Manifesto dei giovani dc per l'Europa
I giovani dc italiani riuniti a convegno a Marina di Ugento nel loro festival nazionale 1988-Euro Gio' tenuto conto del dibattito promosso nelle commissioni di studio, dei documenti elaborati dal Centro nazionale, convinti della necessità di accelerare i passaggi politici e diplomatici per la costruzione di un'Europa unita, riaffermano la loro fede nell'ideale europeista nato dalle ceneri del secondo conflitto mondiale e di cui primi fautori furono Schuman, Adenauer e De Gasperi.
Convinti che non basta più riaffermare primogeniture, ma che, di fronte al periodo di transizione che viviamo, sia necessario intraprendere atti concreti, perseguire obiettivi realizzabili a medio e lungo termine, confrontarsi con una realtà sociale europea profondamente mutata rispetto a quaranta anni fà, accettano le sfide che l'unità del Vecchio Continente richiede e pongono come loro traguardo politico la nascita, alle porte del terzo millennio, del nuovo cittadino europeo.
La prima sfida da vincere è nel campo culturale laddove una comune visione della vita deve sostituire al più presto orgogli e peculiarietà nazionalistiche.
È dunque nel campo de/l'istruzione la seconda sfida, nell'unificazione progressiva di programmi di studio e di ricerca e nell'integrazione universitaria nei titoli e nel livello dei servizi offerti soprattutto nel campo del diritto allo studio. La terza sfida, per noi giovani democristiani, è quella del diritto al lavoro, perché sappiamo che nel '92 non cadranno solo le barriere finanziarie su mercati interni floridi, ma anche molti sipari sulle miserie sociali di ogni Paese, e sulla più grande delle ingiustizie che inficiano la dignità dell'uomo: la disoccupazione.
Le questioni sociali, complesse, che hanno bisogno di sensibilità prima, ma poi di scelte concrete dopo sono la nostra quarta sfida: molti sono i problemi, tante le possibili scelte di risoluzione.
Ciò che è necessario è indicare il metodo che deve essere al fondo di esse: stare con intelligenza, lucidità, coraggio dalla parte degli ultimi, seguendo laicamente l'insegnamento ed il magistero della Chiesa.
La quinta sfida che lanciamo è sulle riforme strutturali ed istituzionali della Cee. Il passaggio dallo stato attuale delle istituzioni europee ad un momento costituente è ormai maturo.
I giovani dc si sentono impegnati per giungere al più presto, attraverso i passaggi politici opportuni ad un mandato costituente per il rinnovato Parlamento europeo.
La sesta sfida è quella di una razionalizzazione dell'impegno comune di politica estera della Cee.
Un impegno continuo, concreto, non surrogatorio delle Nazioni Unite, deve per forza passare attraverso la pacificazione interna dell'Europa, per nuovi rapporti con i popoli dell'Europa dell'Est, fondati sulla comune tradizione culturale lacerata dalla guerra fredda, insieme ai quali sempre più in futuro dovremo immaginare una politica di pace, sviluppo e cooperazione tra Nord e Sud del mondo, fuori da visioni di «non allineamento», ma convinti delle possibilità concrete di un'Europa unita e pacificata.
Partiamo da pochi ma chiari principi, convinti che la strada maestra dell'unità europea passa talvolta per atti piccoli, per tempi lenti, per convinzioni comuni maturate con fatica.
Guardiamo al futuro con fiducia, convinti come lo furono i «padri dell'Europa» che l'indolenza o cattiva volontà degli uomini possano al massimo allungare i tempi, ma non cancellare un sogno ineluttabile dal cuore dei veri Europei.



















































