A proposito della manovra economica
Il governo, mercoledi 1° marzo, ha approvato un decreto, collegato alla legge finanziaria 1989, che reitera analoghi decreti non convertiti nei termini costituzionali previsti. È un decreto legge di natura tributaria, che, pur muovendosi sulle linee del precedente decreto, si è reso indispensabile modificare operando aggiunte e variazioni. Nei suoi dati essenziali il provvedimento si può così schematizzare:
Recupero fiscal drag: (drenaggio fiscale): dal gennaio 1990 i contribuenti potranno recuperare automaticamente le imposte pagate in più a causa dell'inflazione. La restituzione scatterà quando l'aumento del costo della vita supererà il 2%.
Nuova disciplina forfettaria del reddito e dell'Iva per i lavoratori autonomi e le imprese minori: si avrà un limite di 18 milioni, mentre il limite precedente era fissato a 36 milioni. Da 18 a 360 milioni è prevista la contabilità semplificata ed oltre questa soglia si passerà automaticamente al regime di contabilità ordinaria. Per l'opzione fra i diversi regimi il termine è prorogato al 31 marzo sia per le imposte dirette che per l'Iva.
Per quanto riguarda il condono, il nuovo provvedimento, rispetto al decretane decaduto, modifica completamente l'impostazione per i lavoratori autonomi che hanno usufruito del regime forfettario dall'83 all'84 e per le imprese minori.
Rimane fermo il sistema di dichiarazioni integrative a settembre sia per l'lrpef, passato da nove a sette aliquote (il nuovo regime si traduce in un risparmio d'imposta tranne per coloro che guadagnano tra i 6 e gli 11 milioni perché continueranno a pagare il 22%), che per l'Iva, ma non ci saranno sconti a forfait d'imposta per i cosiddetti «evasori pentiti»; questi in cambio non avranno punibilità penale, ma la certezza, per chi rende più veritiera la propria dichiarazione, di essere escluso dai controlli del fisco (anche se resta la possibilità in assoluto di fare accertamenti sulla base di nuovi fatti).
Il decreto elimina infatti il limite minimo e massimo (6 milioni) da pagare per mettersi in regola e prevede il versamento dell'imposta dovuta anche in 4 rate annuali: chiaramente non potranno usufruire né del condono né della sanatoria i contribuenti con accertamenti fiscali in corso. In sostanza, più che di un condono, si dovrebbe parlare di una vera e propria riapertura dei termini di dichiarazione; così chi ritiene di voler sanare il proprio passato tributario ha la possibilità di integrare i redditi dichiarati in precedenza.
Per il cosiddetto acconto (dell'lrpef, llor, lrpeg) artigiani, commercianti, imprese, società di capitali e lavoratori con altri redditi, dovranno pagare l'acconto in due rate: il 40% a maggio, l'altro 60% a novembre con il possibile scomputo (detrazione) delle eccedenze fra crediti e debiti d'imposta.
Oneri deducibili: restano integralmente deducibili le spese mediche, chirurgiche e scolastiche, gli interessi passivi sui mutui prima casa, i premi per le assicurazioni vita, i contributi volontari, gli assegni al coniuge. Viene limitata la deduzione degli interessi passivi sui mutui per la seconda casa, dei contributi allo spettacolo e delle altre liberalità.
Resta confermato l'aumento deciso a dicembre per le aliquuote Iva. Le vecchie aliquote 0 e 2 passano ad un livello minimo del 4%; per i libri ed i giornali l'aumento scatterà dal primo gennaio del 1990.
Altro punto d'interesse è la proroga al 30.4.89 delle attuali tariffe dei premi per le assicurazioni al fine di valutare meglio i dati che intervengono nella determinazione delle tariffe collegate alle misure di politica economica dirette al contenimento delle spinte inflattive registrate di recente. In tutta questa manovra legislativafinanziaria le tre confederazioni sindacali sono riuscite, con la famosa minaccia dello sciopero generale, ed ottenere quello cui più tenevano: la riduzione dell'lrpef e la restituzione del fiscal-drag.
L'approvazione dei suddetti provvedimenti introdotti dal governo De Mita è l'inizio di un lungo cammino del risanamento dell'economia e del disavanzo pubblico che è ormai, da molto tempo motivo d'incertezza e preoccupazione politica, assolutamente non più procrastinabile.






