In pochi giorni Bologna ha vissuto momenti importantissimi, che per il loro significato condizioneranno in futuro di moltissimi suoi cittadini.
L'attentato al treno Napoli-Milano, i funerali seguenti, l'assemblea dei familiari delle vittime della strage di Marzabotto chiamati ad esprimere un parere sulla opportunità o meno di concedere l'anticipo di sei mesi alla scarcerazione dell'ex ufficiale delle SS Reder. Anche se si tratta di avvenimenti accaduti cronologicamente a distanza di quaranta anni, sono tra loro legati da un comune denominatore che è la morte di innocenti per mano di criminali.
A distanza di alcuni giorni da questi episodi credo vada rimediato il comportamento assunto da alcuni componenti di primo piano della amministrazione bolognese.
Non per lo spirito di polemica, ha ragione il vice-presidente del consiglio Forlani quando sostiene che le polemiche non servono a nulla e che occorre unirsi di fronte al pericolo del terrorismo, ma per porre alla attenzione di tutti la necessità che chi occupa posizioni di prestigio in, una comunità sappia essere garante e portatore di sentimenti di pace, tolleranza, giustizia. Che idea può crearsi nell'animo di un giovane quando sente nelle parole del proprio primo cittadino solo odio, rabbia e polemiche propagandistiche. Intere generazioni di giovani guardano con grande distacco l'impegno politico. grazie ache al fanatismo che sempre più spesso investe chi opera nella pubblica istituzione.
Oggi molti sono coinvolti in un disegno di interesse elettorale per cui ogni cosa deve essere inquadrata in una ottica di partito, per tanto sempre più nascono guerre tra guelfi e ghibellini, ma sempre meno l'amore per il prossimo, il dialogo, la tolleranza, l'esempio per gli altri trovano spazio tra gli operatori politici».
È lecito tollerare questo? È giusto dopo quaranta anni negare il perdono ad un uomo che per quello che ha fatto già giustamente trascorso in carcere più della metà della propria vita?
Come dimenticare le parole della preghiera che il figlio di Vittorio Bachelet recitava dall'altare il giorno dopo la morte del padre ad opera delle Brigate Rosse, ed in cui perdonava gli autori di un gesto che pur cambiava radicalmente il corso della propria vita. Educare al rispetto, al perdono, non significa cedere, essere vigliacchi, ma anzi essere ancora più forti di chi urla nelle piazze o si dispera davanti alle telecamere. I giovani di Bologna con quale esempio cresceranno politicamente? Ognuno è libero di rispondere come meglio crede, di certo chi spera di fomentare l'odio di parte e le divisioni pretestuose il nostro consenso non l'avrà mai.
Giancarlo Tonelli
Bologna












