratica la politica facendo leva sull'effetto dell'immagine e delle parole e sulla realizzazione dei bisogni soltanto immediati. Finalmente su questa direzione avverrebbe un confronto vivo tra i progetti di vita e di promozione globale, che vengono consegnati al diritto di vaglio del consenso popolare, un consenso costruito sulle ragioni del vivere in comune e non sullo scambio utilitaristico ed individuale. Anche la qualità del consenso è un compito della politica, di una politica moderna che rischia qualcosa sulle proposte e non si ripiega trafficando sulla ricomposizione continua degli equilibri di potere. lo vorrei che tutti gli uomini della Dc, dessero, pur nelle legittime differenze, il proprio contributo per rischiare di più così da inaugurare quotidianamente il diritto alla speranza della gente e le regole di una democrazia avanzata. Ispirazione cristiana, l'etichetta più impegnativa e sconvolgente che ci siamo data. Cristiano significa di Cristo, e Cristo è colui che irrompendo nel mondo lo ha rivoluzionato. Una rivoluzione d'amore che non si è compiuta totalmente, ma che attende ogni giorno di essere realizzata nei vari campi della esistenza umana, anche in quello politico. A noi tocca fare la nostra parte.

Un po' di respiro per il «polmone» Amazzonia
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