Volontariato / 1
Volontariato: sinonimo di sviluppo e quindi di pace.
Il Gio'2 non poteva certo trascurare un tale problema, che coinvolge tanto i paesi del terzo mondo, quanto i paesi già sviluppati.
Partiamo però da una breve analisi della situazione africana, luogo in cui si concentrano le principali attività pel volontariato.
Qui si incontra una pauperizzazione pressoché generalizzata: il 600Jo della popolazione vive sotto la soglia della povertà assoluta (130 dollari pro capite all'anno), mentre 1'800Jo della popolazione urbana, vive in baracche.
Il debito pubblico di ogni singolo stato, aumenta come il deserto del Sahara che continua ad avanzare (di 1Ochilometri all'anno) e quasi sempre la totalità delle esportazioni riesce a coprire unicamente gli interessi che giungono a maturazione.
Come si inserisce allora questo genere di attività in questo particolare contesto?
Il dato principale che è emerso dalla discussione è che il volontariato non deve corrispondere assolutamente ad un più o meno velato tentativo di esportazione di una qualsiasi ideologia, qualunque essa sia.
Il volontariato è e deve essere solo servizio.
Un servizio teso si verso lo sviluppo economico e sociale, ma anche e soprattutto verso la crescita culturale e che non cancelli i costumi e le abitudini di ogni popolo, ma che invece tenda a rinforzarli.
Interessante pure il problema del rapporto tra politica e volontariato.
Se da un lato si è criticato il tentativo, in alcuni casi, di sfruttare questa attività come valvola di sfogo contro la disoccupazione, dall'altra parte è stato affrontato un altro aspetto del problema. Quello della mancanza di coordinazione tra gli aiuti, e quello del tipo di aiuto da fornire.
È infatti più utile, usando una facile metafora, regalare un pesce oppure una canna da pesca?
Esiste dunque il bisogno di uscire da una logica di aiuto occasionale, i cui frutti sono immediati quanto poco duraturi, per avvicinarsi invece verso un'ottica di sviluppo che possa garantire frutti più durevoli.
Volontariato / 2
Come si colloca il tema del volontariato internazionale all'interno dell'impegno politico del M.G.?
Spostare l'attenzione dal volontariato nazionale, che è ancora in attesa di una legge quadro che ne rilanci l'azione e lo liberi dalle pesanti difficoltà in cui oggi è costretto a muoversi, al volontariato internazionale, è stato un processo automatico che si colloca nella tradizione del nostro movimento. Esso ha avuto un ulteriore impulso dal viaggio che una nostra delegazione ha fatto, all'inizio di quest'anno nel sud continente indiano.
In quell'occasione seguendo un itinerario calato nella sofferenza fisica e morale di questo popolo dalla grandissima tradizione spirituale, abbiamo riscoperto il senso profondo della solidarietà tra i popoli e della cooperazione allo sviluppo.
Come deve essere questa cooperazione?
È importante leggere la definizione di sviluppo e sottosviluppo secondo il progetto ESCI della FOCSIV per comprendere i termini della cooperazione: "lo sviluppo ed il sottosviluppo non sono dati o situazioni ma sono processi, cioè movimenti da uno stato ad uno successivo, diverso e non necessariamente migliore del precedente.
Tuli processi sono multidimensionali, si svolgono in modo discontinuo e danno luogo a varie asincronie, all'interno dello stesso paese e cultura, non solo a livello geografico, o istituzionale, ma anche tra i diversi gruppi sociali, fino a provocare contraddizioni all'interno della stessa personalità individuale. Anche se i fattori in gioco nello sviluppo/sottosviluppo sono i medesimi, a ragione dell'intensità e soprattutto delle diverse combinazioni dei fattori, ogni processo di sviluppo/sottosviluppo è unico ed originale, ciò significa che la comprensione dei casi dovrà di volta in volta cercare le differenze prima delle somiglianze".
Se ne deduce che i progetti per la cooperazione nello sviluppo sono innanzitutto progetti di educazione allo sviluppo, da realizzarsi nel più rigoroso rispetto delle singole diversità. Essi richiedono pertanto dovizia di mezzi ed interventi coerenti, continui e coordinati.
Per questo motivo i giovani dc rifiutano la retorica terzomondista, gli interventi non finalizzati e spesso viziati da un senso pietistico ed ottocentesco di solidarietà, la concezione che gli aiuti al terzo mondo possano essere considerati come una buona occasione per trovare un transitorio sbocco ai problemi occupazionali delle nostre realtà.
La cooperazione per lo sviluppo del terzo mondo è invece una sfida da giocarsi sul piano della dignità e della professionalità e non del bieco opportunismo.








































