Mezzogiorno

Il futuro del Sud interpella La DC: «quale Mezzogiorno dopo la Casmez?»

Nuova Politica - Il futuro del Sud interpella La DC: «quale Mezzogiorno dopo la Casmez?» pagina 10
Nuova Politica - Il futuro del Sud interpella La DC: «quale Mezzogiorno dopo la Casmez?»
Dopo la liquidazione della Cassa per il mezzogiorno è urgente trovare nuove soluzioni per lo sviluppo di un Sud in costante evoluzione. Disoccupazione giovanile e riqualificazione del mondo produttivo i temi più importanti sul tappeto.

La Cassa per il Mezzogiorno. dunque, dopo quasi 35 anni di attività, ha chiuso i battenti ed è stata messa in liquidazione. Un episodio che oltre a comprensibili considerazioni di natura istituzionale, suscita dubbi e perplessità per l'avvenire del sud. È chiaro che si è conclusa un'epoca per la politica meridionalistica: un'epoca di iniziative calate illuministicamente dall'alto – sovente in scarso accordo con le vocazioni naturali delle comunità interessate–-, ma che pure ha visto l'edificazione di una massiccia rete infrastrutturale che va dai 22.800 chilometri di acquedotti ai 40 mila chilometri di rete elettrificata, agli oltre 1.600 asili e scuole elementari. Una gestione trentacinquennale, che – pur con molti limiti – aveva saputo produrre un certo decollo per l'economia meridionale. insomma è evidente che la sua liquidazione non può passare in ss nata. Una cosa è certa: la fine della Cassa lungi dall'imporre un blocco alla politica meridionalistica, può però, trasformarsi in un momento costruttivo, mediante la creazione di una struttura sostitutiva più adeguata alle necessità di un'economia quale quella del Meridione, che per decollare deve consolidare i suoi agganci al treno dell'economia nazionale ed europea, per sfruttare al meglio la ripresa. E, in sostanza, in quest'ottica che si pone la DC proponendo l'istituzione di un nuovo ente che abbia compiti di finanziamento e supervisione sulle realizzazioni, ma che agisca in stretto contatto con le autonomie locali. per l'attuazione di scelte che si inseriscono organicamente nelle vocazioni naturali delle regioni meridionali. in linea magari con i vari piani regionali di sviluppo (laddove essi esistono). per la risoluzione dei problemi del Mezzogiorno che, già presenti in passato. sono risultati ulteriormente aggnn·ati da questi anni di crisi. Tra questi. quello della disoccupazione giovanile è. senz'altro. uno dei più pesanti. E di questo sembra essersi reso conto il ministro per il Mezzogiorno che ha presentato allo studio del Parlamento uno schema di provvedimento concernente l'occupazione giovanile nel Mezzogiorno, che si propone di affrontare in maniera organica il problema.

Tre sono i punti caratterizzanti il piano:

  1. agevolazioni alle cooperative giovanili nel settore della produzione e dei servizi mediante assistenza tecnica in fase d'avvio delle iniziative e contributi economici sia per spese d'impianto e attrezzature (60 per cento in conto capitale più il resto con mutuo a tasso agevolato), sia per le spese di gestione del primo triennio {decrescenti, fino ad un limite massimo del 75 per cento). In tal senso viene riconosciuta la priorità delle iniziative artigiane, di risparmio energetico, di servizi alle imprese (contabilità, marketing, ecc.), di produzione di nuove tecniche agricole, ecc.
  2. incentivazione delle attività di formazione e qualificazione professionale specie per quanto riguarda i settori della produzione e dei servizi più all'avanguardia (informatica e telematica, industrie meccaniche di precisione, industrie di tecnica elettronica, ecc.), ma senza trascurare il comparto artigiano.
  3. incentivazioni a favore delle imprese ubicate nei territori nominati nell'articolo 1 del T.U. 218 sul Mezzogiorno, per l'aumento dei livelli occupazionali.

A questi punti va poi affiancata tutta una serie di provvedimenti contemplati dal più vasto piano che De Vito ha presentato all'esame del Consiglio dei Ministri. Un progetto di vasto respiro che stimola più d'una riflessione.

Esso propone, in sostanza, una politica dell'occupazione che mira ad un impiego produttivo, qualificato e gratificante della forza lavoro giovanile nel Sud, spesso in passato avvilita da una sterile, assistenzialistica creazione di nuove leve burocratiche. Una politica che ha portato all'attuazione della legge 285 in maniera improduttiva, sovente clientelare, e in ogni caso degradante per la dignità dei giovani meridionali ancora una volta frustrati nella loro aspirazione ad un lavoro realmente produttivo. Il dato che in questo piano fa ben sperare è il suo organico inserimento in un più vasto moto di decollo dell'economia, meridionale, reso possibile, sì, dell'incentivazione alla produzione ma stimolato soprattutto da un uso generalizzato della innovazione tecnologica, che solo può rendere competitive le produzioni meridionali (comprimendo le spese, aumentando gli indici di produzione, migliorando i livelli qualitativi) non solo sul mercato mediterraneo – secondo una millenaria vocazione – ma anche sui mercati dell'Europa continentale. Va, anzi, rilevata la necessità che il Sud conservi e sviluppi le sue vocazioni agricola e artigianale (altrimenti si correrebbe il rischio di introdurre nella società meridionale nuovi semi di disgregazione culturale e sociale, come insegna l'esperienza sociologica), al servizio anche delle quali va posto il processo di innovazione tecnologica. Sulla carta sembra che tale prospettiva sia stata contemplata, ma, in fase di attuazione, sarà così?

Interessante pure, si propone il discorso relativo alla incentivazione del processo di formazione e qualificazione professionale che, in fondo, è razionalmente inscindibile da ogni disegno di introduzione di nuove tecnologie. Sarebbe anzi, utile considerare la possibilità di coinvolgere in tale operazione anche le grandi imprese sia private, sia a partecipazione statale, in modo che l'onere organizzativo di tale massiccia ini1iati a non abbia come protagonista solo le i tituzioni statali.

Ma in tutto questo quadro, ancorché roseo e promettente, i dubbi non mancano: quale sarà la sosta del piano in Parlamento? Come verrà accolto dalla società specie giovanile. del Mezzogiorno? ella ua anuazione prevarranno i criteri produnivi o le spinte clientelari campanilistiche o ancora peggio i moti i più grettamente elettoralistici? Tutti interrogativi che palesemente interpellano in primo luogo le istituzioni, ma soprattutto devono porsi all'attenzione della DC che, in quanto erede del popolarismo sturziano, è storicamente la portatrice primaria della battaglia meridionalista.

Tocca, infatti, al partito farsi carico di condurre una battaglia parlamentare, se occorre, affinché dall'esame delle Camere non emerga un piano affiacchito o addirittura svisato, ad opera di forze politiche tese ad operare affinché cresca nel Sud il malumore popolare, da strumentalizzare poi in funzione anti-democristiana, prima di tutto in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera. Parimenti è compito della Dc, attraverso soprattutto i suoi amministratori locali, a tutti i livelli istituzionali, assicurare una corretta gestione delle iniziative contemplate dal progetto-De Vito. Soprattutto per una fondamentale questione morale, bisogna operare perché prima nel proprio interno, poi da parte delle altre forze politiche siano operate scelte oneste, non viziate da elettoralismi o campanilismi: il Sud non potrà crescere se non crescerà omogeneamente. In questo senso si presenta, per la DC, un ulteriore impegno: quello di farsi portatrice nella società della nuova cultura meridionalistica che respinge l'assistenza e chiede solo di creare le condizioni necessarie perché «il Mezzogiorno salvi il Mezzogiorno». Una cultura che comporta scelte impegnative, che impone di rimettere in discussione più d'un modo di pensare ormai consolidato di combattere la caduta dell'attenzione del Paese verso i problemi e le potenzialitt di riscatto del Sud.

Un'opzione culturale di difficile attuazione ma purtuttavia necessaria, che deve vedere soprattutto i giovani attivi, e sensibili: e tra i giovani soprattutto quelli del Movimento giovanile DC, in quanto eredi delle problematiche e delle tensioni morali del meridionalismo cattolico.

È su questa cultura che – al di là della liquidazione della Casmez o dei piani del Governo – deve giocarsi il futuro del Mezzogiorno: un futuro che non conosce alternative ad un Sud che, se non potrà essere una realtà integrata socio-economicamente nel tessuto della nazione, non mancherà di operare da «palla al piede» per l'intero Paese.

Non è mai troppo tardi
Simone Guerrini
Giovani ed enti locali: quale rapporto?
Donatella Genisio

Articoli correlati

Totale: 36
Occupazione
Il ritardo culturale verso nuove professioni o il rinnovo di «antichi mestieri» si rischia di pagarlo sulla pelle dei giovani.
Mezzogiorno
Sulla questione meridionale slogans al posto della serietà intellettuale? Per superare il ritorno storico del Sud, ma soprattutto per recuperare il tempo perduto con una eccessiva caduta di tensione politica, vanno individuate tematiche sulle quali il mezzogiorno può giocare d'anticipo.
Vanoni
«Nuova Politica» pubblica una sintesi della relazione introduttiva dell'on. Fracanzani, sottosegretario al tesoro, al convegno di Abano Terme dello scorso gennaio. La scelta di Vanoni, di uno schema di progetto non utopico ma possibile resta ancora oggi attuale, specie in relazione all'obiettivo principale da conseguire: la piena occupazione.
Mondo universitario
Un campione statistico di livello nazionale dimostra che i sacrifici alla fine pagano: oltre il 90 per cento dei laureati trova un lavoro che gli va a genio. Ne parla l'autore del libro «II mestiere del laureato».
Speciale enti locali
Ricostruire un nuovo rapporto cittadino-pubblica amministrazione basato sul recupero dei valori comuni. Una nuova attenzione della DC che nasce dalla sensibilità verso le problematiche emergenti degli Enti Locali.
Società
Post-industriale: nuovi modelli di tutela degli interessi dei gruppi sociali? Il ruolo dello stato e del sindacato nell'epoca del nuovo corporativismo. Un'evoluzione dell'assetto sociale che coinvolgerà tutti gli individui.
Lavoro
La vittoria del fronte del NO nell'ultimo referendum ha determinato la vittoria della politica del lavoro. Nel fronte del NO anche organizzazioni che non avevano firmato gli accordi del 14 febbraio.
Mezzogiorno
Necessità di una rinnovata politica non più tesa verso l'intervento-tampone, ma a favore della ripresa e dello sviluppo del Sud, risolvendo soprattutto la disoccupazione.
Mezzogiorno
Il «fondo dello stivale» fa di nuovo notizia. Deludenti risultati delle partecipazioni statali e per le nuove forme di investimento. La presenza di vivaci forze imprenditoriali, finanziarie e culturali.
Mezzogiorno
Intervista a Sergio Zoppi, presidente del Formez
Intervista al dott. Sergio Zoppi, presidente del FORMEZ. Il commento di un esperto in merito agli effetti, buoni o cattivi, che il decreto «De Vito» produrrà nell'economia del Meridione.
CISL
A qualche mese di distanza dal cambio alla guida della CISL tra Carniti e Marini, è utile riflettere su alcuni interrogativi di fondo. Il ruolo del sindacato nella vita del paese.
Disoccupazione
Le possibili strade per arginare l'aumento della disoccupazione giovanile. Un cambiamento della mentalità dei cittadini per passare dalla fase delle richieste ad un maggior spirito di iniziativa.
Occupazione giovanile
La strada delle risposte concrete è forse cambiata con la legge De Vito. Migliorare l'efficienza del sistema formativo. La maggior parte dei giovani non si sente preparata all'appuntamento con il lavoro.
Sindacato
L'importanza del sindacato nella realtà economica e sociale è riconosciuta anche dal Concilio Vaticano II. L'effettiva autonomia del movimento sindacale dai partiti per un consolidamento della democrazia pluralista. Non nascondersi dietro le inadeguatezze delle altre parti sociali.
Mozioni
Publichiamo le mozioni presentate dal Movimento Giovanile e approvate al Congresso. La pace, il servizio di leva, l'ambiente, l'occupazione giovanile, il referendum per la riforma organizzativa.
Economia
A Bologna si è svolto il Convegno sull'uso del denaro e la coscienza cristiana, un incontro tra imprenditori e finanzieri, studiosi e sindacalisti, uomini politici e di chiesa.
Ravenna un anno dopo
Dopo l'incidente di un anno fa a Ravenna grandi inchieste e molte parole importanti. Poi il nulla. Eppure nell'Italia di oggi si continua a morire sul lavoro
Occupazione giovanile
Le nuove linee di politica economica e sociale dei giovani dc illustrate dal responsabile dell'ufficio nazionale per i problemi dell'occupazione giovanile
Mezzogiorno
Quale modello di sviluppo adottare per il Sud? L'orientamento prevalente sembra propendere per un sistema economico integrato: serve allora una cultura imprenditoriale capace di valorizzare tutte le risorse disponibili.
Dibattiti
Una recente polemica su di uno spot televisivo in cui il contratto di «formazione-lavoro» veniva presentato come il frutto di un accidentato «percorso di guerra» è all'origine di una prima riflessione su questo strumento.
Mezzogiorno
La situazione economica del Meridione secondo l'annuale rapporto Svimez. Marcata flessione del tasso di crescita. Gli interventi della legge 64.
Società
Dentro il conflitto sociale nel porto di Genova: la posizione Dc, la storia dei camalli.
Dalla tavola rotonda di ieri emerge la necessità di puntare alla piena valorizzazione delle risorse umane.
Intervista-dibattito sul Mezzogiorno prossimo venturo
Partiti, istituzioni e potere
Stato sociale, società civile