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Partiti, istituzioni e potere

Ma come si vota all'estero?

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Un sistema elettorale è "un complesso di regole che influenzano le modalità con cui gli elettori esprimono il loro voto, le possibilità che i partiti presentati alle elezioni ottengano o meno rappresentanza parlamentare e, infine, le modalità con cui i voti vengono tradotti in seggi".

Tra le variabili fondamentali del sistema elettorale innanzitutto si trova la "struttura del voto": l'elettore può essere chiamato a scegliere o singoli candidati (in modo categorie all'interno di una lista) o liste partitiche, con la possibilità di indicare anche dei nominativi (in modo categorico oppure in ordine di preferenza). In definitiva la posta in gioco è la libertà lasciata all'elettore.

Seconda variabile fondamentale è la "grandezza del collegio elettorale" (misurata in termini di seggi da assegnare nel collegio stesso): i collegi sono uninominali quando eleggono un solo candidato, plurinominali quando ne eleggono un numero maggiore.

La terza variabile è la "formula elettorale", ovvero il meccanismo di traduzione dei voti in seggi: le formule maggioritarie, cosiddette perché affidano la rappresentatività alla maggioranza (che così assume valenza di unanimità), sono adottate in genere in collegi uninominali ed assegnano il seggio al candidato che ha ottenuto il 50% +1 (Majority) o la maggioranza relativa (Plurality) dei voti espressi.

Al contrario delle maggioritarie, le formule proporzionalistiche affidano la rappresentanza a tutte, o quasi, le formazioni politiche concorrenti in ragione della loro forza.

L'eventuale "distorsione" che tale sistema comporta è dovuta alla presenza di "soglie elettorali" implicite – il quorum necessario per ottenere il seggio – o esplicite – clausole di sbarramento, ovvero percentuali minime da superare: è questa la quarta variabile fondamentale di un sistema elettorale.

Un sistema elettorale dipende dal modo in cui tali variabili interagiscono; vediamo come ciò avviene in alcuni paesi europei.

Gran Bretagna

Vige un sistema parlamentare bicamerale, in cui solo la Camera dei Comuni è elettiva. Le elezioni sono a suffragio universale in collegi uninominali, con la formula maggioritaria del plurality, denominata "The first pass the post". Ciò conduce, collegio per collegio, ad una lotta a due, che tende ad un bipartitismo, per lo più rispecchiato, ove non vi siano forti minoranze localizzate, anche a livello nazionale.

Francia

Dal 1968 i deputati francesi sono eletti a scrutinio uninominale, maggioritario a due turni, con modalità ordinale differita nel tempo (il c.d. ballottaggio): nessun candidato è eletto al primo turno se non ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti espressi (majority) ed un numero di suffragi pari ad un quarto degli elettori aventi diritto.

Mentre, per essere eletti al secondo turno, basta la maggioranza relativa; però, vi sono ammessi solo quei partiti che al primo abbiano ottenuto il 12,5% dei suffragi. Ciò spinge verso coalizioni elettorali e penalizza le ali estreme dello schieramento, premiando in genere gli elettori moderati di centro.

Germania

Quello tedesco viene definito un sistema misto; agli elettori viene infatti consegnata una scheda su cui esprimere due preferenze: la prima per eleggere metà dei componenti del Bundestag con un sistema maggioritario "secco" nell' ambito di collegi uninominali; la seconda per indicare la lista preferita tra quelle all'interno dei vari Lander.

I seggi vengono ripartiti in modo proporzionale tra le liste che, in ambito nazionale, abbiano ottenuto almeno il 5% dei suffragi, sottraendo per l'assegnazione quelli già dati attraverso i collegi uninominali con il meccanismo maggioritario.

Spagna

I deputati del Congresso vengono eletti a suffragio universale con metodo proporzionale in circoscrizioni corrispondenti alle Province; ma una clausola di esclusione del 3% e collegi elettorali molto piccoli tendono a correggere la proporzionale: ciò va a scapito delle minoranze, ma si evita una eccessiva dispersione del voto, in quanto l'alto costo dei seggi riduce di fatto i partiti effettivamente in lizza per il governo del Paese.

Ciò è dovuto anche alla particolare formula usata, la formula d'Hondt che, assegnando direttamente tutti i seggi, non prevede il recupero dei resti in sede di collegio unico nazionale.

Il nostro amico Roberto
La riforma della pubblica amministrazione

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