Mezzogiorno

Nuovo modello di sviluppo

Nuova Politica - Nuovo modello di sviluppo pagina 14
Nuova Politica - Nuovo modello di sviluppo
Nuova Politica - Nuovo modello di sviluppo
Quale modello di sviluppo adottare per il Sud? L'orientamento prevalente sembra propendere per un sistema economico integrato: serve allora una cultura imprenditoriale capace di valorizzare tutte le risorse disponibili.

Il rapporto 1987 sull'economia meridionale della Svimez evidenzia come, mentre il 1986 è stato un anno positivo per l'economia italiana, non altrettanto è stato per quella del Mezzogiorno. Il PIL del Mezzogiorno è aumentato in termini reali, dell'l,5%, un tasso pari alla metà di quello relativo al Nord 3,1%. E poiché la popolazione è aumentata solo al Sud, mentre al Nord tende ormai a diminuire, il divario nei tassi di crescita del prodotto procapite è stato ancora più accentuato: 1,1nel Sud contro 3,3 nel Nord.

La crescita meno favorevole dell'economia meridionale è stata determinata oltre che dall'andamento negativo dell'agricoltura, anche dalla più lenta crescita in termini reali del valore aggiunto dell'industria: 1,1% nel Mezzogiorno contro 3,7% nel Nord. Il tasso di disoccupazione è aumentato dal 14,3% del 1987 al 16,5% del 1986 mentre al Nord è rimasto sostanzialmente immutato: esso risulta pari all'8,5%.

La questione meridionale, anche se in termini nuovi rispetto al passato, riaffiora, con enfasi più o meno accentuata, come uno dei problemi più importanti di politica economica, in quanto il Mezzogiorno presenta ancora i problemi che esistevano subito dopo il conflitto mondiale: disoccupazione e un livello di prodotto pro-capite molto basso.

L'innovazione tecnologica, la ristrutturazione e la riconversione della struttura produttiva, il peso crescente del settore dei servizi nell'economia, la globalizzazione dei mercati e delle imprese, la concorrenza dei paesi di nuova industrializzazione ripropongono la necessità di una strategia di sviluppo rinnovata per il Mezzogiorno.

Non è pensabile al rilancio dell'economia meridionale se non si eliminano le contradditorietà emerse dalla politica di sviluppo seguita negli anni passati.

Tra esse quelle che hanno condizionato in misura maggiore i meccanismi e i risultati sono:

  • l'ordinarietà dell'intervento straordinario;
  • l'incapacità di delineare e scegliere una strategia territoriale ferma nel tempo: quella della concentrazione o, all'opposto, quella della diffusione territoriale degli interventi e dello sviluppo;
  • L'incoerenza, con la politica meridionalista, delle politiche nazionali, emersa dall'assenza di un'organica programmazione.

Il dibattito attuale sulla nuova politica di sviluppo del Mezzogiorno sembra ripercorrere le tesi sostenute dagli studiosi dei problemi del sottosviluppo durante gli anni '50.

Infatti, come nel passato, da una parte ci sono coloro che sostengono che il divario tra le regioni del meridione e quelle del Nord possa essere colmato o almeno ridotto potenziando e dotando di infrastrutture il territorio. D'altra parte vi sono le tesi di coloro che continuano a sostenere che lo sviluppo del Mezzogiorno passi attraverso il consolidamento del settore secondario favorendo la diffusione dell'innovazione tecnologica.

Altri ancora ritengono che la soluzione più adeguata consista nello sviluppo delle risorse localizzate nel Mezzogiorno: l'agricoltura e il turismo.

È necessario, per poter formulare una strategia efficace per l'economia meridionale, tener conto dell'omogeneità del sottosviluppo, del bagaglio di esprienze maturate negli anni passati, della strumentazione teorica dei problemi delle regioni a minore sviluppo e dell'innovazione tecnologica.

Infatti, sebbene il Mezzogiorno presenti delle realtà locali che registrano tassi di crescita del reddito e dell'occupazione più favorevoli rispetto ad altre, in esse non si sono ancora verificate quelle modifiche strutturali nel tessuto sociale e produttivo che possano garantire l'autopropulsività dello sviluppo.

Reperire nuove tecnologie

Non è pensabile, inoltre, di far aumentare la crescita dell'economia meridionale ripercorrendo le tasse classiche fondate in sostanza sulla costruzibne di un apparato produttivo basato sulle industrie di base, vista l'esperienza fallimentare di questi anni.

Pertanto lo sviluppo è condizionato non solo dalla aapacità di recepire nuove tecnologie e nuovi metodi produttivi e organizzativi per riqualificare il tessuto produttivo esitente, ma anche da un rapporto organico tra l'apparato produttivo da un lato e ricerca scientifica dall'altro. I fattori strategici dello sviluppo sono ormai diventati la ricerca, la formazione, e l'innovazione tecnologica che concorrono ad aumentare la competitività, la produttività e la . flessibilità del sistema produttivo e attrezzano il Mezzogiorno anche sul piano culturale ed imprenditoriale.

L'economia meridionale, in questo modo, può sprigionare le potenzialità per integrarsi con i paesi più sviluppati della Comunità Europea ed essere competitiva con i paesi di nuova industrializzazione.

Una difficoltà, insita nella dicotomia regionale del sistema economico italiano, che dovrebbe essere superata nella fase di programmazione, sta nel conciliare le esigenze dell'apparato produttivo del Nord con quello del Sud. Da una parte le regioni del Nord, integrate come sono con quelle più avanzate nell'area comunitaria, mirano a màntenere gli elevati ritmi di crescita del sistema produttivo; dall'altra quelle del Sud mirano ad integrarsi con l'economia del Paese e dell'area comunitaria più sviluppate per evitare, in vista del 1992, di rimanere sganciate definitivamente da esse.

È inoltre necessario porre attenzione ai cambiamenti della struttura economica dell'Italia e in genere altri paesi industrializzati dell'occidente per ridisegnare il modello di sviluppo del Mezzogiorno.

Si potrebbe sostenere che, con il crescere del reddito pro-capite, anche il nostro Paese stia entrando nello stadio della maturità post-industriale, caratterizzato dal crescente consumo e produzione dei servizi finali, dopo il passaggio dalla fase agricola a quella industriale.

In realtà, come mostrano i risultati della ricerca sulle modifiche della struttura economica italiana condotta dai professori F. Momigliano e D. Siniscalco, il peso crescente dei servizi del- 1'economia deriva non dall'aumento della domanda finale di servizi, fenomeno spiegato mediante la legge di Engel, ma da un crescente utilizzo di servizi intermedi da parte delle imprese che producono beni industriali.

L'integrazione, pertanto, del terziario con il sistema produttivo orienta la strategia per il Mezzogiorno nella direzione di un modello di sviluppo economico integrato e non settoriale.

In questo modo si evita il circolo vizioso per cui servizi funzionali non nascono perché il sistema produttivo è troppo fragile e nuovi sviluppi di impresa produttive non si verificano perché il territorio è povero di servizi funzionali alla produzione e all'esercizio di imprese.

La possibilità di realizzare un sistema economico integrato presuppone che nel Mezzogiorno sia consolidata e diffusa una cultura imprenditoriale capace di stimolare, in questa direzione, le risorse umane.

Essendo stato, però, lo sviluppo dell'economia meridionale originato dalla localizzazione di imprese esterne al territorio, ne consegue che il livello di cultura imprenditoriale sia alquanto basso. Pertanto bisogna agire su questa variabile critica mediante la formazione dei giovani finalizzata a cogliere le opportunità che la legge De Vito offre per poter sperare nel medio periodo in uno sviluppo autopropulsivo.

Verso la Repubblica del futuro
Valter Baruchello
Contratti formazione-lavoro. Un'occasione perduta
Pierpaolo Gherlone

Articoli correlati

Totale: 10
Mezzogiorno
Dopo la liquidazione della Cassa per il mezzogiorno è urgente trovare nuove soluzioni per lo sviluppo di un Sud in costante evoluzione. Disoccupazione giovanile e riqualificazione del mondo produttivo i temi più importanti sul tappeto.
Mezzogiorno
Sulla questione meridionale slogans al posto della serietà intellettuale? Per superare il ritorno storico del Sud, ma soprattutto per recuperare il tempo perduto con una eccessiva caduta di tensione politica, vanno individuate tematiche sulle quali il mezzogiorno può giocare d'anticipo.
Speciale enti locali
Ricostruire un nuovo rapporto cittadino-pubblica amministrazione basato sul recupero dei valori comuni. Una nuova attenzione della DC che nasce dalla sensibilità verso le problematiche emergenti degli Enti Locali.
Mezzogiorno
Necessità di una rinnovata politica non più tesa verso l'intervento-tampone, ma a favore della ripresa e dello sviluppo del Sud, risolvendo soprattutto la disoccupazione.
Mezzogiorno
Il «fondo dello stivale» fa di nuovo notizia. Deludenti risultati delle partecipazioni statali e per le nuove forme di investimento. La presenza di vivaci forze imprenditoriali, finanziarie e culturali.
Mezzogiorno
Intervista a Sergio Zoppi, presidente del Formez
Intervista al dott. Sergio Zoppi, presidente del FORMEZ. Il commento di un esperto in merito agli effetti, buoni o cattivi, che il decreto «De Vito» produrrà nell'economia del Meridione.
Mezzogiorno
La situazione economica del Meridione secondo l'annuale rapporto Svimez. Marcata flessione del tasso di crescita. Gli interventi della legge 64.
Intervista-dibattito sul Mezzogiorno prossimo venturo