Gaspare Barbiellini Amidei, «La Riscoperta di Dio», Ed. Rizzoli pp. 130 L. 13.000
Questo libro nasce dall'esigenza culturale del suo autore di evidenziare come oggi nell'ambito della scienza sia stato completamente spazzato quel positivismo che permeava un giudizio di arretratezza intellettuale nei confronti dell'uomo di sapere che si professasse credente.
La scienza stessa individua il proprio compito nell'informare l'uomo moderno della estrema complessità della vita e non intende assolutamente cimentarsi nella dimostrazione dell'esistenza di Dio e nella risposta alle istanze esistenziali dell'uomo. Essa ritaglia questo spazio lasciandolo alla coscienza di ognuno ed ammonisce il materialista ad essere prudente nel liquidare qualsiasi discorso circa l'esistenza di un qualcosa che sia preesistente e trascendente il tempo. In sostanza oggi negli ambiti del sapere è pacifico che un buon scienziato possa essere tale, pur credendo in qualcosa che, viene prima e va oltre il tempo. «E una bella conquista, dice Barbiellini, il fatto che l'uomo contemporaneo possa riproporsi il tema dell'esistenza di Dio in termini di libera scelta, senza il rischio di essere additato come superstizioso ed illogico».
Il rigetto del positivismo intransigente sulla domanda relativa all'esistenza di dio viene ricondotto dall'autore alla sfera dei rapporti intersoggettivi e gli consente di invocare un superamento dei conflitti e divisioni tra i gruppi politici e sociali. Oggi l'avversario, nella eccezione tradizionale di antagonista e nemico da abbattere, non ha più ragione di esistere; si deve piuttosto parlare di soggetti che hanno compiuto scelte e cammini diversi, precludendo qualsiasi giudizio di inferiorità intellettuale verso chi si dichiari credente.
«È razionalmente legittimo pensare che Dio esista. E oggi ci vuole più 'fede' ad essere atei!».