Alla ricerca della solidarietà nei megatrends
Una disoccupazione che tocca punte di quasi due milioni di lavoratori a spasso, di cui il 60 per cento al di sotto dei 30 anni, una società che sta abbandonando il primario ed il secondario per il terziario e la società futura dell'informazione, ideologie che avevano posto al loro centro figure professionali che quasi tendono a scomparire, sono lo scenario che si presenta davanti ad un partito di ispirazione cristiana che da sempre cerca di conciliare, nella prassi della sua presenza nel Paese, sviluppo e solidarietà.
Ciò è oggi veramente il nodo da sciogliere di questa società in transizione. Come conciliare un passato che non si può cancellare in un colpo, perché dietro alle scelte passate ci sono le mille storie di ogni uomo, del suo lavoro, della sua famiglia, delle sue dure conquiste, con un futuro, che se non è governato, rischia di travolgere miti, tradizioni, ideali, attività umane in un solo colpo.
Eppure proprio mentre le tecnologie irrompevano nelle fabbriche, mentre le città organizzate urbanisticamente nel periodo del «boom» rivelavano la loro debolezza crescendo dentro di sé sacche di emarginazione, di violenza, di incomprensione, un fiore impensabile è sbocciato di nuovo, se mai s'era appassito: quello della solidarietà. Sono rifiorite associazioni di volontariato, per il terzo mondo ma anche per il nostro mondo che genera i mostri della droga, della violenza, dei malati di mente e degli anziani abbandonati.
Questo volontariato, è nato subito diverso da prima, con stile manageriale, con passione, ma anche con capacità, raccogliendo stima unanime.
Ed accanto al volontariato, e forse partendo da quella esperienza si è sviluppato un modo di immaginare anche l'economia e la configurazione stessa della società secondo un regime di solidarietà. Ed ecco allora le logiche di ammodernamento dello Stato e nello stesso tempo di redistribuzione di servizi, di lavoro.
Molto ha fatto per esempio la Cisl per introdurre questo elemento nuovo nel mondo del lavoro. I cattolici democratici sono oggi in prima linea in questa scelta, consapevoli della drammaticità di un periodo di transizione, e nello stesso tempo convinti che, proprio perché a farne le spese non può e non deve essere l'uomo, bisogna veramente «mandare la fantasia al potere», riformando lo Stato per una ripresa dell'occupazione, una maggiore giustizia fiscale, una ridefinizione dei servizi dello Stato che registri le nuove condizioni del Paese in cui le fasce medie e più povere rischiano di perpetuarsi senza una politica coraggiosa di sviluppo non fine a se stesso ma pieno di amore per l'altro, che nel campo della politica è certamente definito dalla parola solidarietà.





























