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Campionati mondiali di atletica: fenomeno e spettacolo di massa

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L'appuntamento dei Campionati mondiali di atletica a Roma offre l'occasione per alcune riflessioni sul ruolo dello sport nella società di questi anni.

Lo sport dovrebbe servire in teoria ad assicurare non soltanto migliori condizioni generali di salute e di benessere fisico a quanti lo praticano, ma anche l'espressione piena di tutte le potenzialità del corpo umano.

Nella società moderna poi, che impone ritmi stressanti, lo sport dovrebbe costituire un mezzo e un'occasione sia per purificare l'organismo sia per compensare la forte riduzione di libertà e di autonomia che la vita moderna comporta, con attività libere e gioiose, non solo utili al corpo ma piacevoli e rasserenatrici per lo spirito.

Lo sport dunque, dovrebbe consistere soprattutto nella pratica diretta di una attività agonistica, nella partecipazione attiva ad un gioco o gara che sia.

Solo così, esso infatti può definirsi ed essere effettivamente un esercizio piacevole e utile, un gioco, che esalta e libera le capacità individuali consentendo di vivere momenti di felicità e di creatività. La società contemporanea, al contrario, ha trasformato lo sport come gioco individuale e collettivo in spettacolo di massa: l'espressione e la realtà concreta dello sport di massa contemporaneo si traduce infatti dallo spettacolo offerto in questi giorni dai mondiali di atletica di Roma, in cui professionisti e specialisti suscitano entusiasmo a masse di spettatori che non partecipano all'attività sportiva come protagonisti, ma si limitano soltanto ad assistervi come spettatori passivi o inerti.

Ecco quindi la vera finalità dello sport, che è puro ed esclusivo spettacolo, e non ha altri fini che quelli di divertire il pubblico e di distogliere masse consistenti di cittadini dalla realtà quotidiana, offrendo loro la possibilità di accostarsi allo sport e nello stesso momento di offrire l'illusione di partecipare ad una gara che invece è praticata professionalmente da pochi specialisti. Lo spettacolo costante di questi mondiali di Roma, prima ancora che la gara si svolgesse in campo, come abbiamo visto, è stato assicurato dalle masse di spettatori che agiscono come un elemento estetico esaltante nei confronti di ogni individuo singolo confuso in mezzo agli altri; per ogni spettatore tutti gli altri sono uno spettacolo avvincente, con i canti, i colori le voci i gesti, le reazioni di varia natura, i movimenti che finiscono per coinvolgere tutti e ciascuno.

La partecipazione allo spettacolo collettivo della folla costituisce indubbiamente, per ogni spettatore, una dimensione nuova e diversa rispetto ai modi quotidiani della sua esistenza grigia e monotona, o comunque scarsamente variata ed emozionante; già tale spettacolo, dunque, compensa abbondantemente l'individuo che vi assiste e che ne fa parte dei lunghi giorni di lavoro e di problemi, di controlli emotivi e di repressione dei suoi scatti e dei suoi desideri.

Confuso nella massa ognuno si scarica della tensione accumufata, si libera dei condizionamenti normali, grida, gesticola, impreca, si esalta, in un ambiente e in una cornice che rendono del tutto normali, leggittimano e sollecitano tali manifestazioni.

In tal modo ogni spettatore sente o si illude di svolgere un ruolo attivo nella festa generale, di partecipare in prima persona all'attività agonistica che intanto viene praticata sul campo.

Gli sportivi infatti si identificano normalmente nei loro idoli o campioni di cui ne seguono le vicende e sentono le ·' loro sconfitte o le loro vittorie come sconfitte o vittorie personali. Queste giornate di sport vissute a Roma, questo spettacolo, presenta d'altra parte anche altri elementi egualmente suggestivi e di attrazione.

Trasformato lo sport in competizione, in attività agonistica ad alti livelli, esso infatti resta normalmente avvolto in una atmosfera di incertezza e di casualità per quanto riguarda l'esito finale dello scontro tra i suoi protagonisti; il dubbio sulla conclusione, sulla vittoria, sulla sconfitta del campione del cuore diventa così un elemento di ulteriore attrazione, con una forza tanto più grande di suggestione, quanto più nella vita concreta di ogni spettatore.

In ogni senso dunque, lo sport di massa, ossia come spettacolo per le masse, gioca su una tastiera molto ampia di sentimenti e di risentimenti, di speranze e di rancori, di fantasie e di istinti del pubblico degli sportivi, soprattutto quapdo una forma particolare di sport, come ad esempio la stessa atletica, riesce a creare uno o più campioni nelle cui gesta si identificano le masse di appassionati. La complessità dei motivi profondi che agiscono nella psiche indi-

viduale e collettiva, e che sono alla base della fortuna e del successo di ogni sport nei diversi paesi, va dunque piegata con il ricorso alle condizioni concrete del vivere, che non consente la piena gratificante realizzazione della personalità umana di ogni individuo.

In conseguenza della profonda suggestione che esercitano e dalla vasta importanza sociale che rivestono, le attività sportive di ogni genere e tipo hanno creato un giro colossale di affari e sono spesso diventate il trampolino di lancio per coloro che si sono imposti nei vari settori sociali, dalla vita politica alla produzione.

Questo spiega anche i compensi astronomici che sono concessi ai campioni più in vista, ai professionisti dello sport che riescono ad accattivarsi le simpatie popolari.

Lo sport moderno è uno strumento troppo importante ed efficace di controllo delle masse e di affermazione personale per rinunciarvi; gli utili immediati o diluiti nel tempo sono tali da giustificare, perciò anche il ricorso a metodi scorretti se non addirittura immorali.

La posta in gioco è troppo alta, e richiede spregiudicatezza sia morale che economica; a danno, ovviamente, come sempre proprio di coloro che in fondo ne sono nello stesso momento, vittime e complici tanto docili quanto inconsapevoli.

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