Rifatti il trucco, bambola
Mutano le apparenze, si trasformano le sostanze e cambiano i simboli. Poco da stupirsi quindi, se a via del Corso si decide, in una fresca mattina di primavera, di accantonare tradizioni e di ridipingere antichi simboli e vecchi manifesti. Ma in fondo in fondo, pensandoci un attimo, che la missione storica di Bettino Craxi e della sua allegra brigata sia la diffusione, a qualunque costo, del messaggio riformista, lo sanno anche i bambini. Quale debba essere però l'oggetto dell'azione riformista, i bambini non lo sanno. E neanche gli adulti. Compresi, ahiloro, quelli che hanno la fortuna di avere un ufficio in via del Corso. Così, a causa di idee non troppo chiare e tanto per non correre il rischio di sbagliare la mira, tutto ciò che capita tra le mani, entra, volente o nolente, nel meccanismo riformatore. Compre i gli altari domestici dei Lari e dei Penati. Una cosa ci torna allora immediatamente alla mente. Ciò che un tempo un leone, oggi chiuso in gabbia ed un poco spelacchiato, scrisse su un «Giornale» di Milano: che i nuovi alfieri del riformismo, acosto di poter continuare a riformare ciò che invece oggi non lo si può più, diceva, si sarebbero fatti volentieri un clistere alla grappa. Ed è proprio così.
È per questo motivo che il riformismo di Bettino non ci ha mai convinto. Perchè ha sempre l'aria di qualcosa fatto col cartone e che risponde un po' troppo spesso alla logica del «ndo cojo cojo».
Ma in fondo in fondo, cancellare falce e martello è stato anche un atto d1 giustizia. Non foss'altro per rispetto nei confronti del povero Carlo Marx, che degli antichi strumenti aveva fatto scopo di vita. E siamo sicuri che nessuno in terra d'Inghilterra si sia rivoltato nella tomba. Disilluso dalla storia, il papà di tutti i lavoratori si è ormai reso conto che il movimento operaio italiano, giunto al bivio tra riformismo e massimalismo, ha imboccato una terza via. Quella del movimentismo.
E quindi se Lutero è passato alla storia come il grande riformatore, possiamo sostenere a ragione che sia stato anche il primo craxiano. Alla faccia di Claudio Martelli ed in barba alla barba di Giuliano Ferrara.



















