GIO' Freedom. Alla scoperta dell’altra metà d'Europa
Siamo nell'ottobre del 1990, e il Gio' sbarca all'estero. Il mutamento degli scenari politici nell'Europa offrono ai giovani democristiani nuove sfide, al punto che diventa necessario un momento di riflessione sui paesi che lentamente si avvicinano alla democrazia.
È il Gio' Freedom, che dal 2 al 10 ottobre del 1990, porta 700 giovani in Ungheria, Cecoslovacchia, e Polonia. È lo sforzo per capire le grandi trasformazioni in corso nei paesi dell'Est, che dimostra la raggiunta maturità della gestione del movimento giovanile.
Il percorso dei giovani democristiani nell'Europa delle "rivoluzioni" comincia in Ungheria, a Budapest, dove i giovani nella Sala dei Sindacati discutono dei problemi economici e politici, per capire come debba cambiare l'Europa dopo il crollo del muro di Berlino. E perché non immaginare nuove frontiere alla Comunità Economica Europea?
È l'interrogativo che apre la seconda tappa del Gio' Freedom, in Polonia, a Varsavia. È il paese che è culturalmente più vicino all'Italia, perché animato da una fortissima tradizione cattolica. Proprio quella tradizione che è stata il motore del cambiamento verso la democrazia. Proprio in Polonia i giovani democristiani riflettono sul ruolo dei cattolici nella vita politica, aprendo una riflessione – mai chiusa del resto – anche sullo stesso partito della Democrazia Cristiana. E la riflessione si sposta sulle forme della politica: il viaggio dei giovani raggiunge la sua terza ed ultima tappa, in Cecoslovacchia, a Praga. Qui l'attenzione è rivolta al rapporto tra i "forum" ed i partiti, cioè tra le aggregazioni multiformi che hanno caratterizzato la svolta democratica e i futuri partiti che saranno incaricati di gestire i risultati della resistenza al comunismo e della ritrovata democrazia.
Ma in questo viaggio attraverso l'Europa che nasce oltre il "muro", i giovani democristiani portano una nuova, grande sfida: mettere a confronto due realtà, apparentemente lontane ma intimamente legate dall'idea di libertà.
L'idea di libertà che hanno gli amici polacchi, ungheresi, cecoslovacchi, e per la quale in troppi sono morti; e l'idea dei giovani dc, che forse hanno dimenticato che quella stessa libertà gli è stata consegnata dai loro nonni, che a loro volta l'avevano conquistata con il sangue. Lo scambio reciproco di testimonianze sulla libertà, non può non essere formativo, sia per chi la scopre, sia per chi non deve dimenticarla.
Il Gio' Freedom ricandida le forze di ispirazione cristiana al governo dei processi che chiedono disegni strategici e risposte a domande sul senso dello sviluppo.
Quello sviluppo che non può trascurare la giustizia sociale che fa parte integrante del patrimonio dei democratici cristiani. Ecco perché il Gio' Freedom si conclude con un appello alla politica della solidarietà: le nuove speranze dei paesi dell'Est dovranno confrontarsi con i problemi posti dal divario tra paesi poveri e paesi ricchi e tra Nord e Sud del pianeta; problemi che esigono una forte presenza politica.
Quella politica che i giovani hanno scoperto nei paesi dell'Est, dove hanno vinto le forze cristianamente ispirate che ancora sono capaci di ricevere il consenso rivoluzionario delle masse.





















































