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Sollecitudine verso gli emigrati

Nuova Politica - Sollecitudine verso gli emigrati pagina 132
Paolo VI, 16 aprile 1970, allocuzione «Est-il besoin» alla Commissione sociale e sanitaria del Parlamento europeo, con i presidenti delle rispettive commissioni dei Parlamenti nazionali dei sei paesi della CEE

Signor Presidente, Illustri Signori,

Occorre dirvi la gioia che proviamo nel ricevere i membri della Commissione Sociale e Sanitaria del Parlamento Europeo, assistiti da rappresentanti qualificati dei Parlamenti degli Stati membri [del Consiglio d'Europa]? Voi sapete quale valore noi attribuiamo alla costruzione armoniosa della nostra vecchia Europa, cui voi lavorate tenacemente da più di vent'anni. L'ampio programma della vostra Commissione ci è particolarmente caro, poiché riguarda l'insieme dei problemi posti dallo sviluppo dell'economia, la promozione sociale, il diritto al lavoro, la protezione della salute, insomma la ricerca di condizioni di vita più umane per la nostra società. Noi non ignoriamo che lo stato attuale richiede ai vostri servizi una vigilanza accresciuta, nel momento in cui il periodo transitorio d'applicazione del Trattato di Roma lascia il posto a una fase più risolutiva di scambi e di muti rapporti. La elaborazione di una comunità così vasta si inserisce in un progresso che suscita molte speranze: noi vogliamo condividerle fiduciosamente.

Essa provoca altresì rivolgimenti economici e sociali molto complessi, che giova dominare, perché, in definitiva, questa mutazione permanga, come non cessiamo di ripetere, «al servizio dell'uomo, di ogni uomo e di tutto l'uomo». Certo le responsabilità sono molteplici e condivise, dalla impresa più modesta che dovrà forse compiere coraggiosamente riconversioni difficili, fino ai grandi consorzi privati o statali, passando attraverso i raccordi commerciali e bancari. Ma chi meglio di voi potrebbe vigilare perché le regioni o i settori meno favoriti, le categorie di persone, giovani o anziane, già in condizioni difficili, e gli stessi lavoratori non siano vittima di uno sviluppo non equilibrato? Spetta a voi, ci sembra, perseguire lo studio di siffatte questioni, risvegliare l'attenzione della pubblica opinione e dei responsabili, ma anche prevedere quella protezione efficace dei diritti dell'uomo, e inscrivere nei fatti reali possibilità per tutti di accedere a condizioni di vita degne dell'uomo e della sua famiglia.

Con soddisfazione, abbiamo rilevato che compaiono fra i vostri obiettivi il pieno impiego, la libera circolazione della manodopera, l'elevazione del livello di vita. La sicurezza dell'impiego e la protezione della salute richiedono uno sforzo costante. Bisogna altresì che vi applichiate senza sosta a soddisfare le istanze primordiali, come il rispetto delle persone, la loro integrazione nella società, la loro partecipazione responsabile alla vita delle comunità umane, il sostegno accordato ai valori morali, l'aiuto dato a quella cellula fondamentale della vita sociale che è la famiglia unita, la protezione efficace altresì contro flagelli che si fanno ai giorni nostri più minacciosi per i giovani – come la droga di cui bisogna, ad ogni costo e senza indugio, stroncare la pericolosa diffusione –, la possibilità finalmente garantita a tutti i gruppi umani di soddisfare le loro esigenze spirituali più profonde. Se uno di questi elementi viene a mancare, l'uomo stesso viene meno alla sua vocazione e la civiltà a poco a poco si disarticola, come erosa dall'interno.

Vorremmo altresì dirvi che riserviamo una sollecitudine tutta particolare al problema cruciale dei migranti in cerca di lavoro, all'interno della Comunità Europea. Sono legioni, ben lo sappiamo, e si può senza alcun dubbio attendersi una accentuazione del fenomeno. Si può asserire che questi migranti trovano veramente l'assistenza loro necessaria, e che la comunità beneficiaria del loro lavoro fornisce loro secondo giustizia una contropartita appropriata? Notizie allarmanti ci pervengono su questo punto così doloroso. Anche noi abbiamo cercato di promuovere una pastorale meglio adattata alle condizioni di tali persone e delle loro famiglie. La Carta sociale d'Europa reca del resto, nel suo articolo 19, disposizioni che noi approviamo di tutto cuore. Possano esse trovare una applicazione effettiva, grazie alla collaborazione di tutti, singoli, comunità, governi! Che peccato, per una civiltà che vanta il proprio progresso, se lasciasse aggravare una simile situazione, tanto iniqua quanto pericolosa per la pace sociale! E che compito per una società impastata di cristianesimo e iniziata da tanti secoli alla giustizia e alla carità cristiane!

Sì, resta ancor molto da fare qui da noi per garantire uno sviluppo integrale. Ma come non ripetere senza stancarsi: «Lo sviluppo integrale dell'uomo non può aver luogo senza lo sviluppo solidale dell'umanità»? Il terzo mondo ha gli occhi fissi su di noi. In mezzo a difficoltà senza numero esso lotta per garantire lo sviluppo cui anch'esso ha diritto, a partire dalle condizioni di vita spesso più che precarie in cui si trova. Vi confidiamo, Signori, quest'ultima preoccupazione che ci angustia: sapremo evitare il ripiegamento egoistico su noi stessi e, bisogna pur dirlo, su privilegi e su talenti che Dio ci ha dato per metterli a servizio di tutti i nostri fratelli? La comunità che andiamo costruendo sarà per il mondo della fame e degli antagonismi razziali o ideologici un motivo di speranza, una mano tesa fraternamente?

Problemi simili sono gravi. Ma tante buone volontà sono all'opera, tanta generosità si manifesta, tanti richiami dello spirito Santo si fanno sentire: sicché noi guardiamo all'avvenire con fiducia.

Voi intendete da parte vostra partecipare generosamente alla sua costruzione, e noi vi incoraggiamo di gran cuore. A tale fine noi invochiamo sulle vostre persone, sulle vostre famiglie e sui vostri paesi, come sul vostro lavoro, la benedizione di Cristo risorto.

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