Charlie Chaplin

Il monello compie cento anni

Nuova Politica - Il monello compie cento anni pagina 20
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Una bombetta, un bastone di canna, due baffetti: Charlot, ovvero il mito di una maschera, di un personaggio, di un uomo che ha saputo legare il suo nome a quello della storia del cinema come uno dei suoi più significativi e ammirati pionieri.

Ma dove nasce la leggenda di Charlot?

Charles Spencer Chaplin, questo il suo vero nome, nasce a Londra cento anni or sono, il 16 Aprile in un edificio al 287 di Kennington Road.

Chi non conosce Londra facilmente confonde il nome, peraltro simile, di Kennington con quello di Kensington, non sapendo di accostare e scambiare due realtà urbane assolutamente antitetiche.

Kensington è uno dei «quartieri alti» di Londra situati a sud-ovest del Tamigi, una zona con molti parchi il cui verde è saltuariamente interrotto dalle preziose ville dei lords e dagli «esclusivi» clubs di golf, lo sport dei ricchi.

Ma Charlie Chaplin non nasce in una di quelle lussuose ville, tra mille agi e comfort; la sua casa natale si trova più a est, a Kennington, uno dei quartieri popolari londinesi dove la miseria è di casa. Il numero 287 di Kennington Road, con i suoi mattoni, il portone di legno e i dodici scalini all'ingresso è nel 1889 il porto-rifugio di due giovani attori girovaghi: Charles Chaplin senior e sua moglie Hannah. I due si esibiscono nei più svariati music-halls con mediocre successo, un successo che Hannah aveva sognato e cercato dicostruirsi fin da ragazzina, quando a sedici anni era fuggita di casa e, con lo pseudonimo di Lily Harley, era entrata a far parte della compagnia d'opera Gordon Sullivan. Ma il successo per la giovane Hannah tardava ad arrivare e con l'attesa la sua gioventù sfioriva; così, dopo una fallimentare storia d'amore, conclusasi dopo la nascita di due bambini, la donna decideva di abbandonare l'opera per i music-halls, tanto rassegnata quanto stimolata dall'incontro con Charles, che sposerà pochi anni dopo.

Charlot nasce dunque in questo ambiente familiare così votato alla ricerca del successo nel campo dello spettacolo e così inevitabilmente immerso nella miseria.

Miseria che tuttavia è sopportabile, ma che è drammaticamente destinata a peggiorare nel 1894, quando Charles senior muore.

Era stata la mancanza di scritture imputabile alla crisi dei musichalls a condurre Charles Chaplin sulla strada dell'alcolismo o, al contrario, la simpatia dell'attore per il Whisky ad escluderlo dal giro degli attori più richiesti?

Molto probabilmente erano state entrambe le cose, ma la conseguenza è una e una sola: la casa va in rovina e Hannah, addossatasi le sorti della famiglia, è costretta a cambiare casa.

Per chi ha vissuto in Kennington Road è difficile ipotizzare ci sia qualcosa di più misero, ma i Chaplin lo devono constatare: la nuova casa di Lambeth Road è in pieno Sunny Side, il quartiere, per intenderci, dove vivono i cockneys, quel «popolino» che storpia le parole trasformando l'inglese in una lingua incomprensibile. La stanza in cui il piccolo Charlie, suo fratello Sidney e la madre debbono convivere è miserabile; spesso non hanno niente da mangiare; non hanno scarpe ad eccezione di un paio di stivaletti di Hannah che Charlie mette saltuariamente per andare alla mensa popolare a ritirare l'unico pasto giornaliero; infine, non hanno materasso.

In questo clima di miseria portata al parossismo Charlie si deve ingegnare per guadagnare qualcosa e aiutare la madre, già scossa dai primi sintomi di una galoppante depressione nervosa che nel 1897 la costringerà ad essere ricoverata.

Nei giorni che seguono il ricovero, il piccolo Charlie che due anni prima aveva debuttato sulla scena cantando Jack Jones in un musichall, è costretto ad affrontare la dura vita della strada.

Per mangiare raccoglie frutta e verdura dai rigagnoli dei mercati; per guadagnare qualcosa vende barchette costruite con pezzetti di legno e di corteccia raccattate dalle spazzature.

Un anno dopo Hannah torna a casa, ma la situazione economica non cambia: Charlie e Sid sono costretti a fare di tutto per qualche penny, qualsiasi lavoro.

Per qualche tempo Charlie fa l'apprendista barbiere e continua ad apparire nei music-halls.

La vita per il piccolo grande ragazzo è dura, alle prese con un'atroce realtà quotidiana per lui, però, non priva di tenerezza e poesia.

Innanzitutto l'amore per la madre Hannah, una figura dickensiana sempre in bilico tra eroismo e demenza, un'attrice con un gran bagaglio professionale al quale Charlie attinge a piene mani, dalle movenze mimiche allo studio dell'uomo e all'acuto spirito di osservazione.

In secondo luogo le distrazioni del quartiere, costituite dai saltuari spettacoli di lanterna magica tenuti dal vicario della parrocchia di St. Christopher per un penny.

Poetica per Charlie è anche la vita di strada nei suoi risvolti più umani, dove egli mette in pratica quello spirito di osservazione ereditato dalla madre: il viavai dei passanti, i litigi delle massaie, i vagabondi, diventano ciascuno occasione per trarre soggetti e movenze che Charlie userà in Charlot.

Infine l'amore per la musica e la danza, amore che lo riempie tanto da seguire danzando, ogni volta che passa, un organetto di Barberi a, raccogliendo applausi e penny.

A venti anni Charlie, dopo varie esperienze di music-halls, entra nella compagnia Karno dando così il via ad un'entusiasmante serie di interpretazioni prima teatrali e poi cinematografiche che lo condurranno al successo e alla notorietà mondiale.

Ma vogliamo ancora soffermarci sull'infanzia e sulla gioventù del grande Chaplin, su quella vita di strada che ha fatto di lui un uomo così sensibile e attento allo studio dell'animo umano, non solo per cogliervi spunti comici, ma anche per lanciare messaggi sociali ben definiti, quali il rispetto della libertà e dei diritti umani.

È l'osservazione dei fatti quotidiani, della gente che svolge il proprio lavoro in mezzo alle miserie quotidiane a renderlo così sensibile alle ingiustizie sociali e a fare di lui un vero e proprio rappresentante del popolo tramite una serie di personaggi (Charlot ne è l'esempio più noto) così ridicoli, ma anche così malinconici e tristi.

«Far ridere il Pubblico non richiede nessuna speciale abilità! Tutto il mio segreto consiste nel tenere gli occhi aperti, il cervello attento, per non trascurare nulla di quel che può essere utile nel mio lavoro. Ho studiato la natura umana, perché – se non la si conosce – la mia arte è inconcepibile».

Ecco il vero segreto di Charlie! Ecco quello che la madre Hannah gli aveva insegnato a fare: capire, per esempio, dall'espressione scura e accigliata di due coniugi incontrati per le scale una lite realmente avvenuta poco prima fra i due. Capire, insomma, l'animo umano e trovare nelle espressioni della gente quello che, se per un momento può far ridere, alla fine lascia con l'amaro in bocca, perché richiama alla realtà di una vita in cui, talvolta, per non piangere troppo è meglio saperci ridere sopra.

Charlie ha un profondo amore per le persone povere i cui diritti vanno tutelati nel nome di un'uguaglianza e di una libertà che debbono essere assolute e non solo privilegio di alcuni.

Egli sa che il pubblico è composto per la maggior parte da poveri, e ad esso Charlot si rivolge.

«Nel film "L'Evaso" m'installo magnificamente su un balcone, dove prendo il gelato assieme ad una ragazza. Al piano di sotto avevo messo una signora di aspetto oltremodo distinto e ben vestita, seduta a un tavolino. Nel prendere il gelato, io ne lascio cadere un pezzo che, sciogliendosi, scivola sui miei calzoni e va a cadere sul collo della signora.(...) Il pubblico rimane particolarmente soddisfatto quando ai ricconi capitano disavventure d'ogni genere. Questo dimostra che nove decimi degli spettatori sono poveri, e dentro di sé invidiano la ricchezza del decimo più favorito dalla sorte. Se io avessi fatto cadere il gelato sul collo di una povera donna, questo non avrebbe suscitato ilarità, ma simpatia verso la vittima. (...) Invece, se il gelato cade sul collo d'una riccona, il pubblico pensa che ben le sta, e che doveva accadere così.»

Ma questo messaggio sociopolitico, che è in sottofondo nei primi films di Charlot, è destinato a venire alla ribalta con l'esplosione delle ideologie totalitariste che vogliono soffocare la libertà popolare.

È il caso dei due films-capolavoro di Chaplin, Tempi moderni e Il dittatore, films che ci propongono un meraviglioso attore alle prese con la difesa dei suoi spettatori, nel nome della democrazia quale migliore e equo sistema di potere e di governo.

E un Chaplin commovente, così smaliziato e pieno di mestiere, così equilibrato nel dosare risate e melanconie; un attore che va oltre le critiche malvagie e corrotte del tempo, oltre le censure.

Per il piccolo grande uomo è il popolo che deve essere il vero sovrano e non qualcuno o alcuni che governano gli altri nel nome di falsi ideali o grazie al possesso dei mezzi di produzione.

«Il dittatore» si chiude con questo discorso: «È scritto "Il regno di Dio è nell'uomo stesso" (Luca, XVII). Non in un solo uomo, o in un gruppo di uomini, ma in tutti gli uomini. E voi, voi che siete il popolo, avete il potere. Il potere di creare le macchine. Il potere di creare la felicità. Voi che siete il popolo avete il potere di creare una vita libera e splendida, di fare della vita una radiosa avventura. E allora, in nome della democrazia, utilizziamo questo potere! Uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo, per un mondo pulito, che darà a ogni uomo la posibilità di lavorare, che assicurerà ai giovani il loro avvenire, che metterà i vecchi al riparo dal bisogno.(...) Con la promessa di queste cose, alcuni ambiziosi si sono issati al potere. Ma essi hanno mentito! Essi non hanno mantenuto le promesse.(...) Noi ora combattiamo per mantenerle. Combattiamo per un mondo equilibrato, un mondo di scienza in cui il progresso porterà alla felicità di tutti. Soldati, in nome della democrazia, uniamoci! (...)».

Parole banali, scontate, ma quanto attuali e speranzose!

Le parole di un uomo che ha combattuto per la strada e vuole che il domani sia migliore, e sia migliore non solo a Kensington Road, ma anche e soprattutto a Sunny Side...

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