Capire per farci capire
GIO' Polis nasce come una sfida: una sfida coraggiosa per noi giovani democristiani. I giovani del maggiore partito di governo in questo paese tornano a misurarsi con i problemi della convivenza civile, con le storture prodotte anche dal potere politico, con i processi di divaricazione presenti nelle tante leghe che ormai invadono il paese. Ma la scommessa è soprattutto rivolta nei confronti del partito che ha pesanti responsabilità di governo, che deve interrogarsi di nuovo sulla trasparenza della sua classe dirigente e sulla linearità delle sue iniziative politiche. Ma non accetteremo la provocazione di chi ritiene che i mali di questo paese, le condizioni di debolezza siano da imputare alla sola Democrazia cristiana. Non accetteremo per dirla con Moro di "farci processare sulle piazze" quasi fossimo la forza politica responsabile del disastro quando invece siamo convinti che almeno sulle grandi scelte di fondo la Democrazia cristiana è stata e deve rimanere forza di progresso, movimento politico caratterizzato da forte tensione ideale.
Per uscire però dal dualismo innocentisti-colpevolisti occorre sviluppare ed è l'obiettivo del GIO' una riflessione articolata e più possibile completa.
Il nostro obiettivo infatti è capire per farci capire, è analizzare con profondità i problemi e capire come uscire dalle difficoltà. Per questo inizieremo con una analisi sociologica del pianeta Italia per comprendere i suoi problemi ma anche verificare che cosa si sta muovendo ed agitando nella società civile per rispondere ai bisogni. Siamo infatti convinti che i tanti movimenti, le centinaia di giovani che si occupano del volontariato segnano già con la loro militanza ed il loro coraggio un tracciato utile per dare risposte.
Le mille espressioni della società civile però non sono sufficienti da sole ad organizzare una risposta credibile ed efficace. Per questo la nostra riflessione si sposterà poi sull'analisi del cambiamento del sistema sui partiti e sulle modifiche del sistema istituzionale che riteniamo legate al mutamento dei partiti. Ci chiederemo assieme se i partiti sono come molte volte appare meri prevaricatori della volontà popolare "mostri grigi" incapaci di dare speranza alla gente che chiede risposte davvero convincenti e quindi vadano sostituiti oppure se è ancora immaginabile un itinerario difficile e sconvolgente che riveda alla radice le degenerazioni di cui essi sono stati e sono protagonisti per riconvertirli ad utili strumenti fondamentali in una democrazia rappresentativa.
Siamo convinti ancora che questo itinerario sconvolgente e difficile passi attraverso correttivi non populisti del sistema istituzionale e di quello elettorale in modo particolare. Dopo aver aderito e promosso il comitato per il referendum ed aver dichiarato che votavamo sì ci troviamo oggi di fronte ad altre iniziative referendarie di cui non condivido l'esito finale ma che se si muovessero nella sola logica di stimo1o alle forze politiche per correggere lo iato tra sistema politico ed espressione della volontà popolare potrebbero risultare utili e produttive.
Riflettere sulle modifiche del sistema istituzionale significa infine riconoscere che esiste un inquietante rapporto tra parti del sistema economico e parti del sistema politico che interagiscono assieme con la criminalità organizzata ed il potere mafioso: abbiamo assistito in questi giorni al sacrificio ed al coraggio di imprenditori come Libero Grassi e certamente questi segnali di coraggio non possono rimanere isolati nel silenzio e nell'inefficacia dello stato contro la mafia.
Credo che lo stato debba attrezzarsi adeguatamente anche in quest'ambito contro la nuova mafia che germina o comunque cresce dentro il circuito del denaro sporco dentro gli appalti miliardari allegramente attribuiti dentro la corruzione pubblica ormai dilagante. Solo con uno sforzo degli italiani onesti siano essi imprenditori, sindacalisti, magistrati o politici è possibile ricollocare lo stato dove lo stato non c'è, proclamare che la speranza dei siciliani onesti non è morta con l'assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa, che si può costruire un metodo di far politica che non comporti i compromessi con i poteri occulti, che non si immiserisca nella quotidiana gestione del potere che qualcuno anche dall'alto dice essere il metodo di lavoro della Democrazia cristiana.
GIO' Polis infine è l'espressione della volontà dei giovani dc di dare una risposta di segno alto al riemergere dei particolarismi, dei localismi al rinascere di tentazioni di divisione di un paese che ha l'ambizione di entrare in Europa.
Noi non crediamo né alla divisione della Democrazia cristiana in tante aree geografiche, né alla proposta politica delle leghe; credo che possiamo dire che una Dc che riorganizza il proprio modo di essere nelle varie realtà sociali del paese ed una proposta politica capace di intervenire in modo intelligente per lo sviluppo del mezzogiorno garantendo contemporaneamente la crescita di tutto il paese siano le risposte di governo utili al pianeta Italia.
Le leghe non si battono però senza comportamenti ineccepibili dei partiti e senza un governo dei problemi del paese capace di fornire risposte ai bisogni veri.
Tutto questo vorrebbe essere GIO' Polis: ma la festa è soprattutto un'occasione ormai annuale per esprimere compiutamente tutto quello che siamo; il GIO' è soprattutto la festa di quei giovani democristiani che credono fortemente che la politica sia speranza di riscatto, sia la volontà di non rassegnarsi specie in una stagione della politica mondiale carica di novità tutte da interpretare.




















































