Rappresentanza di interessi e opzioni di valore
«Verso una società di altruisti o di egoismi mascherati?» è il titolo di una conferenza tenuta da Nicola Matteucci, docente dell'Università di Bologna, a Como il 12 marzo 83, il cui testo è pubblicato nel primo numero dell'84 de «Il Mulino», la rivista bolognese di cui è direttore, per l'84, lo stesso Matteucci. Il punto di partenza di questa analisi è la constatazione-accettazione dell'avvento della secolarizzazione, che significa «vittoria del profano sul sacro», o forse anche di ogni profano su ogni. sacro, a tutti i livelli e in tutte le forme della vita dell'uomo: nelle concezioni culturali ed etiche, nelle strutture socio economiche, e anche nei rapporti politici.
A questo terzo ordine di rapporti l'autore dedica una più approfondita riflessione con spunti davvero arginali anche se non completamente condivisibili. Le due entità, dice Matteucci, che hanno di fatto condotto la storia di questi secoli sono gli altruismi e gli egoismi mascherati.
La natura quasi mai o almeno molto raramente solidaristica delle società umane ha consegnato l'egemonia sulla storia, il fil ruoge dell'avventura umana agli egoismi, a loro volta raramente confessati, ma quasi sempre mascherati con altruismi ipocriti e demagogismi. In una parola: la storia finora l'hanno fatta gli egoismi.
Ci troviamo a un crocevia storico in cui gli egoismi rischiano di esplodere e di affermarsi più in profondità proprio perché più sottili e sofisticati: tanto vale allora ricorrere a un concetto valutativamente ed eticamente neutro come quello di interesse, e su questo rifondare la politica. Bisogna constatare infatti che «l'aggregazione politica... passa ormai per altre vie, e ha il nome di utilitarismo». Non solo, ma si deve riconoscere che «l'unica cosa in comune, che l'individuo abbia con gli altri uomini è l'interesse privato: solo questo ormai li unisce e li separa». Di modo che «la società si ristruttura sulla base – non più politica – degli interessi organizzati e non già dei valori. Il governo rappresentativo deve trovare, così, una nuova legittimazione, non più politica, ma economica».
Vengono in mente leggendo queste argomentazioni, «l'insocievole socievolezza» della natura umana di cui parla Kant il «paradosso democratico» di Edmund Burke e le tematiche sistema-ambiente di Lumhann. Ma tanti altri spunti sono posti dalle conclusioni, volutamente problematiche di Matteucci: dopo aver affermato che sul piano pubblico, «avremo solo la lotta tra gli egoismi mascherati, troppo spesso mascherati di altruismo» precisa che «la sola via d'uscita che oggi appare utopica, risiede nella scoperta dell'antica idea – metafisica – di rappresentanza· che consente agli uomini di comunicare e di agire in base a dei valori condivisi dalla comunità, radicati nel passato e aperti verso il futuro».
Come si vede, quindi, un saggio fecondo di spunti e di problematica, anche se mi sembra non totalmente condivisibile una sorta di incomunicabilità di fondo tra le sfere del pubblico e del privato, che in ultima analisi preclude ai migliori altruismi e alle istanze etiche dell'uomo di entrare «in presa diretta» con la storia collettiva e le istituzioni, e che manifesta uno scetticismo forse eccessivo sulle possibilità di coniugare la rappresentanza e la sintesi degli interessi con le scelte e le priorità dei valori.





























