Dibattito sul post-terrorismo

Una scelta di speranza

Nuova Politica - Una scelta di speranza pagina 17
Nel dibattito aperto dalla lettera di Barbone e Ferrandi, si aggiunge la testimonianza di un parlamentare democristiano, tra le prime vittime del terrorismo delle BR.

Una volta sconfitto c'è ora una grande fretta ad archiviare il terrorismo degli anni ‘70, come si si volesse evitare di capirne ed approfondirne le ragioni, le cause e le motivazioni.

Il pentimento e la dissociazione, pur nella loro profonda diversità, vengono spesso trattati come fenomeni deteriori e comunque liquidati con l'accettazione di uno sconto sulla pena.

Ma il problema politico centrale non è quello del perdono bensì quello di tentare un'analisi del fenomeno per capire come sia potuta esplodere una così terribile stagione di violenza.

Dinanzi alla profonda revisione critica svolta dagli ex terroristi, e alla loro volontà di riannodare un rapporto democratico con la società e di riaprire un dialogo proprio con i rappresentanti più giovani di quel partito che fu il principale obiettivo dei loro attacchi, non si può rimanere distaccati e insensibili.

Anche perché per comprendere la storia del «Partito Armato» sarà necessario un giorno rivisitare la crisi della sinistra italiana e i miti della sua ideologia che hanno colpito per anni valori fondamentali e che ci hanno fatto vivere sotto l'impulso di parole d'ordine, slogans e frasi drogate.

Viene voglia di rileggere articoli, discorsi, lezioni e proclami di personaggi più o meno lontani; ma non per aprire nuovi processi, bensì per cercare di avere un quadro più completo e più comprensibile di quegli anni bui.

Quanti opportunismi e trasformismi; quanti falsi profeti e fiancheggiatori morali!

Si capisce come oggi qualcuno senta una sorta di imbarazzo dinanzi al rischio che si apra un dibattito politico e culturale per «guardare dentro alle cose per vedere come sono fatte veramente». Da qualche parte forse si preferirebbe che quei ragazzi rimanessero sepolti nelle loro celle senza possibilità di ripensare, analizzare e dialogare.

Ma noi non siamo di questa idea.

Essi sanno bene che non potranno sottrarsi alle loro personali responsabilità perché l'espiazione è regola di ogni società civile.

Ma debbono anche sapere che il nostro perdono, personale e collettivo, non discende solo dai valori della ispirazione cui ci ricolleghiamo ma è anche una scelta di speranza che si possa riaprire un discorso per una grande iniziativa politica di pacificazione nazionale.

Non vogliamo dimenticare, né rimuovere alcunché.

Intendiamo continuare a batterci per costruire una società migliore, più giusta e più umana partendo proprio dal periodo più oscuro della nostra storia contemporanea insieme a tutti coloro che intendono mettere al centro dell'impegno politico l'uomo e i suoi valori.

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