Politiche '97

Il problema dell'occupazione

Nuova Politica - Il problema dell'occupazione pagina 93
Nuova Politica - Il problema dell'occupazione

Di fronte al numero crescente di giovani disoccupati nel nostro Paese, occorre ribadire che per noi il lavoro per tutti è la misura storica della giustizia, il modo corretto attraverso cui realizzare, grazie al progresso tecnico, una qualità diversa dello sviluppo ed una società in cui siano assicurate a tutti le stesse opportunità di realizzazione: creare posti di lavoro deve diventare l'obiettivo prioritario per il prossimo futuro.

Ma, prima di tutto, dobbiamo rinvigorire la cultura della solidarietà. Per noi cristiani la solidarietà è una forma di «farsi prossimo», è una manifestazione di fede in Dio solidale con l'uomo. La rivoluzione tecnologica rende possibile liberare la creatività contro la ripetitività dell'epoca industriale. La vera risorsa strategica è l'uomo. Solo se si investe nell'uomo si può ragionevolmente pensare di mettere in moto l'innovazione sociale.

Le proposte avanzate dal Movimento Giovanile dc a questo proposito sono diverse:

  1. Riorientare la spesa per le politiche del lavoro. Oggi il 70% di questa spesa è assorbita dalla cassa integrazione guadagni, dagli sgravi per gli oneri fiscali per le imprese e dalle indennità di disoccupazione. È tempo di rivedere radicalmente il meccanismo della cassa integrazione, abolendo quella straordinaria, e sostenendo invece l'offerta di lavoro come modalità per inserire i giovani nel mercato.
  2. Varare una riforma del collocamento che istituisca gli osservatori regionali del mercato del lavoro e le agenzie territoriali come terminali operativi indispensabili per la gestione di un sistema informativo, orientato e di promozione.
  3. Modificare i contratti di formazione-lavoro in contratti di «orientamento» al lavoro e contratti di «qualificazione». I primi hanno lo scopo di realizzare una socializzazione al lavoro insieme ad una prima conoscenza dell'azienda, e non dovrebbero durare più di 6 mesi. I secondi vanno rivolti in modo specifico ai giovani laureati e diplomati con una chiara definizione della parte formativa e della sua gestione.
  4. Operare una radicale revisione del sistema di apprendistato che è stato notevolmente dequalificato. Infatti accanto ad una retribuzione minore non è prevista per il giovane alcuna opportunità formativa.
  5. Predisporre al più presto, come previsto dal protocollo d'intesa tra i sindacati e il Ministro del Lavoro del giugno 1985, un piano per disoccupati di lungo periodo. A chi ha superato una certa soglia di età va garantito il diritto al lavoro, offrendogli un posto per lavori di utilità effettiva. Si tratta di finanziare progetti proposti dalla pubblica amministrazione, da enti locali o da altri enti o associazioni senza finalità di lucro nel campo della difesa del suolo, dei beni culturali, dell'assistenza sociale, dello sport e del tempo libero.
  6. I contratti di solidarietà devono essere usati non solo per evitare il licenziamento o la cassa integrazione ma per assumere nuovi giovani. Proponiamo che si introduca un sistema per cui ad una parziale riduzione dell'orario di lavoro, con conseguente riduzione proporzionale di salario, si colleghi l'ingresso di nuovi giovani in azienda;
  7. Estendere anche al resto del Paese la filosofia ed il modello del provvedimento di sostegno all'imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno, per incentivare la creazione di nuove imprese. A tal fine è auspicabile istituire anche forme di congedo dal lavoro – con possibilità di utilizzare l'indennità di liquidazione – per chi intende creare nuove aziende.
  8. Modificare l'attuale sistema di collocamento, evidenziano delle fasce di soggetti svantaggiati da tutelare in modo particolare (donne, lavoratori a bassa qualificazione professionale, portatori di handicap). Si possono poi eliminare i concorsi per la fascia bassa della pubblica amministrazione. La selezione può avvenire solo sulla base dei titoli e senza nessuna spesa per i partecipanti.
  9. Realizzare, sull'esempio della Francia e di altri paesi europei, dei progetti coordinati tra enti locali, associazionismo di base e istituzioni formative, per orientare al lavoro i giovani più in difficoltà: gli adolescenti e quelli con scarsa qualificazione. Questi stessi progetti potrebbero altresì prendere in carico gli espulsi dalla scuola dell'obbligo, che costituiscono un serbatoio potenziale di marginalità e devianza.
  10. Occorre infine sollecitare ed ampliare iniziative quali quella del movimento primo lavoro. Quest'ultimo costituisce un punto di ritrovo per tutti i giovani che sono in cerca di una occupazione, fornendo loro informazioni e aiuto per fargli incontrare occasioni di lavoro, di formazione o idee per creare nuove attività produttive. Attraverso questa importante iniziativa si è manifestata una vitalità giovanile sommersa, ma soprattutto ha premiato tutti quei giovani che hanno creduto nella possibilità di autorganizzarsi e hanno capito che il loro problema personale poteva essere risolto meglio con gli altri.
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