Ciriaco De Mita, Ragionando di politica
Il presente volume, dedicato a Giovanni «Albertino» Marcora, contiene la raccolta dei discorsi più significativi del segretario della Democrazia Cristiana pronunciata dal periodo del XV Congresso fino alla relazione tenuta nel Consiglio Nazionale DC dell’ottobre 1983, con la quale in un certo senso avvia a conclusione la riflessione sulla sconfitta elettorale di giugno.
«Le prospettive della Democrazia Cristiana negli anni ’80», sottotitolo dell’opera, è indicativo dei temi affrontati e del metodo seguito, considerata la necessità di misurarsi con la «grande trasformazione» verificatasi nel paese, nell’ambito di uno sviluppo senza precedenti e di un passaggio accelerato verso la Società industriale e post-industriale. Emerge una «alternativa fra il vecchio e il nuovo: e cioè fra chi punta a ricondurre la realtà in movimento nell’ambito degli schemi ideologici tradizionali, e chi mira a cogliere le possibilità da essa offerte per arrivare ad una democrazia matura».
Alternativa del nuovo come tentativo di «combinare alla fine metodo della libertà e realizzazione della giustizia»: è questo il presupposto del cosiddetto «rigore» e di una politica economica che consenta la ripresa dell'accumulazione e dello sviluppo.
La comprensione della complessità e dei mutamenti in atto nella società italiana costituiscono lo sforzo culturale dominante che De Mita a cercato di trasmettere nelle stimolanti riflessioni presenti in tutto il libro, capire i mutamenti per poter elaborare una proposta politica capace di guidare il cambiamento.
Il nuovo ha anche bisogno di nuove regole, da qui è partita l'elaborazione demitiana sulla riforma istituzionale che ha fortemente influenzato il dibattito sviluppatosi sul tema in questi ultimi anni. Per un partito di ispirazione cristiana, quale è la DC accettare la sfida del nuovo significa, in momenti di grande trasformazione e di pericolosa disgregazione sociale, riappropriarsi della originaria identità, valorizzando la forza creatrice della persona umana e quella rivoluzionaria della solidarietà. Recupero delle indicazioni sturziane e della ispirazione cristiana (alla luce del Concilio Vaticano II) per meglio confrontarsi con il cambiamento in atto della società italiana: questa la grande sfida che De Mita ha ripreso da Moro e Zaccagnini per continuare il rinnovamento della Democrazia Cristiana e attraverso esso, della società italiana.
Zaccagnini (Una proposta al paese, Vallecchi, 1976) diceva che «il tempo delle rendite è finito... siamo dinanzi ad una società nuova, più articolata ed esigente, di fronte alla quale i consensi o ce li guadagnamo con la nostra capacità politica o non ce li meritiamo». Frequente nella riflessione di De Mita è il richiamo alla intuizione morotea.
Già nel 1968 (Consigno Nazionale del 20 novembre, cit. pag. 308 segg). Moro, con riferimento agli indirizzi e agli strumenti per l'azione politica, affermava che era giusto il momento di «ripensare tutto»: «Dobbiamo con estrema flessibilità adeguare la nostra costante ispirazione politica alle richieste e ai bisogni di un mondo in tumulto come non mai, ma non possiamo rifondare il partito senza animazione ideale, senza esperienza storica, sul confuso empirismo dei problemi eh si accavallano e sulle sensibilità che, talvolta in modo effimero, si vanno valere». Molto significativi, perché indicano la direzione del cammino sono alcuni passi della parte finale del libro di De Mita: «bisognerà ridare alla politica il respiro della speranza, inteso quale spessore ideale e latitudine in un programma non confinato entro la pura razionalità economica, ma decisamente aperto a misurarsi con i problemi del lavoro, della pace e della qualità della vita, temi che investono la sensibilità ed il destino delle nuove generazioni...» (da «Vita e pensiero» n. 9 settembre 1983).
«Ai giovani... dobbiamo riconoscere il diritto alla speranza ma anche il diritto a costruire con noi le condizioni per un futuro meno precario e più equilibrato in termini di democrazia» (pag. 303). Questo invito rappresenta per noi ora, grande responsabilità; una cosa è certa: non possiamo continuare ancora a deludere tante speranze: anche noi giovani siamo la democrazia cristiana.
Forse anche con il nostro umile lavoro potremo contribuire a far venire la primavera dopo che c'è stato l'inverno, e la primavera significherà una nuova stagione politica.
Ciriaco De Mita
Ragionando di politica
Ed. Rusconi
pp. 320
L. 18.000








































