Voi siete i benvenuti, Signore e Signori, e noi siamo onorati di ricevere i partecipanti alla Conferenza Parlamentare dell'Associazione tra la Comunità Economica Europea e gli Stati Africani, il Madagascar e l'Isola Maurizio Associati. Sì, tale incontro di due continenti, a livello di coloro che sono abilitati a discutere sull'orientamento politico ed economico del proprio Paese, riveste un significato profondo: esso ci sembra esprimere, preparare, attuare già in qualche misura quella larga cooperazione organica che noi così spesso abbiamo invocato nei nostri voti.
Ci guardiamo bene dal giudicare i mezzi tecnici, gli elementi di convenzioni che devono assicurare o fra progredire una tale cooperazione. Ma noi restiamo fermamente convinti che i Paesi non possono oggi agire isolatamente, con il socio di loro scelta, senza preoccuparsi di quanti sono loro naturalmente solidali: la necessità di fa sempre più urgente di incorporare gli accordi bilaterali o multilaterali in un programma di collaborazione mondiale, quale noi auspicavamo nell'enciclica Populorum progressio. In tale progetto di collaborazione mondiale, i rapporti tra la Comunità europea e l'insieme dell'Africa possono apparire come tappa privilegiata, richiesta dalla vicinanza, dalla complementarietà, dai molteplici legami culturali, economici e religiosi che uniscono i due continenti e che, grazie a Dio, hanno superato lo stadio della dipendenza. Parlamentari quali siete, voi potete molto per promuovervi la conoscenza reciproca dei problemi, per approfondirli insieme, per creare un clima di fiducia, per far prendere coscienza all'opinione pubblica dei vostri Paesi e ai vostri governi dell'urgenza di siffatta solidarietà, insomma per preparare le condizioni senza cui gli accordi sarebbero illusori.
Sono trascorsi ormai più di otto anni, da quando noi abbiamo reso omaggio a una analoga delegazione. Oggi la situazione rende il vostro lavoro ancora più utile. Infatti la congiuntura resta grave per gli uni e per gli altri. Gli ostacoli èhe l'Africa incontra sul cammino del suo pieno sviluppo, la crisi energetica, i problemi monetari ed economici dell'Europa, fanno ancor meglio comprendere che non possono più esistere economie nazionali chiuse, autosufficienti. Le nazioni prendono maggiormente coscienza delle loro possibilità e dei loro limiti e sono alla ricerca di nuove vie.
Come ci atteggeremo di fronte a tale momento storico? Di fronte alla durezza dei tempi, taluni potranno essere tentati di ripiegarsi su se stessi, o su amici potenti, per risolvere prima e da sé soli i loro problemi. Essi penseranno parimenti di non poter sviluppare la solidarietà appena abbozzata, aumentando i sacrifici già assai gravosi che attualmente bisogna accettare. Certo le situazioni permangono spesso delicate. Ma le questioni più fondamentali non potrebbero tuttavia essere eluse: si può davvero star a misurare la diminuzione di agi degli uni, quando è in giuoco la vita degli altri? I poveri pagheranno per tale situazione, per ritrovarsi ancora più poveri? La ricerca del solo profitto, o della superproduzione, o d'un consumismo pletorico, non deve costituire il fine della società, poiché non garantisce i valori umani essenziali. Vogliamo credere, al contrario, che questo sarà il momento della saggezza; il momento del coraggio e della creatività; il momento forse d'una austerità accettata presso i più favoriti; il momento soprattutto di una cooperazione più intensa tra Paesi europei, tra Paesi africani, tra i due insieme, a vantaggio di tutti. Bisogna che combattiamo lo scoraggiamento, che scotiamo la meschinità delle nostre prospettive, che crediamo che la solidarietà è possibile e che essa sole offre una soluzione umana a lungo termine. Non sarebbe l'ora di inventare nuovi tipi di rapporti tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo? Sì, noi speriamo che quest'anno, in cui molti accordi commerciali dovranno essere riveduti, affretterà lo stabilirsi di convenzioni rinnovate, pienamente eque, rispettose della dignità delle parti e in condizioni di parità.
Dobbiamo aggiungere: se i motivi di interesse economico, anche reciproco e bene inteso, possono costituire uno stimolo, tuttavia non sono sufficienti. La storia insegna, al contrario, che prospettive puramente economiche conducono a un punto morto. Occorre un aiuto reciproco più profondo, fondato sulla considerazione di quanto costituisce la ricchezza e l'onore delle parti, e dei loro bisogni reali. Insomma, auspichiamo anche legami culturali, legami spirituali, diciamo pure la parola, legami di amicizia. Una certa comunanza di destino va oggi vissuta su scala di continenti, e l'Associazione da voi rappresentata ci sembra dover contribuire a servirla.
Quanti fra voi condividono la nostra fede cristiana ricordano le parole dell'apostolo Giovanni: «Se uno ha ricchezze di questo mondo, e vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio?». Possiamo noi dire con lui: «Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli». Il Creatore chiama tutti gli uomini ad allargare il cuore ai nuovi orizzonti che egli fa loro scoprire. Egli ci invita a tentare l'impossibile, perché una più grande giustizia regni tra gli uomini. Noi lo preghiamo di assistervi nei vostri sforzi di collaborazione e di benedire le vostre persone insieme con quanti vi sono cari.
Indirizziamo una parola di cordiale saluto anche ai partecipanti alla conferenza dei Paesi di lingua tedesca. Possano le sedute di lavoro a cui avete partecipato, illustri Signore e Signori, essere feconde nella direzione di una effettiva collaborazione tra i diversi popoli sul piano internazionale, quando i singoli Paesi escono dalle strettoie del proprio vantaggio economico, impegnandosi tenacemente, in un'atmosfera di reciproca fiducia, per il bene comune. A tal fine imploriamo per voi la costante protezione e benedizione di Dio.
Nell'estendere un cordiale saluto in inglese ai membri di questa assemblea, desideriamo ancora una volta affermare la nostra fiducia nella saggezza, nel coraggio e nello spirito di collaborazione con cui i governi e le altre parti interessate perseguono lo stabilimento di relazioni e di scambi secondo giustizia tra tutti i Paesi. In tale prospettiva – come abbiamo detto nella nostra recente allocuzione al Corpo diplomatico – «abbiamo seguito col più vivo interesse [...] le prese di contatto tra la Comunità Europa dei Nove e i Paesi d'Africa». Rinnoviamo qui il nostro fervido augurio per il successo di tali tentativi. Preghiamo che il Signore voglia assecondare i vostri sforzi e invochiamo le sue abbondanti benedizioni su di voi e su quanti vi sono cari.
Desideriamo aggiungere un saluto ai parlamentari italiani, che partecipano a questo incontro. Ad essi esprimiamo, con il nostro compiacimento, anche l'augurio e il voto perché sappiamo condividere un crescente interesse per i problemi che oltrepassano i confini del proprio Paese, coscienti di far parte di una famiglia la cui appartenenza comporta, oltre ai vantaggi, anche sacrifici per il bene comune, e uno spirito di collaborazione e di sensibilità per la promozione costante del progresso umano, civile e sociale in tutto il mondo.
Il compito che vi aspetta e al quale attendete è arduo; per questo vi siamo vicini con tutta la nostra stima, il nostro incoraggiamento, la nostra preghiera, che vi invoca ogni benedizione del Cielo.





















































