Un'avventura continua
Chi parla è un uomo che ha viaggiato per 30 anni, con qualsiasi tipo di nave, dalla più grossa petroliera esistente (500.000 ton.) all'ultima, forse quella più tragica per lui: l'Achille Luro.
Mi ha accolto molto cordialmente, anche se forse ho ritardato il suo riposo, tanto importante per un uomo che ha ai suoi ordini la responsabilità di una nave con 430 uomini di equipaggio e con 1.000 passeggeri a bordo.
È stanco. Mi ha ricevuto solo perché ha saputo che non ero un giornalista vero e proprio, ma un giovane redattore del giornale di bordo.
Passato il primo momento di comprensibile imbarazzo, soprattutto da parte mia, iniziamo a chiacchierare, seduti sul divano del suo ufficio sul ponte di comando.
'Ma a lei come è nata la passione per il mare''...
Un grande amore iniziato fin da quando ero piccolo. Mi piacevano le avventure di mare, che sognavo come ogni bambino o ragazzo può fare. Solo che io sono andato avanti... con la forza di cercare sempre qualcosa di nuovo, di far sì che per me il mare, e quindi il mio lavoro rimanessero sempre l'avventura sognata da ragazzo. Non ho nemmeno perso la curiosità. Ogni viaggio per me è un modo per scoprire continuamente le cose più nascoste, di ogni luogo e di ogni civiltà che incontro.
Ma le ''avventure'' negative come le inquadra?
In tutta la mia esperienza, anche le cose che potevano sembrare negative, hanno avuto un risvolto positivo.
Ad esempio?
Una volta comandavo una petroliera e per risparmiare carburante mi ero fermato con la nave sopra un banco corallino. Gli uomini dell'equipaggio un giorno pescarono un grosso pesce e lo cucinarono, ma io, non so per quale istinto, non volli mangiarlo. Dopo due ore tutti i miei uomini erano morenti, colpiti da fortissime crisi di vomito; ebbene in quel frangente riuscii da solo a chiamare via radio, e a salvare tutto l'equipaggio.
Ma il risvolto positivo?
Quando tutto fu finito, presi la testa del pesce e la mandai a far analizzare. Mai prima dall'ora era stato possibile trovare un così grande quantitativo di CIGUATERA, il veleno che aveva colpito il mio equipaggio, e il fatto diede un grosso aiuto alla medicina.
[Capisco che non potrò rimanere ancora a lungo e cerco allora di far scivolare la discussione sulla sua vita personale.]
Per quanto tempo rimane lontano dalla famiglia?
Quando ero più giovane fino a due anni, ora ho uno o due mesi all'anno di ferie.
Ma non sono pochi, non le mancano la moglie, i figli?
Sì sono pochi, anche loro si lamentano. Ma quei due mesi sono eccezionali, veramente profondi. Ho un rapporto eccezionale con i miei figli, che mi danno grandissime soddisfazioni.
Le piacerebbe che seguissero la sua strada, il mare?
Forse sì, ma c'è un problema avere un padre sempre lontano da casa, perché lavora su una nave, ha provocato in loro una sorta di rigetto. Soprattutto mia figlia mi dice sempre: «Papà in mare non devo lavorare né io, né mio marito».
Il capitano si alza. Forse ho approfittato troppo della sua gentilezza, ma mentre usciamo gli chiedo che cosa pensa di noi, passeggeri forse un po' confusionari.
Macché confusionari! Vedi, se foste tranquilli e silenziosi mi fareste paura, non sareste giovani ma dei vecchi. Mantenetevi così e... speriamo che la vostra ventata di giovinezza spazzi via da questa nave... quella tragica ventata di terrorismo.



























