La coscienza oltre le sbarre, il perdono oltre gli anni di piombo
Nella seconda metà dell'anno scorso si è avviato un dibattito, sempre più fitto e serrato, sul problema della dissociazione dal terrorismo e del pentitismo (discorso parzialmente analogo è stato sollevato dal caso Reder-Marzabotto). Dibattito fitto e serrato non solo per il numero crescente di interventi (cui ha partecipato anche la nostra rivista: v. «Nuova politica» n. 1-2, 3, 4), ma anche per l'intrecciarsi di un numero crescente di aspetti e sfaccettature che ha assunto il problema.
Proprio per questa poliedricità non è possibile fare un piccolo bilancio, in termini di semplice segnalazione, di quanto è stato scritto o detto su alcune riviste italiane, quasi tutte, tra l'altro, appartenenti al mondo cattolico: «Civiltà cattolica» n. 3222 («I terroristi e la Chiesa. Significato di un gesto di riconciliazione», di L. Fantuzzi) e n. 3227 (editoriale: «Dopo gli anni di piombo: ricordare o perdonare?»); «Appunti di cultura e di politica» n. 7 («La vita dopo l'esperienza della morte», di padre Adolfo Bachelet); «Il Sabato» n. 32 («La Chiesa oltre le sbarre. Storie all'ultima frontiera», di A. Banfi; «Non contro lo stato ma più dello Stato», intervista a padre Federico Lombardi; due testimonianze di ex terroristi, Chicco Galmozzi e Roberto Ognibene; «La carità riapre il corso della storia», di G. Testori), n. 44 (dossier su «I preti da galera», cioè i cappellani delle prigioni) e n. 46 («Pentiti o impuniti?» di R. Ronza); «Il Regno-attualità» n. 16 («Se il terrorista chiama l'arcivescovo», di G. Brunelli).
Questa è una rassegna, come pure è una rassegna aggiornata al momento di redazione di questa scheda. Vorrei però, da ultimo, segnalare in particolare un contributo che rappresenta forse la sintesi più completa delle varie opinioni espresse sull'argomento: mi riferisco al dibattito a più voci apparso sulla rivista «Studi cattolici» (n. 285), in riferimento allo scritto di Arrigo Cavallina («La dissociazione dal terrorismo»), condannato a 14 anni nel processo «7 aprile», apparso sul n. 283 dello stesso mensile. In questo dibattito intervengono giuristi, politici, giornalisti e religiosi: O. Fumagalli Carulli, A. Dall'Ora, M. F. Moro, P. Biavati, U. Finetti, V. Feltri, V. Mathieu, C. Cederna. A. Garocchio, Mons. A. Riboldi, M. Martinazzoli; in più, è pubblicata una lettera di Adriana Faranda e Valerio Morucci. Impossibile riassumere tutta la complessità delle varie opinioni; significativo è però quanto sostenuto nelle righe di presentazione di Cesare Cavalieri, secondo cui «nel nodo della dissociazione politica dal terrorismo sono stretti alcuni temi di fondo che qualificano la convivenza civile e segnano il destino di alcune esistenze che in qualche modo assurgano a simboli della contraddittorietà del nostro tempo... In tal senso, poiché si tratta di espiare colpe che furono pubbliche, anche le testimonianze di conversione devono essere pubbliche, senza per questo diventare pubblicitarie.» (si veda anche, sul n. 286 di «Studi Cattolici, un intervento dell'on. Salvatore Genova, commissario di polizia tra i protagonisti della liberazione del generale Dozier, dal titolo «Lotta democratica al terrorismo»).












