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Lo stato confusionale del vertice del PSI. L'impegno dei giovani candidati nelle liste D.C. per mantenere viva la politica nel pantano di slogans, look e politici «rampanti» in cui rischia di scomparire.

Non sono certo mancati, nei giorni della lunghissima crisi di governo, i momenti in cui è sembrato che l'attuale gruppo dirigente del partito socialista avesse toccato i livelli più bassi di confusione tra politica e spettacolo.

Eppure, a campagna elettorale già aperta, è venuto dall'Assemblea Nazionale del PSI un prezioso documentino che più di ogni altro, persino di più delle incontenibili autocelebrazioni del Congresso di Rimini, ci ha lasciato un po' sbalorditi e un po' divertiti, comunque senza parole. Sui tavoli dell'Assemblea la Sezione Stampa e Propaganda ha distribuito questa lettera: «Caro compagno a tua disposizione c'è una vasta gamma di articoli promozionali tra i quali: il garofano che profuma di successo, realizzato sullo stile del notissimo Magisque da usarsi sia in macchina che in casa; bandiere, bandierine, palloncini, cappellini, magliette e cravatte; spilla garofano dorata e smaltata in rosso luminoso, portachiavi dal disegno modernissimo, tra cui il "numero 1" per i capilista...».

Sembra uno scherzo ma non lo è. E una prova ulteriore dello stato confusionale in cui naviga il vertice del PSI, senza una rotta precisa ma soltanto con l'ansia di inseguire ogni sensazione, ogni moda, ogni presunta tendenza della società, anche a costo di rinunciare ad ogni ruolo di guida o di svendere la propria identità. Chiedere consensi per un partito non è come cercare di vendere un deodorante, convincere un cittadino che le idee del proprio par

Sembra uno scherzo ma non lo è. È una prova ulteriore dello stato confusionale in cui naviga il vertice del PSI, senza una rotta precisa ma soltanto con l'ansia di inseguire ogni sensazione, ogni moda, ogni presunta tendenza della società, anche a costo di rinunciare ad ogni ruolo di guida o di svendere la propria identità. Chiedere consensi per un partito non è come cercare di vendere un deodorante, convincere un cittadino che le idee del proprio partito sono migliori non lo si può fare con gli stessi mezzi con cui si mostra che il proprio detersivo lava più bianco.

Il rischio è di rendere più importante l'immagine dei contenuti, legando le linee politiche, le proposte e i comportamenti delle forze politiche, unicamente alla ricerca del consenso.

Per noi il ruolo dei partiti deve invece restare quello di guidare le trasformazioni sociali, trovando nelle istituzioni la risposta alle esigenze dei cittadini.

Per questo abbiamo criticato quei partiti che hanno tentato, con molta ipocrisia, di farsi credere difensori dei «diritti dei cittadini», «espropriati» del voto per i referendum. Fingere di dimenticare che i referendum abrogano norme che poi il Parlamento. deve sostituire, tentare di trasformare alcuni quesiti marginali in un plebiscito pro o contro il nucleare in cui non c'è spazio per risposte intermedie, sono ulteriori prove di un metodo di fare politica basato sulla ricerca spregiudicata del consenso a colpi di slogans, dicendo tutto e il contrario di tutto, utilizzando le istituzioni per farsi ascoltare più che per governare la società.

Spetta a noi condurre una battaglia per riportare il dibattito politico sul piano delle idee, la ricerca dei consensi sul confronto delle proposte per risolvere i problemi della gente.

E un cammino difficile che vogliamo e dobbiamo percorrere.

I giovani dc presenti nelle liste, primo fra tutti Renzo Lusetti, protagonista e simbolo del nuovo movimento giovanile, cercheranno di essere testimoni coerenti di questa scelta: lottare per mantenere viva la politica in questo pantano di slogans, di look, di politici «rampanti» in cui, ogni giorno di più, sta rischiando di affondare.

Raccogliamo la sfida
Renzo Lusetti

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