Michel Albert, «Una sfida per l'Europa», Ed. Il Mulino, pp. 140, L. 8.000
Nel febbraio del 1983 i presidenti delle principali commissioni del Parlamento Europeo incaricano Miche! Albert (uno dei maggiori economisti europei) e James Bali – direttore della London Business School – di redigere un'approfondita relazione sulla crisi economica della Comunità Europea e sui mezzi idonei a superarla.
Il presente volume riprende quasi interamente tale relazione (precisamente i 7 capitoli – su del totale – che furono curati da Miche) Albert) sciogliendola in molte parti dall'ermetismo e da quella strana vocazione per «addetti ai lavori» che relegano generalmente le relazioni economiche negli scaffali delle biblioteche strettamente tecniche.
Dagli anni '70 in poi il ristagno e la recessione economica dei paesi della Comunità si è accompagnata allo sfaldamento dell'idea europea, e la scelta dell'«ognuno per sé» si è gradatamente sostituita a quel moltiplicatore di efficacia produttiva che è costituito da una politica economica comune. Si è preferito, in altre parole, sacrificare l'avvenire al presente; ognuno ha chiuso la sua «acropoli» senza accorgersi che in questo modo veniva meno ogni possibilità di continuazione e di progressione di quel miracolo economico con cui 20 anni fa i paesi della Comunità avevano stupito tutto il mondo.
Ma cosa succederà ora che la scelta unitaria è diventata sempre meno prorogabile? Le cifre attuali e le proiezioni future sono eloquenti: l'Europa deve pagare negli anni '80 e forse anche oltre, tutto ciò che più di 10 anni di passività economica o forse più precisamente 30 anni di non-Europa hanno generato in ordine di disoccupazione, ristagno della produzione, ritardo tecnologico.
Tutta la seconda parte del libro (ben 4 capitoli su 7) sono dedicati alla creazione di una strategia europea per la ripresa attraverso la proposta dei mezzi tecnici più vari: dallo sfruttamento pieno delle potenzialità dello SME alla creazione di una politica comune di ricerca e di sviluppo tecnologico; dalla flessibilità dell'occupazione all'autofinanziamento di un secondo piano Marshall.
Ma è possibile dunque conciliare l'utopia tecnocratica dell'economia çon la realtà politica?
È possibile, in altri termini, rilanciare concretamente sul mercato mondiale quella grande promessa politica non mantenuta che è la Comunità Economica Europea?
E forse questo il nodo principale che attanaglia per tutto il libro sia l'autore che il lettore: aldilà delle cause che hanno condotto l'Europa verso il tunnel degli anni '80, aldilà delle soluzioni che ad ogni problema puntualmente l'economista francese ci offre, questo rimane il vero interrogativo irrisolto; ed è qui che come dice lucidamente Nino Andreatta nella sua partecipazione del libro nasce «La tragedia dell'intellettuale con formazione da economista, il cui esprit de géométrie si scontra con la contorta “biologia” della politica»; è ancora qui che l'analisi economica lascia il posto alla proposta politica o, più precisamente, all'appello alla politica di tutti coloro che, come Michel Albert, sono ancora disposti a lottare in prima fila per l'Unione Europea.



















































