Verso la Repubblica del futuro
Il dibattito sulle riforme istituzionali è entrato decisamente nella sua fase più concreta, ormai all'ordine del giorno dei lavori del Parlamento. Anche il MG DC di Vicenza ha voluto offrire il proprio contributo per costruire la Repubblica del futuro, e per interrogarsi su questi temi ha recentemente organizzato il convegno: «La Costituzione e i suoi 40 anni: la nascita; Costituzione formale e Costituzione materiale, le modifiche possibili e necessarie; progetti e prospettive politiche di riforma».
Se è vero che dal 1948 il nostro paese ha fatto passi da gigante nello sviluppo economico, nel livello di benessere, nel campo delle libertà personali e collettive, nell'inserimento della popolazione, anche la più estremista, all'interno del sistema, crediamo tuttavia che il Paese abbia bisogno di progredire decisamente nella risoluzione dei mali endemici che lo affliggono: la disoccupazione, l'ambiente degradato da una utilizzazione incontrollata delle risorse, le sacche di povertà, una Pubblica Amministrazione e una Magistratura poco efficiente.
Certo non tutti questi problemi provengono direttamente dalla Costituzione, che nella sua parte dedicata all'Ordinamento della Repubblica qui chiamato in causa non può assolutamente considerarsi foriera di instabilità, molto più lo sono stati i soggetti chiamati a darvi attuazione pratica: i partiti politici.
Essi fra l'altro hanno assunto un ruolo abnorme rispetto a quanto previsto dall'art. 49 della Costituzione, che afferma «tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti politici per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Tantoché un grande costituzionalista tedesco definisce il nostro come uno Stato democratico dei partiti e non più come uno Stato liberal-parlamentare; e il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga nel suo messaggio di fine anno ha affermato che i partiti devono essere gli organizzatori della presenza dei cittadini nelle istituzioni e non gli occupanti delle istituzioni e della pubblica amministrazione.
Occorre indubbiamente una svolta che, da un lato, metta chiarezza nel sistema politico istituzionale, e dall'altro permetta al Parlamento e al Governo di funzionare e di prendere decisioni. In tale senso crediamo che si possano formulare alcune proposte di revisione costituzionale:
a) quella relativa agli Enti Locali. Crediamo che il futuro della D.C. dipenda molto anche dal mondo in cui saprà valorizzare e sostenere la propria scelta automatistica. Scelta questa operata dal Partito Popolare di Don Sturzo che considerava le Autonomie Locali come proiezioni delle comunità locali e come insieme di comunità famigliari, e che è stata poi fatta propria anche dalla neonata DC di De Gasperi. Scelta che appare oggi però dimenticata o quantomeno confusa. Per rendersene conto è sufficiente appunto considerare alcuni articoli della costituzione in tema di autonomia e di decentramento, che non hanno mai trovato piena attuazione; oppure la legge di riforma delle
A.L. che da più di dieci anni è riposta in qualche cassetto; o infine l'inesistenza di una sufficiente autonomia impositiva da parte delle A.L.
Le innovazioni istituzionali debbono quindi intervenire non solo e non tanto sul versante della riorganizzazione dell'amministrazione locale al suo interno e nei suoi rapporti con le strutture dello stato, quanto sulla individuazione di tutti quei canali di partecipazione, di tutela degli interessi individuali e collettivi che sono così insoddisfacentemente tutelati nell'attuale situazione. D'altra parte sempre più i cittadini misurano l'efficienza e la credibilità del nostro stato-sociale nel funzionamento di servizi totalmente o parzialmente dipendenti dall'amministrazione locale. Chiediamo pertanto alla D.C. di rivedere la vetusta ed obsoleta legislazione accentratrice, nella consapevolezza di appartenere ad un partto che ha nelle A.L. uno dei capisaldi del proprio patrimonio storico e ideale;
b) una modificazione del sistema elettorale in senso maggioritario che porti ad una semplificazione del sistema politico. Se nel 1948, in una situazione di diversificazione e scontro tra le forze politiche e sociali e con un paese reduce da una esperienza dittatoriale, era necessario massimizzare le garanzie permettendo la rappresentanza parlamentare di tutte le formazioni, ora, in una situazione di scarsa diversità tra le forze politiche e con una democrazia consolidata, è necessario massimizzare la stabilità e l'efficienza, e quindi la governabilità a scapito della massima rappresentanza delle forze politiche garantita dal sistema proporzionale. Se il cittadino sa che il suo voto può contare veramente sarà ancora più invogliato a seguire il dibattito politico, e il gap esistente tra i cittadini e sistema politico è destinato a ridursi;
c) è necessario inoltre sostituire il bicameralismo perfetto con il quale le leggi devono essere approvate nello stesso testo da entrambi i rami del Parlamento, attribuendo a ciascuna delle due Camere competenze diverse: alla Camera di legiferare, al Senato di controllare e indirizzare o attribuire al Senato la funzione di rappresentare le Autonomie regionali come già avviene in altri paesi e lascia trasparire la stessa nostra costituzione;
d) è inoltre necessario approvare la legge sull'ordinamento della Presidenza del Consiglio prevista dall'.art. 95 della Costituzione, per fornirla di un'organizzazione amministrativa moderna e di competenze ben definite;
e) per quanto riguarda i partiti politici è necessaria una legge che regolamenti la loro struttura interna renda trasparente l'elezione degli organi dirigenti e la scelta dei candidati alle elezioni (esempio elezioni primarie), come d'altra parte avviene in altri paesi come la Germania Federale. I partiti politici in quanto sostenuti da finanziamenti pubblici devono poter essere in qualche modo «controllati» anche nella loro struttura interna da tutti i cittadini, senza con questo ovviamente voler influire sulla loro scelta ideologiche e programmatiche.
Concludiamo con una frase di Thomas Jefferson uno dei padri degli Stati Uniti d'America: «Leggi e istituzioni devono andare di pari passo con il progredire dell'umana mente. Via via che questa diviene più sviluppata e illuminata, via via che si fanno nuove scoperte, si svelano nuove verità e costumi e opinioni mutano con il mutare delle circostanze, anche le istituzioni devono avanzare e tenere il passo con i tempi. Nulla è immutabile, tranne gli innati e inalienabili diritti dell'uomo». È questo un appello alle forze politiche ad attuare la Costituzione dove deve essere attuata e ad operare le riforme necessarie con rapidità e saggezza.





































