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Nuova Politica - La via del rinnovamento
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Speranze e contraddizioni nel processo di rinnovamento del partito. Un contributo per avviare un dibattito franco ed aperto.

Ormai da troppo tempo il dibattito sullo stato interno del partito, della sua organizzazione, della sua capacità·di adeguamento alle mutate esigenze della società civile vive una sorta di adeguamento alle mutate esigenze della società civile vive una sorta di clandestinità, viene discusso in sedi separate, non si tratta più alla luce del sole. O almeno certe implicazioni più scottanti, più legate agli equilibri interni, non vengono fuori con la dovuta chiarezza.

Io credo che nel Movimento Giovanile si possa ricominciare a discutere.

La ripresa del Movimento Giovanile DC è coincisa con una dirigenza del partito che è stata assai sensibile alle nostre iniziative e che, dobbiamo essere sinceri, ci ha coinvolto emozionalmente in un progetto complessivo di rilancio del partito attraverso alcune idealità politiche di fondo. Tra queste senza dubbio la concezione del partito come strumento di risoluzione e sintesi dei problemi del paese e non come mero strumento di occupazione del potere, la centralità della strategia politica del pentapartito, la rivalutazione del legittimo orgoglio di essere democratici cristiani, la consapevolezza che lo scioglimento di quelle correnti concepite con criteri di doroteismo antico doveva essere un passaggio obbligato che impegnava tutta la base e soprattutto tutta, proprio tutta la classe dirigente.

Alla fine di questo 1986 è però subentrata una vena persistente di amarezza che, come giovane dc, ritengo di poter dire, investire molti di noi.

Questo è stato un anno piuttosto difficile per la Democrazia Cristiana:. La crisi di luglio e la successiva riconferma del governo Craxi, dopo un periodo lacerante e travagliatissimo, hano rappresentato due segnali di greande pericolo che difficilmente un sistema democratico come il nostro può sperare di superare indenne.

Questo ci dimostra ancora una volta che il primo pericolo che una democrazia corre è il suo proprio degenerare. Sarebbe troppo lungo e dispersivo cercare di dare interpretazioni istituzionali o politiche su tutto l'arco di problematiche aperto nel nostro sistema democaratico.

Quello che però possiamo guidicare, dalla nostra ottica di periferia e quindi, purtroppo, mai sufficientemente informata, è il comportamento del nostro partito. Si è avuta la netta sensazione, non solo in questa occasione, ma anche durante la campagna elettorale siciliana, di tutto un mostrar di muscoli, di atteggiamenti provocatori, di guanti di sfida lanciati, anche se poi, non bbiamo inviato i nostri padrini.

E allora inutile e dannoso certo modo di procedere un tantino arrogante e che sicuramente alla lunga ha deteriorato e deteriorerà ancor di più il rapporto con gli alleati di governo.

Quale necessità politica e quale illuminante disegno strategico ha determinato certa violenza verbale, certa sottovalutazione dei partiti laici visti come gregari del campionissimo che comunque arriva sempre prima al traguardo. E come si conciliano le ripetute e ribadite affermazioni di strategia di lungo periodo col pentapartito, con questi comportamenti che servono solo ad esasperare i presunti alleati ed a far correre tutti gli altri partiti dell'alleanza di governo verso analisi e strategie esattamente opposte alla nostra. Questo non lo capiamo veramente più.

Anche sul fronte della gestione interna, se possiamo comprendere che la politica è anche tatticismo ed alcune volte doppiezza ci pare però che adesso stia trionfando il metodo di predicare bene e razzolare male e di come certe regole valgono solo per alcuni. 'Può darsi che noi della periferia non si capisca molto dei grandi giochi, però certe situazioni di superamento dello statuto, certi decisionismi a senso unico danno molto a pensare.

Dopo anni e anni si continuano a mantenere in vita situazioni anomale di commissariamento che, laddove non risolvono i problemi immediatamente, e non ci riescano quasi mai, diventano poi elemento di ulteriore lacerazione del partito. Naturalmente gli amici commissari sono scelti con criteri di assoluta cristallinità e capacità, oltre però ad essere quasi sempre allineati sulle posizioni della segreteria politica. Con il nuovo congresso si è notata la nascita di un nuovo tipo di autorevoli politici che sono costretti a sostenere sulle loro spalle la responsabilità completa di essere gli uomini di fiducia, i collaboratori più stretti e diretti della politica al di fuori e al di sopra degli organi regolarmente eletti di partito. Sono i nuovi comandanti, i condottieri regionali scelti forse per le loro capacità politiche, ma indubbiamente per il loro non comune senso di adattamento a tutte le nuove disposizioni. Ma si è poi veramente sicuri di queste conclamate capacità politiche, oppure se andiamo a verificare concretamente sul territorio, numeri alla mano, scopriamo in molti casi troppo fumo e meno brillantezza?

Per farla breve due parole sull'occupazione del potere e lo scioglimento delle correnti. Se è stato dannoso oltre ogni limite la spartizione dello stato da parte dei partiti e del nostro fra le vecchie correnti e se è vero che su questo punto, esistono grandi possibilità di revisione e disponibilità da tutti i settori del partito, non è accettabile che a queste disponibilità faccia riscontro l'appropriazione unilaterale degli spazi politici così aperti.

Questa politica del doppio binario, dello scioglimento degli altri per il rafforzamento di chi lo propone è terribile per tutto il partito al di là di ogni collocazione. I danni di una simile operazione sono incalcolabili perché la disillusione per certe idee, lo snaturamento nei fatti di certe teorizzazioni, darà il via ad una nuova era di cinismo spartitorio, non si crederà più e per molti anni ad una operazione autentica di rinnovamento, si getteranno dalla finestra le aspettative legittime di tanti di noi, si aprirà la strada ai nostri famelici Ghino di Tacco.

Se chi predica bene non razzola meglio, perde la credibilità al progetto generale e tutto sommato deteriora un patrimonio di fede e di fiducia che era ormai comune ad una base del partito che si avviava, forse lentamente ma sicuramente, verso un futuro nuovo anche col volto nuovo dei giovani democratici cristiani.

I giovani dc hanno deciso
Capire il passato per costruire il futuro
Giorgio Merlo

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