Le Forze armate per una patria europea
«Fare l'Europa: ecco l'idea continuamente risorgente dalla fine della seconda guerra mondiale, l'unica capace di coinvolgere le pubbliche opinioni in un sempre più giusto sforzo di difesa comune...». Chi parla è il Colonnello Gianalfonso D'Avossa già Addetto Militare a Bruxelles e responsabile di prestigiosi incarichi, attualmente Sottocapo di Stato Maggiore della Regione Militare Nord-Ovest di Torino.
Abbiamo preso il pensiero di questo ufficiale, come testimonianza e contributo al dibattito per tutti coloro che stanno conducendo nel nostro movimento un approfondimento delle problematiche connesse con il servizio militare. Per certi versi ne è emerso un quadro nuovo, indubbiamente molto inedito, per chi, nella società civile, ha a che fare con le Forze armate solo nel periodo in cui si pone la questione del servizio militare.
Il Colonnello D'Avossa – classe 1940 – è promotore di una proposta di legge di iniziativa popolare in base alla quale, mediante le 50.000 firme previste, si potrebbe dare un volto nuovo alle Forze armate, da intendersi come corretta evoluzione di quanto venne previsto e fissato dai padri costituenti. Proprio nell'art. 11 della Costituzione si parla, infatti, della possibilità per l'Italia di limitazioni di sovranità – in condizioni di parità con gli altri stati – necessarie ad un ordinamento che assicuri pace e giustizia fra più nazioni.
Ecco allora che l'emergere di un luminoso obiettivo, qual è quello della costituzione di una «Patria più grande», potrà dare pieno impulso ed una solidarietà più allargata, frutto di un rinvigorirsi di tensione morale.
«Le Forze armate» spiega D'Avossa, «non sono state mai meglio armate, mai sono state meglio equipaggiate, ma mai sono state peggio motivate». Nella sua proposta il militare cerca di racchiudere questo scopo: rifondare moralmente lo scopo e la motivazione del servizio militare, affinché le stesse Forze armate possano ridivenire protagonista della storia contemporanea ed assumere per tutta la società una valenza positiva. Questa proposta di legge, il suo contenuto e, più a monte, tutta la specifica ricchezza umana e culturale che la sostanzia, può rappresentare quindi in modo lampante lo spessore di un certo dibattito all'interno dell'ambiente militare. Cadrebbe dunque la tesi - tout court – di «ristrutturazione»... Se si accetta la tesi che l'Italia «in armi» risulta spesso in bilico tra «retorica ed efficientismo», è proprio qui che si dovrebbe intervenire, inserendo una qualche risoluzione di tipo normativo al fine di consentire il rifiorire di nuove condizioni morali ed ideali, per una nuova percezione sociale del servizio di leva e, più in generale, della stessa ragione di essere delle Forze armate.
«Potrebbe essere lo stato», suggerisce D'Avossa, «a decidere di dare al proprio esercito un nuovo compito istituzionale, quello di costruire l'Europa, in aggiunta ai tre compiti già previsti nella Legge di Principio sulla disciplina militare. Sarebbe sicuramente un modo per offrire una nuova motivazione ideale ai giovani che guardano sempre più sfiduciati al loro servizio di leva».
Ecco che riecheggiano le parole del Santo Padre quando, nella sua seconda visita pastorale a Torino, parlando agli Ufficiali della Scuola di Applicazione, disse: «...stima e gratitudine per quanto voi compite o vi preparate a compiere a favore della sicurezza, della libertà e della pace. Sono valori irrinunciabili, questi, che vanno inculcati negli animi dei giovani e per i quali è necessario compiere ogni sforzo e allenarsi interiormente con una profonda educazione spirituale e sociale...»
Proposta di legge di iniziativa popolare
Ai sensi dell'art. 71 secondo comma della Costituzione e degli articoli 48 e 49 della legge 25 maggio 1970, n. 352 (progetto di Legge firmata da almeno 50.000 elettori):
Articolo unico
Al secondo comma dell'art 1 della legge 11 luglio 1978, n. 382, le parole: «concorrere alla salvaguardia delle libere istituzioni, al bene della collettività nazionale nei casi di pubbliche calamità e alla costruzione dell'Europa Unita».


















































