Significato e significante
II breve dibattito svoltosi nelle scorse settimane tra alcuni dei più rappresentanti dirigenti nel nostro partito, a cominciare dal segretario nazionale, Arnaldo Forlani e dal vice segretario Bodrato, sull'eventuale cambio di nome del partito è certamente uno dei temi più affascinanti dal punto di vista ideologico e rappresenterebbe di per sé un'ottima base di discussione anche per un eventuale assemblea congressuale. Chiamarsi ancora Democrazia cristiana è giusto oppure dobbiamo mutare il nome in Partito Popolare, come qualcuno ha proposto? E innegabile l'influenza che esercita, dal punto di vista anche emotivo, il ricordo del popolarismo Sturziano; di quelle battaglie che i cattolici condussero nell'avvicinamento ad uno Stato così lontano e per certi versi così estraneo, che tendeva a tenere ben alto il fossato tra il «Partito Legale» ed il «Paese Reale». Tra il Governo liberale e le masse cattoliche e socialiste. Una congerie di piccole associazioni di mutuo soccorso, di banche popolari, di cooperative bianche, contribuirono alla nascita di una concezione di democrazia nel mondo cattolico segnato dal «non expedit» e portarono alla nascita del Partito Popolare Italiano di cui da poco tempo abbiamo festeggiato l'anniversario dei settanta anni dalla fondazione. E tuttavia è bene ricordare ai molti che scoprono ora il popolarismo che mai in Sturzo tale concezione politica fu legata ad una incerta categoria sociologica, bensì ad una capacità di rappresentanza delle esigenze diffuse nella società, che preludeva ad una «terza via» del tutto anticipatrice di riflessioni moderne che pure hanno il conforto dell'analisi sui guasti del socialismo reale e del capitalismo liberalista. E su questa base che De Gasperi guidò la riflessione nelle «Idee ricostruttive» che portarono alla fondazione nel secondo dopoguerra della Democrazia cristiana: un partito popolare e non populista, che si voleva legare a tutto il Paese, dando vita a quelle che oggi comunemente si definisce come lo «Stato espressione», fotografia delle diverse e positive energie del Paese. Per questo la Democrazia cristiana ha sempre avuto più consensi (e non si parla banalmente solo di quelli elettorali) di quanto i cattolici rappresentassero nella società italiana. Ora, dunque, se dire Partito Popolare vuol dire questo, ciò è già contenuto in Sturzo, in De Gasperi e tramite loro nella base ideale della Democrazia cristiana, partito laico, di ispirazione cristiana e non semplice contenitore di interessi cattolici.
E ciò è proprio lo specifico che mai il Pci ha compreso fino in fondo, credendo che bastasse rivolgersi ai «cattolici» per isolare la Dc. Ma se è così, importante non è il nome, perché nel Nord Europa ci sono partiti popolari, del tutto diversi, conservatori e perdenti; importante è il programma, che sia popolare e progressista, che rappresenti al meglio quanto di meglio il Paese offre. «Nomina nuda tenemus» dice Eco nell'ultima pagina del suo «Il nome della rosa». Speriamo non sia così per il nostro partito.








































