«Orizzonte '90»: cosa ci riserva il futuro
Si è svolto a Milano, il 2 e 3 marzo, l'«Incontro sul futuro» promosso dalla Confindustria, un convegno che ha fatto riflettere e discutere parecchio, sia per gli studi presentati sia per le ipotesi prospettate. «Mondo Economico» dell'8 marzo ha dedicato un fascicolo speciale a questa iniziativa dal titolo «Orizzonte '90», che contiene la sintesi delle ricerche che hanno fatto da supporto al convegno, ricerche condotte dal Centro Studi Confindustria ma con la collaborazione anche di intellettuali ed operatori esterni a questa struttura.
Ne è uscito un compromesso abbastanza interessante, sia per l'approfondimento delle tematiche che per alcune novità, anche sul piano delle proposte operative con l'unico limite di accondiscendere un po' troppo a un certo liberismo rampante. Dopo un'introduzione dal titolo programmatico («'80-'90: un decennio di transizione») di A. Martelli, direttore del Centro Studi Confindustria, troviamo brevi saggi su: scenario economico (S. De Nardis), politica economica (A. Colombo) politica economica (A. Colombo) scienza e tecnica (U. Ratti), sistema politico (G. Pasquino), relazioni industriali (M. Unnia), finanza pubblica (CEEP), ristrutturazione (A. Heilmer), nuovi e vecchi movimenti (G. Babino), occupazione (G. De Capraris) servizi (CESEC), ricerca e sviluppo (U. Ratti), scuola (Methodos), management (CRORA). Come si vede, uno spaccato abbastanza organico dei tanti aspetti che costituiscono l'aspetto socio-economico dei prossimi anni.
Nell'introduzione, Antonio Martelli precisa subito la natura della ricerca, che è il più possibile descrittiva e non prescrittiva, previsionale e non normativa. Dal momento però che la Confindustria è un agente sociale ben determinato, con propri interessi e proprie opzioni, va trovato un punto di equilibrio tra momento scientifico e momento propositivo della ricerca. Questa sintesi è ravvisata in ciò che «il presupposto politico del progetto Orizzonte '90 è di ricercare i modi e le forme necessarie perché nel 1990 l'Italia faccia ancora parte del gruppo dei grandi paesi industrialmente avanzati». Il decennio '80-'90 viene definito di transizione, in quanto rappresenta il ponte tra l'assetto economico mondiale uscito dall'ultimo dopoguerra e quello che si instaurerà compiutamente negli anni novanta.
Alla luce di questa premessa vengono prese in esame le politiche economiche che con maggior probabilità verranno adottate nei prossimi anni (le quali saranno «moderatamente restrittive o mederatissimamente espansive», unitamente a politiche monetarie «con sempre minori gradi di libertà per la crescente incidenza sulle singole economie della finanza internazionale». Le linee di tendenza possibili per l'Europa (quella neutral-pacifista, quella fortemente filo-americana, quella «nazional-opportunisti, tendente a monetizzare i rapporti con la CEE e gli Stati Uniti») e le diverse strategie economiche e militari che potranno adottare gli USA («un evoluzione imperiale, (...) un'evoluzione neo-isolazionista, (...) o un approfondimento delle iniziative multilaterali»); la relazione industriale, nelle quali permarrà la conflittualità ma un livello meno elevato e soprattutto di segno diverso nel senso della «terziarizzazione».





























