Nuova Politica - Il lavoro per la persona pagina 14
Nuova Politica - Il lavoro per la persona
Nuova Politica - Il lavoro per la persona
Nuova Politica - Il lavoro per la persona
A Bologna si è svolto il Convegno sull'uso del denaro e la coscienza cristiana, un incontro tra imprenditori e finanzieri, studiosi e sindacalisti, uomini politici e di chiesa.

Uno dei nodi storicamente dolenti del rapporto Chiesa/mondo è quello dei problemi etici che l'uso del danaro ha posto ed oggi più che mai pone alla coscienza cristiana.

La Chiesa volta a volta è accusata di ingerenze indebite o colpevoli silenzi ma, nonostante questo, non può non pronunciarsi su questo problema cruciale della convivenza civile, e deve farlo con competenza e rispetto dello spessore «laico» dei temi economici, ma insieme con lucidità profetica.

Sempre più importante è allora l'apporto di chi, da laico cristiano, opera in campo economico: da qualche tempo si è infatti aperto un dibattito tra pastori, operatori economici e parti sociali.

Anche a Bologna, nell'ambito del congresso eucaristico diocesano, è avvenuto un significativo incontro tra imprenditori e finanzieri, studiosi e sindacalisti, uomini politici e di chiesa.

Tema del Convegno l'«uso del danaro e la coscienza cristiana». Senza entrare nel merito di ciascun intervento, rileveremo qui i punti di vista ed i problemi emersi.

Da parte degli imprenditori, l'esigenza di efficienza è sentita come problema etico, che il mondo contemporaneo pone anche alla Chiesa, ai suoi uomini ed alle sue strutture, di contro ad una logica ancora dominante in campo ecclesiale troppo adagiata sulla «spontaneità» del volontariato ed indifferente ai ritmi ed ai tempi circostanti.

L'esigenza del rispetto rigoroso della regola «laica» dell'efficienza è molto sentito dagli imprenditori cattolici (volge per tutti il richiamo in questo senso di Giovanni Bazoli, nuovo Presidente del banco Ambrosiano) anche a causa di alcune dolorose e talora ambigue recenti vicende, per cui la finanza cattolica avverte come primario ed urgente dovere quello di ristabilire la trasparenza dei metodi e delle regole etiche, al fine di rimuovere il pregiudizio negativo che tuttora pesa su di essa.

D'altro canto gli imprenditori lamentano ancora una sorta di «abbandono» in cui la Chiesa li avrebbe lasciati negli anni critici della contestazione.

La dottrina sociale della Chiesa si sarebbe infatti appuntata sulla difesa del diritto di proprietà prima e del lavoro salariato poi, continuando a vedere nell'imprenditore solo il «ricco» senza scorgere il ruolo socialmente positivo di chi rischia in proprio giungendo così a creare occupazione di cui altri possono fruire.

Da parte della Chiesa, assieme al riconoscimento della bontà di fondo delle dinamiche economiche in quanto creatrici di sviluppo, viene un richiamo all'«homo oceanonicus» immerso nello sforzo di creare ricchezza affinché centro e fine della sua attività diventi sempre più la promozione integrale della persona umana.

Questo è il senso dell'enciclica papale «Laborem exercens» secondo il Prof. Rocco Buttiglione, che ne ha sostenuto la portata innovativa proprio nella direzione di un primo riconoscimento ed approfondimento teologico della dimensione creativa del lavoro imprenditoriale.

Ugualmente sbagliato sarebbe però oggi, da parte della Chiesa, abbracciare senza riserve la causa del puro profitto, credendo ad una predominante tendenza sociale e culturale: la società infatti non procede solo sulla base del profitto, ma si evolve anche in funzione dei bisogni.

Emergenze allarmanti di una società che trascura questi bisogni, hanno fatto una fugace apparizione durante il convegno i problemi insoluti della questione femminile e della famiglia... giusto il tempo per capire che avrebbero meritato maggior approfondimento, ma che per essi nessuno oggi ha pronte risposte nuove e positive.

Come ha agito fino ad ora e come può agire la Chiesa in questo contesto?

Anche qui i problemi aperti sono tanti: la dottrina sociale della Chiesa ha risentito, secondo molti laici, di un certo schematismo ideologico, quando ad esempio ha equiparato nella condanna marxismo e liberalismo, ignorando che storicamente è il liberalismo che ha permesso le più importanti conquiste sociali... procedendo in modo «deduttivo», si sono finiti per produrre più formule astratte che suggerimenti concreti, i quali rispetto alle prime appaiono esili ed insufficienti.

Tuttora la Chiesa sembra sottovalutare il fatto che ogni possibilità di sviluppo dipende dalle dinamiche di mercato. Eppure, dopo il fallimento del marxismo e delle socialdemocrazie, la Chiesa ha molte chances di dialogare col mondo occidentale, purché rinunci ad un certo suo «massimalismo».

La dottrina sociale deve sempre più essere improntata ad un metodo «induttivo», tenendo conto del contesto politico-culturale e delle diverse storie ecclesiali.

Non tutti peraltro si sono dichiarati convinti dell'opportunità di proseguire sulla strada della dottrina sociale, né unanime è stata l'individuazione dei soggetti privilegiati di tale elaborazione.

Soggetto è la Chiesa, certo, ed al suo interno privilegiatamente i laici.

Ma in quale forma i laici si devono esprimere?

Come singoli cristiani che nel mondo operano da laici, o come cristiani aggregati in movimenti, e che solo in quanto aggregati in movimenti possono dirsi Chiesa?

In che rapporto poi questi movimenti stanno con la Chiesa locale, e come le varie componenti laicali dialogano tra loro all'interno di essa? I movimenti puntano al raggiungimento di un'ideale: questa è l'unica norma d'azione, o il rapporto col resto della comunità locale, è anch'esso un criterio importante?

La pluralità presente nella Chiesa non può esprimersi al di fuori del dialogo (che esige spazi «istituzionali» in cui svolgersi, e regole comuni che permettono la mediazione); come spazio di questo dialogo intraecclesiale, essenziale premessa per un dialogo col mondo, il Concilio aveva indicato nella Chiesa locale. La Chiesa locale è il luogo di questa sintesi, per cui la comunità diventa effettivamente tale, ed evita il rischio di una competitività che frammenta la comunità.

È riconosciuta da tutti l'esigenza di un profondo ripensamento etico sui temi dell'economia, ma questa prospettiva etica presuppone antropologie dagli accenti diversi: c'è chi la disegna in base a valori umani comuni a credenti e non credenti e chi non vede altra antropologia possibile al di fuori di quella delineabile alla luce della cristologia.

Cosa deve arrivare infine ad esprimere, la Chiesa di qualitativamente diverso, in materia di cultura socio-economica?

Se muoversi nella pura logica dell'avere porta a trattare anche le persone coi loro bisogni alla stregua delle cose, certamente solo da una spiritualità profondamente vissuta a livello personale può scaturire la libertà interiore dal denaro che permette di ass1;;gnarli la funzione di elemento della promozione umana.

Ma se la strada della revisione dei comportamenti personali è da secoli tracciata all'interno della Chiesa, per quanto sempre da rinnovare, più difficile ed inesplorata appare quella della costruzione di progetti collettivi. Nessuno propone oggi una «terza via» cattolica: esiste invece, secondo gli imprenditori intervenuti al convegno uno spazio di discrezionalità all'interno del quale si può lavorare per favorire la logica della solidarietà.

Questo sforzo esige però un adeguato supporto culturale, che tende a conciliare esigenze del mercato e bisogni sociali.

Il welfare state non va ad esempio liquidato come una pericolosa chimera, lo ha sottolineato Ardigò indicando alcune piste da battere per affrontare i problemi dello sviluppo nella prospettiva, indicata della laborem exercens, della realizzazione integrale dell'uomo.

Riportiamo questi suggerimenti come altrettante provocazioni per la riflessione comune: come si può operare in modo che le nuove tecnologie, che rischiano di umiliare la soggettività, possono invece volgersi a favore di chi lavora?

Come far sì che la ricchezza, accumulata grazie a queste conquiste, possa contribuire al benessere di tutti, rivalutando così la funzione essenziale di una politica sociale perequativa?! Come rivedere la qualità dei servizi in modo che esaltino anziché umiliare le esigenze della vita personale? Ed infine, come vblgere il lavoro a contenimento della distruzione della natura1

Non è più possibile per i cristiani procedere a compartimenti stagni, rifuggendo dal dialogo intraecclesiale, se si vuole cominciare a formulare qualche ipotesi praticabile per la soluzione di problemi come l'occupazione la qualità del lavoro, la qualità dei servizi, il divario tra paesi sviluppati e terzo mondo.

A proposito di moralità
Giorgio Merlo
Campionati mondiali di atletica: fenomeno e spettacolo di massa
Massimo Lazzarini

Articoli correlati

Totale: 41
Occupazione
Il ritardo culturale verso nuove professioni o il rinnovo di «antichi mestieri» si rischia di pagarlo sulla pelle dei giovani.
Mezzogiorno
Dopo la liquidazione della Cassa per il mezzogiorno è urgente trovare nuove soluzioni per lo sviluppo di un Sud in costante evoluzione. Disoccupazione giovanile e riqualificazione del mondo produttivo i temi più importanti sul tappeto.
Dopo il convegno di Torino
L'esigenza di superare la fase del «giovanilismo». Un nuovo rapporto tra istituzioni e giovani fondato sull'attenzione ai problemi concreti. Non basta offrire un servizio assistenziale per efficiente che sia.
Società
Post-industriale: nuovi modelli di tutela degli interessi dei gruppi sociali? Il ruolo dello stato e del sindacato nell'epoca del nuovo corporativismo. Un'evoluzione dell'assetto sociale che coinvolgerà tutti gli individui.
Lavoro
La vittoria del fronte del NO nell'ultimo referendum ha determinato la vittoria della politica del lavoro. Nel fronte del NO anche organizzazioni che non avevano firmato gli accordi del 14 febbraio.
Armi
L'Italia è fra le prime produttrici ed esportatrici mondiali di armi convenzionali. Un convegno delle ACLI e altri gruppi cattolici propone la regolamentazione del traffico d'armi in gran parte clandestino. I popoli del terzo mondo pagano con la fame e con la guerra gli interessi dell'industria bellica.
CISL
A qualche mese di distanza dal cambio alla guida della CISL tra Carniti e Marini, è utile riflettere su alcuni interrogativi di fondo. Il ruolo del sindacato nella vita del paese.
Sindacato
L'importanza del sindacato nella realtà economica e sociale è riconosciuta anche dal Concilio Vaticano II. L'effettiva autonomia del movimento sindacale dai partiti per un consolidamento della democrazia pluralista. Non nascondersi dietro le inadeguatezze delle altre parti sociali.
Ravenna un anno dopo
Dopo l'incidente di un anno fa a Ravenna grandi inchieste e molte parole importanti. Poi il nulla. Eppure nell'Italia di oggi si continua a morire sul lavoro
Dossier Enciclica
Una riflessione completa e corretta sulla lettera enciclica del Santo Padre per capire le implicazioni politiche e sociali senza cadere nella logica delle «visitazioni di miniera».
Dibattiti
Una recente polemica su di uno spot televisivo in cui il contratto di «formazione-lavoro» veniva presentato come il frutto di un accidentato «percorso di guerra» è all'origine di una prima riflessione su questo strumento.
Paolo VI
Un ricordo meno legato alla «quotidianità» dell'anniversario di un Papa di frontiera.
Società
Dentro il conflitto sociale nel porto di Genova: la posizione Dc, la storia dei camalli.
Documenti
Pio XII, 13 aprile 1958, allocuzione «C'est une joie» a delegazioni dell'Africa francese con rappresentanti del Governo centrale e con imprenditori pubblici e privati (in occasione di un viaggio in Italia delle delegazioni, allo scopo di intensificare le relazioni con grandi enti industriali)
Documenti
Giovanni XXIII, 26 gennaio 1961, allocuzione «Votre présence ici» ai Delegati dell'Assemblea Parlamentare europea e Paesi d'oltremare associati alla Cee (Stati Africani e Madagascar), partecipanti alla riunione preparatoria della relativa Conferenza
Documenti
Paolo VI, 30 agosto 1965, allocuzione ad un gruppo di ex combattenti germanici in visita ai cimiteri di guerra in Italia, accompagnati da rappresentanze degli ex combattenti francesi, inglesi e italiani, sotto gli auspici del Comitato tedesco per la collaborazione europea delle vittime di guerra e della Confederazione europea degli ex combattenti.
Documenti
Paolo VI, 8 aprile 1967, allocuzione «Répondant bien volontiers» al Comitato d'intesa delle organizzazioni sindacali e professionali dei Giovani agricoltori dei Paesi della Cee, riuniti a Roma in giornate di studio
Documenti
Paolo VI, 29 aprile 1967, allocuzione «Nous nous réjouissons» all'Assemblea Generale della Associazione degli Istituti di Studi Europei, organizzata dall'Istituto «Alcide De Gasperi» e svoltasi a Roma, con la partecipazione di rappresentanze di Austria, Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Olanda, Spagna, Svizzera
Documenti
Paolo VI, 16 aprile 1970, allocuzione «Est-il besoin» alla Commissione sociale e sanitaria del Parlamento europeo, con i presidenti delle rispettive commissioni dei Parlamenti nazionali dei sei paesi della CEE
Documenti
Paolo VI, 1° febbraio 1974, allocuzione alla Sessione annuale della Conferenza Parlamentare dell'Associazione tra la CEE e gli Stati Africani, il Madagascar e l'Isola Maurizio, associati (con parlamentari dei dodici Paesi già associati, presenti anche rappresentanti di altri Paesi associabili; il gruppo, di circa trecento persone, è guidato dall'on. Cornelis Berkhouwer, presidente del Parlamento Europeo e della Conferenza, e dal presidente dell'Assemblea nazionale della Costa d'Avorio e vice presidente della Conferenza, on. Philippe Jacé).
Documenti
Paolo VI, 25 luglio 1975, lettera «En juin 1973» a mons. Agostino Casaroli, segretario del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa, per costituirlo proprio Delegato speciale alla Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa, in occasione della firma dell'Atto finale da parte degli alti rappresentanti degli Stati (30 luglio – 1° agosto; la lettera verrà letta dallo stesso Arcivescovo nel corso del suo intervento nel pomeriggio del 1° agosto)
Documenti
Paolo VI, 18 ottobre 1975, allocuzione «Le Symposium des éveques d'Europe» al III Simposio dei vescovi europei, i cui lavori si sono svolti a Roma al «Salesianum» e vengono ora chiusi con una concelebrazione con il papa per l'Anno Santo (centoventi presenti: con il presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa, Ccee, e presidente del Simposio, mons. Roger Etchegaray, arcivescovo di Marsiglia, e l'organizzatore del Simposio, mons. Gaetano Bonicelli, oltre ottanta tra cardinali, arcivescovi e vescovi, e inoltre teologi, osservatori della Curia Romana, delegati delle Conferenze Episcopali dei vari continenti, segretari delle Conferenze Episcopali d'Europa, rappresentanti del clero, superiori di Ordini religiosi, rappresentanti del laicato cattolico, delegati della Conferenza delle Chiese [Cristiane] d'Europa, KEK)
Documenti
Paolo VI, 12 gennaio 1976, allocuzione «Nous disons» al Corpo diplomatico accreditato presso la S. Sede, in occasione della presentazione degli auguri per il nuovo anno
Documenti
Discorso pronunciato dal cardinale patriarca di Venezia Albino Luciani a Recoaro Terme il 17 settembre 1977, al Convegno ivi organizzato dall'Unione cattolica stampa italiana (Ucsi) per il 17-18 settembre sul tema «La libera stampa per l'Europa unita» (presenti, fra gli altri, il presidente dell'Ucsi on. Flaminio Piccoli, e il presidente dei giornalisti europei dott. Gustavo Selva, direttore del Gr2).
Verso la preghiera ecumenica di Assisi
Intervista ad Antonello Venditti al termine del dibattito "Musica linguaggio di pace"
Partiti, istituzioni e potere
Stato sociale, società civile